Autore: clochard Data: Oggetto: [Cerchio] Ma in Iraq Bush che ha vinto?
Ma in Iraq Bush che ha vinto?
TOMMASO DI FRANCESCO
E'spesso accaduto nella storia che i «no» più significativi contro
l'arroganza del potere siano venuti piuttosto che da quelli delegati a
farlo, da chi invece faceva semplicemente il proprio dovere. Non è la
parabola di «Bartleby lo scrivano» di Melville che vogliamo ricordare, ma le
parole di ieri di Hans Blix, il modesto capo-ispettore dell'Onu che,
defenestrato dagli Stati uniti pronti a bombardre l'Iraq mentre cercava, e
non trovava, armi di distruzione di massa, ora torna fra i piedi dell'unica
superpotenza rimasta per dire che no, «noi non siamo al guinzaglio degli
Usa». Magari a breve recederà da questa sua intransigenza, ma è sicuro che
questo «no» è destinato a pesare. Giacché gli Stati uniti sono impegnati
adesso, insieme ai paesi già al guinzaglio - in primis la Gran Bretagna, poi
la Spagna e l'Italia, e il «nuovo» Est - a ripristinare una «legalità
internazionale» formale dopo la guerra d'aggressione alla quale il diritto
internazionale è stato apertamente contrario, fino all'ultimo. Fino
all'ultimo, ma con troppe retromarce ora di quel pacifismo di interessi -
gli stati, a partire anche da quelli europei. Ma con la guerra dei
bombardamenti, la conquista e l'occupazione militare, non ci troviamo in una
situazione di ripristino del diritto internazionale, ma al contrario alla
sua devastazione totale. Mentre si assegnano appalti alle holding americane
(ma vedrete, ci sarà posto per tutti) e si disbrigano le pratiche dell'Onu
per sbloccare sanzioni e oil for food a beneficio delle multinazionali del
petrolio Usa (ma anche lì il gioco si fa ricco per tutti), mentre le rovine
sono ancora fumanti e si contano i morti civili (solo a Nassirya le fonti
mediche parlano di più di 700 vittime civili accreditando l'ipotesi che
viene da fonti Onu di circa 10mila civili morti, a proposito di guerra
«breve e indolore»). Sono le fosse comuni scavate davanti agli ospedali
sotto gli occhi di tutti e di cui nessuno parla più perché è chiaro come il
sole che quelle sono la prova dei crimini di guerra della coalizione
angloamericana. Il diritto internazionale ora può essere ripristinato solo
denunciando l'occupazione militare dell'Iraq. Si chiede The Independent
infatti: «Se le folle che si sono fatte vedere e credere applaudenti le
truppe d'occupazione erano la testimonianza della giustezza della guerra, a
che cosa corrispondono da ormai una settimana le folle che in tutto l'Iraq
gridano agli americani di andarsene e che Bush è come Saddam?». Solo da
questa risposta dipenderà la natura del dopoguerra, l'arrivo di aiuti
umanitari, il riscatto vero della popolazione locale da anni di dittatura e
ora da un'occupazione militare feroce che reprime e intanto distribuirà i
nuovi libri di storia che ha stampato negli Stati uniti, per cambiare la
memoria del Medio Oriente. Già il Medio Oriente. Non trovano bin Laden, non
trovano, per ora, nemmeno Saddam Hussein, chi hanno trovato invece come
terrorista internazionale? Abu Abbas, responsabile di un dirottamento e poi
di una mediazione positiva 16 anni fa, amnistiato da trattati internazionali
e perfino dalla Corte suprema d'Israele. E' davvero emblematico che nelle
pieghe di Baghdad sia ritornata in primo piano la vera questione: quella
della Palestina, dei Territori occupati da Israele a cui due Risoluzioni
storiche dell'Onu chiedono, inascoltate da 34 anni, il ritiro. Ora la
guerra, annunciano Bush e Sharon, porterà la pace in Medio Oriente. Ma
davvero è credibile pensare che per risolvere la questione dei Territori
palestinesi occupati militarmente bisognava occupare militarmente altri
Territori, anzi il più ricco di petrolio dei paesi mediorientali, l'Iraq che
ora possiamo chiamare: i Grandi Territori occupati? E non basta, sotto tiro
è la Siria e il suo legame con gli hezbollah. Israele, che dovrebbe
restituire - oltre ai Territori ai palestinesi - anche il Golan a Damasco,
non si nomina mai. Basterà la lista dei ministri di Abu Mazen, che sorpassa
Arafat? No, perché tutto dipende dal ritiro «reale» che Sharon deciderà, se
cioè lo Stato di Palestina sarà un bantustan senza continuità territoriale,
oppure un'autonomia statuale reale. Ma ora proprio Damasco chiama in causa
Israele, chiedendo disarmo in Medio Oriente, per tutti, a partire dalle
testate atomiche di Tel Aviv. Ecco che la spina palestinese è ancora lì nel
dopoguerra barbaro che vogliono imporre non solo all'Iraq, ma al mondo
intero. Un'ultima domanda. Che ha vinto la guerra di Bush che voleva
«prevenire» un altro 11 settembre, ora che in Iraq dilaga la protesta
islamista che dice a viva voce: «No Bush, no Saddam, yes yes for Islam»?