Autor: clochard Data: Assunto: [Cerchio] un piano preciso per minacciare il gip
Il Mattino
La Croma bruciata:
un piano preciso
per minacciare il gip
CLAUDIO COLUZZI
Si fa sempre più strada la possibilità di un messaggio intimidatorio rivolto
alla magistratura. La Procura di S. Maria C. V. ha preso molto sul serio il
furto e l'incendio della Croma blindata, condotta da un autista del
Tribunale di Napoli, su cui viaggiava il gip Rosanna Saraceno. Il fascicolo
è stato affidato al sostituto procuratore Donato Ceglie e il ministro della
Giustizia Castelli, si è interessato all'evolversi delle indagini prendendo
direttamente contatto con i magistrati casertani.
Naturalmente i carabinieri del Reparto Operativo di Caserta non lasciano
trapelare alcuna indiscrezione. Ma, a distanza di 48 ore dall'episodio,
risulta più chiara la dinamica dei fatti. La vettura blindata, dopo che il
gip aveva terminato gli interrogatori al carcere di S. Maria C. V., è stata
lasciata chiusa solo per una manciata di secondi all'esterno di un bar di S.
Tammaro. L'autista e il magistrato avevano appena fatto in tempo ad entrare
nell'esercizio commerciale per un caffè quando si è udito il rombo del
motore e un testimone ha visto la vettura allontanarsi. Sembra che a bordo
della Croma blindata, con tanto di lampeggiante, ci fossero quattro persone.
Il furto è avvenuto intorno alle 13 e la Croma è stata trovata completamente
bruciata alle 14,30 a Pascarola.
Gli elementi davvero singolari da cui sembra abbiamo preso le mosse le
indagini sono almeno due. I ladri hanno forzato l'auto in una manciata di
secondi, il che lascia presumere che possano averla seguita e siano entrati
in azione non appena è stata parcheggiata. Per dare alle fiamme la Croma in
quel modo non sarebbe bastata, inoltre, la benzina «succhiata» dal serbatoio
ma i ladri si sono presi la briga di utilizzare dell'altra benzina, già
preparata o comunque prelevata altrove. Insomma si potrebbe pensare ad un
piano organizzato in precedenza e la volontà di cancellare col fuoco ogni
traccia lascia presumere che gli autori del gesto pensavano di poter essere
identificati attraverso le impronte digitali.
Ma se così stanno le cose, per giungere all'autore del messaggio
intimidatorio, diviene indispensabile comprendere a chi era diretto. Al
magistrato che quel giorno aveva in uso la Croma, a tutto l'ufficio gip o in
genere alla Procura di Napoli? Sembra che, in primo luogo, proprio su questo
si stia ora lavorando.