Tolleranza zero, ritorno al passato
Con l'annuncio della presentazione del disegno di legge in materia di
droghe, nel quale si prevede un sostanziale ritorno alla punibilità del
consumatore, Gianfranco Fini ha intenzione di far diventare l'Italia una
sorta di guardia di ferro dell'ideologia proibizionista dell'Onu all'interno
di un'Europa, che sembra voler proseguire invece su politiche che vanno in
tutt'altra direzione. In questo senso assistiamo proprio nel nostro paese ad
una convergenza di fondo, tra le scelte politiche proibizioniste e della
tolleranza zero da un lato, e la dottrina della guerra preventiva di Bush
dall'altro.
Lo slogan "No war/No war on drugs" con il quale i circa 500 italiani
del Mdma (Movimento di Massa Antiproibizionista) hanno attraversato la
manifestazione di Vienna, arrivando a puntare i piedi fin sotto le finestre
dell'Onu, è divenuto anche un messaggio di sfida soprattutto a chi, nel
nostro paese, ha intenzione di rimettere in discussione l'esito del
referendum del '93 utilizzando come base d'appoggio lo sfondamento prodotto
nei nostri territori dalle ideologie della sicurezza. La "guerra alla droga"
ha una base di riferimento ideologica costituita da un intreccio di
oscurantismo e nuovi sistemi del controllo sociale, una dinamica questa che
si dispiega verso il basso, e costituisce uno dei tanti strumenti con cui
progressivamente, attaccando i diritti delle categorie sociali più deboli,
si restringono i diritti di tutti. Una narrazione crudele, le cui vittime
silenziose si contano a migliaia ogni anno e prendono cittadinanza solo se
appaiono nei fondi dei giornali della cronaca locale.
Voler addirittura peggiorare questa situazione (pensate solo alla
condizione carceraria nel nostro paese) reintroducendo la dose minima, e la
conseguente punibilità del detentore, vuol dire compiere un'operazione
politica spietata; il conseguente aumento della "clandestinità" che ne
seguirà non farà altro che innalzare il numero dei morti per overdose o per
patologie legate all'uso di sostanze. Non è un caso che Mdma abbia scelto la
bandiera della pace con al centro la foglia della canapa per la trasferta di
Vienna. Il messaggio è chiaro e dice a tutti noi, che in qualche maniera
lavoriamo all'interno del movimento dei movimenti, che non è pensabile che
un movimento per la pace oggi sia un movimento che in qualche maniera
accantoni le innumerevoli contraddizioni che ruotano intorno alla questione
della guerra del proibizionismo.
Il fatto poi che in questo campo sia l'Onu a dare la copertura
giuridica per azioni di guerra, chimiche (utilizzo di fumigazioni) o
militari che siano, rivolte essenzialmente contro i piccoli coltivatori di
piantagioni illecite, nell'idea pazza quanto dannosa di eliminare dal mondo
le piantagioni illecite, obbliga tutti noi ad affrontare seriamente la
discussione, qui ed ora, senza troppi rimandi. Anche i dibattiti che si sono
svolti nel controvertice di Vienna, da questo punto di vista hanno segnato
un passo in avanti delineando nuovi scenari concretamente praticabili per
allargare la discussione con altri soggetti, le associazioni di consumatori,
le Ong, gli operatori sociali di tutta Europa, hanno concordato sul fatto
che il maggior investimento per queste reti sarà nei grandi appuntamenti
europei e mondiali dei forum sociali.
«Non possiamo più permetterci - ha riferito un operatore di strada
spagnolo - che i piccoli coltivatori del sud del mondo non dialoghino con
noi, come non possiamo più permetterci di restare un fenomeno di nicchia
all'interno del Fse perché il proibizionismo, la guerra e il liberismo oggi
camminano insieme». Gli italiani dal canto loro, dopo aver lanciato il
guanto di sfida a Fini stanno incominciando a ragionare sulle mobilitazioni
da mettere in piedi per la creazione di una campagna di disobbedienza al
proibizionismo. Uno dei primi appuntamenti a carattere nazionale dovrebbe
concretizzarsi con la Street Parade Antiproibizionista che si dovrebbe
svolgere a Bologna alla fine del mese di giugno. Intanto la campagna della
semina continua ininterrotta in tutta Italia, il che vuol dire che
"qualcosa" nel movimento sarà comunque destinat0 a crescere.
Liberazione