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GLI ASTENUTIdi: ANDREA COLOMBO
da:il Manifesto
Domenica scorsa i Ds affermavano che mai l'Ulivo avrebbe approvato una missione italiana in Iraq senza mandato Onu. Ventiquattr'ore più tardi l'imperativo era già cambiato: appoggio alla spedizione sì, ma solo insieme a tutta la Ue. Ieri, la maggioranza della Quercia e la Margherita hanno sostenuto, con l'astensione, una missione che non è dell'Onu né della Ue ma della sola Italia, che si fa chiamare umanitaria ed è militare. Una missione nella quale duemila soldati italiani, oltre a scortare cinquecento operatori umanitari, si metteranno
agli ordini degli ufficiali americani, troppo occupati a difendere il petrolio per prendersi cura di ospedali, musei o convogli di medicinali. Dalla conquista di Bagdhad in poi, quella dell'Ulivo è stata una corsa scomposta, segnata dall'ansia di lasciarsi alle spalle la sgradevole parentesi pacifista il prima possibile. La parola stregata che da sempre danna la sinistra italiana, «governabilità», è tornata a impazzare. E' per «mostrarsi forza di governo» che il grosso dell'Ulivo ha presentato ieri una mozione nella quale, proprio come nel discorso del ministro degli esteri Frattini, la parola guerra non compare. In Iraq c'è un'emergenza umanitaria. Come un diluvio, o un terremoto.
E' una impostazione complessiva, culturale e politica, che comporta una frattura profonda all'interno del centrosinistra. E' ormai lecito parlare di due Ulivi che convivono sotto lo stesso tetto, e se il centrosinistra ne prendesse atto sarebbe un bene per tutti. A impedirlo, ormai, è in gran parte l'indecisione della minoranza diessina, che oscilla tra l'affermazione della propria autonomia e il rispetto della disciplina di partito. Ieri quell'indecisione ha portato a una scelta bizantina (astenendosi sul voto di astensione dell'Ulivo) per la stragrande maggioranza degli italiani incomprensibile. Non è una posizione che possa essere sostenuta a lungo, né che convenga sostenere a lungo.
Anche perché il voto di ieri sigla il distacco aperto della leadership ulivista dai movimenti. Non solo da quello pacifista, ma da tutti quelli che negli ultimi due anni avevano turbato l'ordine dei gruppi dirigenti mettendo in campo priorità diverse da quelle della «governabilità». A spingere l'Ulivo verso l'astensione, ieri, non è stata l'«emergenza umanitaria» ma proprio la decisione di prendere le distanze da quelle istanze, poco riformiste, non adatte a una «classe di governo». visita il sito
www.triburibelli.org
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