[RSF] su cuba... riceviamo e giriamo

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Sono esattamente due anni che organizziamo inziative, sit-in di protesta,
convegni e anche feste per chiedere la libertà di cinque cubani
ingiustamente detenuti nelle carceri nordamericane. Sono circa due anni che
inviamo fax, lettere, e-mail alla stampa e ai mezzi di informazione. Sono
due anni che il silenzio e l'indifferenza si manifestano. Da alcuni mesi,
finalmente, decine di associazioni italiane laiche e cattoliche, missionari
e teologi della liberazione, deputati, senatori, europarlamentari,
amministratori locali, docenti universitari, forum vari, tanti cittadine e
tante cittadine hanno costituito, come in tante altre nazioni europee e nei
diversi continenti, un comitato per la libertà dei cinque o almeno per un
giusto processo e il rispetto dei diritti internazionali. Nonostante questa
novità e conseguenti iniziative con migliaia di partecipanti è continuato un
silenzio inspiegabile. Lo stesso, in fondo, che si manifesta verso un
embargo senza più ragioni di essere e centinaia di attentati terroristici
contro un popolo sovrano. Ora, invece, dinanzi ad una non condivisibile
scelta di applicare la pena di morte a Cuba, la stessa che quotidianamente
si pratica in tante altre parti del globo e in maniera devastante negli USA,
dinanzi alla scelta di reprimere elementi "eversivi" per un sistema
leggittimo e sovrano, come normalmente si fa in ogni parte del pianeta in
maniera anche più violenta e crudele e spesso per fermare la semplice
contestazione e la giusta protesta, televisioni e stampa hanno dato spazi
enormi non per parlare dell'isola che si liberò da una feroce tirrania e che
ha regalato la speranza di un progetto di liberazione ai popoli dell'intero
latinoamerica (e non solo) mentre gli USA non hanno lasciato nulla
d'intentato per "annetterla" ma per proclamare Fidel Castro un dittatore e
il socialismo un'abiura della storia. E' ancora l'ipocrisia a farla da
padrona. Non si aiuta il popolo cubano e le sue aspirazioni alle libertà,
oltre la realizzazione dei bisogni immediati, umiliandone l'intera storia e
i suoi protagonisti ma, al contrario, rispettandone la dignità. Per questo
dobbiamo dire no alla pena di morte ovunque, un chiaro no ad ogni forma di
repressione cruenta anche quando il dissenso è "oscuro e finanziato da stati
ingerenti" (perchè questa è spesso la verità) e al tempo stesso un forte no
ad un embargo altrettanto violento che colpisce in primo luogo "gli
innocenti" e rende i suoi protagonisti responsabili di una spirale perversa
e delittuosa che ha tra i suoi sconfitti tutti e tutte coloro che sognano un
mondo migliore. Siamo noi, noi che andiamo nelle zone di guerra a portare
aiuti umanitari disinteressatamente, noi che costruiamo come volontari pozzi
di acqua nei deserti è che leggiamo negli occhi di una infanzia e di una
gioventù private di ogni certezza nel presente e nel futuro, noi che apriamo
sportelli umanitari non per fare elemosina ma per solidarietà, noi che
entriamo nelle favelas disseminate nel mondo e in un campo profughi, noi che
ascoltiamo ogni "lingua" pur non conoscendole tutte per scoprirne valori e
"contaminarci" nella pace e nella cooperazione, nella amicizia e nella
fratellanza a dire al popolo cubano che l'Uomo Nuovo di cui parlava anche
Ernesto Che Guevara pretende ben altre cose, in qualsiasi situazione, che
somigliare ai nemici dello stesso. Chi, invece si è macchiato di crimini e
nefandezze enormi, chi rappresenta ancora l'oppressione dell'uomo sul'uomo,
chi ha scelto l'etica dell'avere anzichè quella dell'essere abbia il buon
gusto di tacere o almeno utilizzi ogni accadimento per combattere le proprie
miserie che richiamano ai grandi drammi che appartengono al nostro tempo.
Ines Venturi
presidente AIASP
(Associazione Internazionale di Amicizia e Solidarietà con i Popoli)


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