[NuovoLaboratorio] cos'è la Carlyle

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著者: yabasta genova
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題目: [NuovoLaboratorio] cos'è la Carlyle
BIN LADEN E BUSH DUE FAMIGLIE, STESSI AFFARI di Aleksandr Jagoda
(dal sito di Liberazione)


L'annosa amicizia, e società in affari, della famiglia Bush con quella di
Bin Laden è ben nota a tutti i centri di potere negli Stati Uniti. Ne hanno
accennato persino il New York Times e il Wall Street Journal.
Misteriosamente, questo imbarazzante segreto non viene né esibito né fatto
pesare sui media. Esso pende, tuttavia: o come un implicito ricatto, o come
in attesa di tempi migliori per "rivelazioni" distruttive. Sarà istruttivo
per il lettore saperne in anticipo qualcosa.
Il centro dell'amicizia Bush-Bin Laden - amicizia d'affari - è il gruppo
Carlyle. Fondo d'investimento e insieme holding finanziaria, non quotato in
Borsa (e dunque non tenuto a divulgare la lista dei soci e azionisti, né
delle sue operazioni), il Carlyle è stato chiamato "il club degli ex
presidenti": fra i suoi soci enumera infatti George Bush senior, l'ex
presidente degli Stati Uniti, John Major, già primo ministro britannico (ora
presidente della Carlyle Europe), l'ex presidente filippino Karl Fidel Ramos
(ai vertici della Carlyle Asia), Otto Pohl (già presidente della
Bundesbank), Arthur Levitt, già presidente della Sec, l'agenzia che
controlla la Borsa americana. Vi figurano anche i più prominenti ministri
dell'Amministrazione Reagan e Bush-padre: Frank Carlucci, già ministro della
Difesa e direttore della Cia, ne è stato presidente fino a poco tempo fa.
James Baker, già segretario di Stato di Bush (e ministro del Tesoro di
Reagan) ne è consigliere anziano. Anche la famiglia Bin Laden sedeva nel
consiglio d'amministrazione, fino a un mese dopo l'11 settembre 2001.
Una rosa di personaggi così ben connessi con il potere a Washington è il
patrimonio più prezioso della Carlyle, e la ragione dei suoi successi in
questi tempi di recessione. Frank Carlucci è amico personale, per esempio,
di Donald Rumsfeld, attuale ministro della Difesa, come di Dick Cheney,
vicepresidente Usa. Per non parlare del filo diretto tra l'uomo d'affari
Bush padre e il presidente Bush figlio.
«La Carlyle è ammanicata con l'attuale amministrazione che più non si può»,
ha commentato il Center for Public Integrity, un istituto che sorveglia i
conflitti d'interesse. E ha spiegato: «George Bush padre fa denaro con
imprese private che hanno commesse dal governo di cui suo figlio è
presidente. E il figlio, con le sue decisioni, può profittare economicamente
di decisioni prese dal suo governo, attraverso gli investimenti fatti da suo
padre». Vediamo come.
La Carlyle gestisce 13,5 miliardi di dollari dei suoi soci investitori, in
genere comprando in trattative private (cioè non in Borsa) pacchetti di
maggioranza, o la totale proprietà, di imprese che poi rivende o che si
tiene. Così il gruppo controlla oggi oltre 160 società in 55 Paesi: in
Francia il 40% della holding che possiede il quotidiano Le Figaro, in Corea
del Sud il pacchetto di controllo della KorAm, una delle poche banche sane
del Paese, in Arabia Saudita è azionista fra i primi della Bdm
International, strana "società" che addestra e rifornisce l'esercito e
l'aviazione saudita; e l'addestramento e le forniture militari sono elargite
dalla Vinnell Corp., una ditta di mercenari privati di cui la Carlyle è
socia di maggioranza.
Perché, se il gruppo investe in qualunque cosa - fondi pensione,
telecomunicazioni, farmaceutica, stampa, alte tecnologie - è soprattutto
l'industria dell'armamento il suo settore preferito. Di fatto, il gruppo ha
fatto incetta di vecchie aziende di produzioni militari che, proprio essendo
vecchie, hanno già il clearing, la certificazione (difficile da ottenere)
necessaria per fare affari col Pentagono. Si tratta di industrie che
vivacchiavano, ai tempi di Clinton; ma oggi, grazie agli ammanigliati
signori della Carlyle e alla guerra contro l'Asse del Male, conoscono nuova
giovinezza. Per esempio, il gruppo Carlyle controlla il 54% del capitale
della United Defense Industries, la quale vende l'80 per cento dei suoi
prodotti al governo Usa, ossia 560 milioni di dollari di fatturato. Data la
necessità della guerra al terrorismo, la United (ossia la Carlyle) s'è vista
affidare la fabbricazione di un nuovo carro armato adatto ai tempi, il
Crusader. Valore della commessa, mezzo miliardo di dollari. Così risanata,
la United Defense Industries ha potuto acquisire il controllo della svedese
Bofors (artiglieria e bombe intelligenti) e della inglese Qinetiq (ricerca e
sviluppo di nuove armi).
Nell'insieme, attraverso le società che controlla, la Carlyle è divenuto il
maggior fornitore del Pentagono, e quello di maggior successo. Sarà per il
fiuto negli affari di Bush padre, per le buone relazioni con Rumsfeld di
Frank Carlucci? Sarà che Bush figlio si sente in debito con la ditta?
Dopotutto, nel 1990, quando era un alcolizzato senza mestiere, il giovane
George trovò un posto ben pagato al vertice della Caterair, una ditta di
catering aereo. Fatta fortuna in politica, Bush il giovane ha trovato modo
di ricambiare. Quando era governatore del Texas, il locale fondo pensione
per gli insegnanti s'è affrettato a investire 100 milioni di dollari nella
Carlyle. Buon affare del resto: la Carlyle rende ai soci frutti attorno al
34 per cento annuo. E' qui che l'ex ministro James Baker ha visto fiorire il
suo patrimonio fino agli attuali 180 milioni di dollari.
Non stupisce che anche i ricchissimi Bin Laden ci avessero messo alcuni
milioni di dollari, abbastanza da sedere nel consiglio d'amministrazione.
Dopo l'11 settembre, però, i soci sauditi si sono ritirati. Spontaneamente.
Devono aver sentito una qualche vergogna per il conflitto d'interesse tutto
speciale che li riguardava: come soci Carlyle, finivano per lucrare dal
riarmo americano, provocato dal crimine commesso dal loro figlio Osama. Va
lodato il delicato scrupolo dei Bin Laden: scrupoli del genere, i Bush non
ne hanno. In realtà, il sistema di potere che padre e figlio hanno messo su
si configura come una inaudita "privatizzazione" del settore più pubblico
che esista: la Difesa. Il figlio dichiara guerre, che arricchiscono papà. O,
per metterla in altro modo: il sistema delle industrie della difesa, che
vivono di commesse del Pentagono, si sono impadronite del committente. Sono
loro, e i loro interessi, a guidare la politica estera americana.

BANCHE ARMATE ALLA GUERRA. IL GRUPPO CARLYLE (da rekombinant.org)

Il Carlyle Group
Un bravo giornalista dovrebbe sempre chiedersi, a chi giova? “in caso di
guerra le risposte a questo interrogativo diventano estremamente importanti.
Supponete per esempio che i profitti tratti da un appalto dell’esercito
finiscano sui conti di un ex presidente degli Stati Uniti (e quindi al
figlio, suo futuro erede e presidente in carica). Supponete inoltre che
questi introiti aumentino smisuratamente con un escalation della guerra in
corso. I mezzi di comunicazione non avrebbero il dovere etico (se non morale
e legale) di approffondire le indagini in questa direzione?
Pochi conoscono la storia di uno dei più grossi colossi multinazionali
militari e industriali del pianeta, il Carlyle Group, società che fattura
più di 25 mila miliardi all’anno. Pochi sanno che questa multinazionale è
diretta e rappresentata nel mondo da molti personaggi provenienti dai quadri
alti delle amministrazioni di Bush e Reagan, e da altri leader conservatori
internazionali.
L’ex segretario della difesa di Reagan Frank Carlucci è infatti il
presidente e manager director della Carlyle (oltretutto Carlucci è stato
compagno di stanza del college dell’attuale segretario della difesa Donald
Rumsfeld).
Altri partner “celebri” di questo colosso economico sono un ex segretario di
stato come James Baker III che ora fa il consulente senior, Richard Darman,
ex direttore dell’Office management and Budget sotto la presidenza di Bush
senior, George Soros (spietato finanziere di Wall Street), Fred Malek
(manager della compagnia di George W Bush, che fu costretto alle dimissioni
quando si scoprì che schedava le persone di origine ebraica per conto di
Nixon), John Major (ex premier conservatore inglese). Persino Colin Powell
prima di diventare segretario di stato ne è stato un dipendente part-time.
In realtà tanti altri personaggi della finanza mondiale fanno parte più o
meno segretamente della Carlyle , ma la società stessa è sempre stata
attenta a non far mai trapelare informazioni riguardo i suoi partner o gli
investimenti, neanche alla SEC (la società di controllo finanziario che
scandaglia ogni spostamento di capitale o di valuta, una sorta di Consob
nostrana).
Sappiamo che il Carlyle Group nasce nel 1987 grazie all’esperienza di molti
manager di successo (Rowe, Mathias, Rubenstein, Norris, D’Aniello) e
all’enorme quantità di capitale investito dalla Rowe Price Associates,
Brown&Sons e Pittsburgh’s Mellon.
Il gruppo venne chiamato “Carlyle” dal nome dell’hotel di New York in cui
venne firmato l’accordo tra i membri fondatori, anche se la società decise
subito di trasferire i suoi uffici della dirigenza a Washington, lontani
dalle società di investimento newyorchesi, anche questo un fatto insolito.
Il gruppo nei primi anni ha investito in una serie di operazioni eterogenee
senza un particolare piano di investimento. Praticamente tutto si basava
sulla capacità di Norris e D’Aniello (ex manager della Marriot Corporation)
nel reperire capitali e investimenti nel mercato delle compagnie di servizi
di ristorazione. Nel 1989 Franck Carlucci, uomo che vantava amicizie
importanti un po’ dappertutto, entra nel Gruppo e ben presto la Carlyle
inizia ad allacciare contatti di alto profilo anche in altri settori
economici pìù redditizi. per esempio in quello stesso anno acquisisce la
parte commerciale della Coldwell Banker (rivenduta nel 1996), la Caterair
International, e l’appalto del servizio ristorazione della linea aerea
Marriott.
Carlucci fu un personaggio chiave nel reindirizzare le strategie commerciali
del Gruppo verso il mercato dell’industria pesante. Tra i suoi obiettivi
c’erano la Harsco Corp. (acquisita nel 1990), la BDM international (1981), e
le unità missilistiche e aeree della LTV Corp.
La Carlyle rapidamente grazie ai suoi prezzi vantaggiosi e soprattutto
grazie alle sue disinvolte amicizie riuscì presto ad attrarre i capitali
delle elite dell’industria militare, tra i quali la Boeing e la Lockheed.
Pìù la società espandeva i suoi affari più aumentavano i reclutamenti di
“pezzi grossi” del mondo politico ed economico internazionale. Come abbiamo
già accennato tra le new entry vi erano Richard Darman, James Baker, George
Soros, che trà l’altro versò 100 milioni di dollari per divenire un partner.
Grazie a questo accesso al mondo dei capitalisti, trai quali anche il
principe saudita Al Waleed bin Talal (a cui il Carlyle Group aiutò ad
accrescere la sua fortuna grazie alla transazione del 1991dello stock
Citicorp), il Gruppo cominciò a concludere affari nel Medio Oriente e
nell’Europa occidentale (incluso un appalto per la costruzione di Euro
Disney) a metà degli anni ’90.
Se la società continuava da un lato a trafficare nel Triangolo di Ferro,
acquistando diverse compagnie di armamenti militari, come la Howmet nel
1995, che costruiva anche aerei, dall’altro lato continuava ad aumentare il
proprio listino di holding che comprendeva anche compagnie del mondo della
ristorazione, come la Fresh Fields Market, acquistata nel 1994 e venduta nel
1996. La Carlyle cominciava inoltre a investire in compagnie di
riciclaggio-industriale, intravedendo nell’ incremento della spesa pubblica
del governo una ulteriore opportunità di profitto.
Verso la fine degli anni ’90 il Gruppo ha lanciato dei fondi di investmento
mirati per il mercato asiatico (chiuso nel 1999), in europa (chiuso nel
1998), per la Russia e il Latino America. Sul versante del mercato interno
il Gruppo ha avuto moltissime opportunità di far crescere e abbassare i
prezzi di mercato in modo tale da trainare il maggior numer di investitori
verso un numero sempre minore di società. Tra queste il Gruppo aveva una
partnership con la Cadbury Schweppes per acquistare la Dr.Pepper Bottling
per fonderla con un’altra società del proprio listino, la American Bottling.
Il Gruppo Carlyle è quindi una vera e propria macchina-da-soldi che ha la
sede a Washington e che sta tra il mondo del business e quello di governo.
Non è difficile immaginare che con rappresentanti del calibro di Bush
Senior, James Baker e John Major, il Gruppo trovi sempre delle porte aperte,
in qualunque parte del mondo. Nell’ultima decade il Gruppo si è espanso in
tre continenti e include investimenti in qualsiasi angolo del mondo. I suoi
maggiori investitori includono le maggiori banche e compagnie assicurative,
plurimiliardari fondi-pensione e case farmaceutiche da Abu Dhabi a
Singapore.
Nel mondo del business per conto del Carlyle Group Bush Senior è sempre
molto convincente. Il suo incontro regale col principe saudita venne siglato
su uno yacht cruise e al termine di una cena privata con importanti uomini
d’affari sauditi. Successivamente Bush Senior fece entrare con grande
entusiasmo il Gruppo in Sud Corea, l’economia più in espansione di tutta
l’asia. Sono bastati a Bush Senior pochi incontri col primo ministro, membri
del governo e uomini d’affari locali, Il Gruppo ha vinto l’appalto per il
controllo della KorAm, una tra le banche coreane più ricche.
Non è certo una novità che Washington si insinui tra i governi stranieri,
corrompendoli, al fine di mantenere il controllo privato di certi settori
dell’economia, prosciugandoli e poi abbandonandoli per puntare su altri
paesi più promettenti. Ormai questa è diventata una strategia globale, ma è
la prima volta che ad applicarla sia una finanziaria privata gestita da ex
uomini di stato e ex ufficiali. Qualsiasi minima regola di governo
vieterebbe a ex capi di stato di formare lobby finanziarie, ma in molti
stati non è così. Gli stati infatti dove non ci sono regole sul conflitto di
interessi sono i preferiti del Gruppo.
Capita spesso che molti governi (sovente dittature o regimi autoritari senza
nessuna legittimazione) che hanno contatti con il Carlyle Group, tramite
compagnie governative che spesso vengono privatizzate e diventano società
del Gruppo stesso, migliorino immediatamente i rapporti con la Casa Bianca
non appena si parli di appalti, privatizzazioni e petrolio.
A parziale conferma di quanto affermiamo c’è per esempio la dichiarazione di
Franck Carlucci, principale responsabile del successo del Gruppo, in cui
dice di essersi incontrato a febbraio col suo vecchio compagno di college
Rumsfeld (attuale segretario della difesa) e il vicepresidente Dick Cheney
(anche lui segretario della difesa ai tempi di Bush Senior), e di avere
parlato di argomenti militari. Proprio mentre gli Stati Uniti hanno una
guerra in pieno corso con l’Afghanistan, e il Gruppo Carlyle tiene in
considerazione diversi progetti nella Difesa per svariate migliaia di
miliardi.
P.S.: Sarà un caso che per un anno (tra il 2000 e il 2001), prima di
diventare ministro dell’istruzione, Letizia Moratti è stata nel consiglio di
amministrazione europeo del Gruppo Carlyle?
Letizia Moratti, moglie del più facoltoso petroliere dell’area del
mediterraneo, e ora oltretutto ministro di un governo che ha appoggiato
subito e senza condizioni la sporca guerra degli Usa in Afghanistan.
Non sento più nessuno parlare di guerra tra civiltà, per fortuna.

(Estratto dal liro "Banche armate alla Guerra" di Simone Falanca, prossima
pubblicazione. www.zaratustra.it)







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