著者: clochard 日付: 題目: [Cerchio] imperialismo e impero
Attualismo gentiliano o no, questi sono i nostri dirimpettai, antipatici,
supponenti, tragici e ridicoli. Ma se ci limitiamo a ricoprirli di anatemi,
non ci resta che cantarcela e suonarcela da soli - con scazzi su aspetti
marginali e in dipendenza da fattori umorali - o confrontarci con una
sinistra asfittica e ancor + istituzionale, che propone penosi dilemmi su
"guerra lunga o guerra corta", "americanismo o antiamericanismo" e via
masturbandosi.
Nella loro goffaggine arrogante, questi sfornano libri in quantità (e spesso
qualità) impressionante, 2 periodici da libreria, 1 mensile da edicola,
"portano" in piazza migliaia di persone ( anke se so ke in questo c'è sempre
una svalorizzazione dell'individuo e una drammatica diminuzione della sua
"volontà di vivere", ma poi come si fanno i 110 milioni del 15 febbraio di
cui anke noi ci siamo vantati?), magari spesso nel posto sbagliato o proprio
al macello, sono insomma un'entità ke ci piacerebbe mandare affanculo e non
incontrare mai +. Solo ke non siamo sciamani e non viviamo in un mondo
magico...
di Michael Hardt,
da "TheGuardian" 18.12.02
Alcune delle più grandi tragedie della storia umana avvengono quando le
elites sono incapaci di agire nei loro interessi. Gli anni della decadenza
dell'antica Roma, ad esempio, furono pieni di errori politici a di avventure
militari che portarono morte e distruzione alle elites così come ai loro
alleati ed ai loro nemici. Sfortunatamente stiamo attraversando di nuovo una
situazione simile. Sembra inevitabile che gli USA presto condurranno una
guerra in grande scala in Iraq. Gli USA, inoltre, sono impegnati in una
guerra al terrorismo che può estendersi a tutte le regioni del globo. E,
cosa più importante, gli Stati uniti si sono imbarcati in una politica
estera di "sicurezza", che non risponde semplicemente alle minacce, ma le
anticipa con colpi preventivi.
Queste imprese militari sono un segno del fatto che gli Stati uniti stanno
velocemente divenendo una potenza imperialista secondo il vecchio modello
europeo. , ma su scala globale. Si sta imponendo come il centro attivo e
determinante dello spettro militare, economico, politico del mondo. Tutti
gli scambi e le decisioni sono costretti a passare attraverso gli Stati
uniti: L'ultima arroganza dei leaders politici statunitensi è quella di
credere che non solo possono costringere i cambiamenti di regime e nominare
nuovi leaders per vari paesi, ma anche modellare l'ambiente globale -un
audace estensione della vecchia ideologia imperialista della missione
civilizzatrice. Il cambio di regime in Iraq è solo il primo passo di un
progetto ambizioso si ricostruzione dell'ordine politico dell'intero Medie
Oriente. Ed i loro disegni di potere si estendono ben oltre tutto questo.
Molte elites politiche ed economiche , comunque, non gradiscono la creazione
di un nuovo imperialismo statunitense. Un osservazione comune è che i
leaders politici europei generalmente si oppongono all'unilateralismo USA
perché li esclude e preferisce invece soluzioni politiche multilaterali. Ad
essere più significativi, comunque, non sono i conflitti di interesse che
separano le elites statunitensi dalle altre, ma piuttosto i loro interessi
comuni.Gli interessi comuni delle elites globali sono più visibili nella
sfera economica. I business leaders di tutto il mondo riconoscono che
l'imperialismo danneggia gli affari perché mette barriere che ostacolano i
flussi globali. I profitti potenziali della globalizzazione capitalistica,
che hanno stimolato gli appetiti delle elites affaristiche ovunque solo
qualche anno fa, dipendono da sistemi aperti di scambio e produzione. Questo
è vero anche per i magnati americani. Anche per gli industriali statunitensi
ubriachi di olio, i loro interessi reali si basano sui potenziali profitti
della globalizzazione capitalista.I loro interessi comuni sono visibili,
ugualmente dalla prospettiva della sicurezza. È stupido credere che la
rimozione di qualche malfattore, come Osama bin Laden o Saddam Hussein,
provvederà alla sicurezza. Neanche i leader statunitensi hanno l'illusione
che questa guerra porterà la pace. La vedono piuttosto come una guerra
duratura e forse interminabile, guidata dalle continue minacce emergenti.
Molto probabilmente, infatti, le azioni militari americane alimenteranno gli
antagonismi creati dalle disuguaglianze di potere e ricchezza nel mondo,
incrementando esponenzialmente l'insicurezza delle elites globali. Questo è
doppiamente vero per le elites statunitensi, poiché le azioni militari
unilaterali disegnano gli USA come bersaglio per chiunque cerchi di
attaccare il centro della dominazione globale.
Tuttavia, c'è un'alternativa all'imperialismo: il potere globale può essere
organizzato in forma decentrata, che io e Toni Negri chiamiamo "impero".
Questo non è semplicemente una coalizione multilaterale dei principali stati
nazione. Pensiamo a questo come un multilateralismo elevato al quadrato.
L'impero è una rete composta da diversi tipi di potere, inclusi gli stati
nazione dominanti, le organizzazioni sovranazionali, come le nazioni unite o
il Fondo monetario internazionale, le imprese multinazionali, le
organizzazioni non governative, i mezzi di comunicazione e d altri. Ci sono
gerarchie tra i poteri che costituiscono l'impero, ma nonostante le loro
differenze funzionano insieme in rete.
Questa rete decentrata di potere dell'impero corrisponde agli interessi
delle elites globali perché agevola i profitti della globalizzazione
capitalista e spiazza o disinnesca le minacce alla sicurezza. Una volta che
l'impero so è saldamente stabilito come la forma di regolazione globale
prevalente, coloro cha si oppongono alla dominazione delle elites globali in
nome dell'uguaglianza, della libertà e della democrazia troveranno
certamente le forme per combattere contro di esso. Ma questo non significa
che oggi preferiamo l'imperialismo. Possiamo confidare che alla lunga i loro
reali interessi condurranno le elites globali a sostenere l'impero ed a
rifiutare ogni forma di imperialismo statunitense. Nei prossimi mesi, e
forse anni, potremmo affrontare una tragedia di cui abbiamo letto nei
periodi più bui della storia umana, quando le elites erano incapaci di agire
nei loro interessi.