Autor: clochard Data: Asunto: [Cerchio] Massacri in Cecenia rapporto-choc sulle truppe russe
DOCUMENTO SEGRETO TRASMESSO AL PRESIDENTE PUTIN
Massacri in Cecenia rapporto-choc sulle truppe russe
Più di cento esecuzioni di civili al mese. Quasi tremila cadaveri trovati in
49 fosse comuni. Stupri, rapimenti, torture: per la prima volta le autorità
di Grozny raccontano la verità che Mosca ha sempre negato
Natalie Nougayrède La Stampa
C'è un documento che smentisce qualunque idea che la situazione in Cecenia
si stia normalizzando. Proviene dal governo ceceno filorusso e fornisce dati
spaventosi sulla violenza che regna in questa regione del Caucaso, dove
circa centomila soldati russi sono dispiegati da tre anni e mezzo nel quadro
di una «operazione antiterrorista», come continua a chiamarla il Cremlino.
Questo rapporto - di cui «Le Monde» ha ottenuto una copia - è stato
trasmesso a fine marzo, secondo le nostre fonti, «al più alto livello
federale». Cioè al presidente Vladimir Putin. Interrogati su questo punto, i
servizi del portavoce speciale del Cremlino sulla Cecenia, Sergej
Iastrembskij, dicono di non saperne nulla: «Non possiamo né confermare né
smentire. E' possibile che questo rapporto esista. Forse è stato trasmesso
al presidente, ma non è passato attraverso i nostri servizi». Il documento -
una trentina di pagine - rappresenta un primo tentativo di bilancio
ufficiale dei crimini commessi contro i civili in Cecenia. Una parte del
rapporto, intitolata «Informazioni sugli assassinii commessi sul territorio
della Cecenia dal primo gennaio al 31 dicembre 2002» censisce un totale
ufficiale di 1.314 decessi «tra la popolazione civile» per il solo 2002. Si
tratta di morti sopravvenute al di fuori di scontri armati, tiri di
artiglieria, bombardamenti o esplosioni di mine telecomandate. Sono
conteggiate soltanto le vittime di esecuzioni sommarie. Una media di 109
ceceni ammazzati ogni mese. Il doppio delle stime fornite dall'associazione
russa «Memoriale», che tiene una «cronaca» delle violenze in Cecenia ma
riconosce che i dati sono incompleti, mancando i mezzi per coprire tutto il
territorio. I difensori dei diritti dell'uomo sarebbero così al di sotto
della verità. Altra constatazione e ammissione contenuta in questo rapporto:
la quantità di fosse comuni, riconosciuta per la prima volta in modo
ufficiale. In due pagine intitolate «Dati sulle fosse comuni di civili sul
territorio della repubblica cecena, raccolti dal Ministero ceceno per le
Emergenze» sono elencate 49 località, con accanto il «numero di cadaveri»
esumati dalle fosse comuni. Una di quelle, situata nel cimitero centrale di
Grozny, contiene 260 corpi, dice questo documento. Nel «villaggio di dacie
di fronte a Khankala», la più grande base militare russa in Cecenia: 43
cadaveri esumati. Nel villaggio di Alkhan Kala: 35. A Proletarskoe: 17. A
Aldi, un sobborgo di Grozny: 22. A Ourous-Martan: 13. A Staraia Sounja: 18.
Nel villaggio di Berkat-Iourt: 5. E così via. Questo bilancio, di cui non si
può stabilire con certezza se risalga al 2002 o al 2003, fornisce una cifra
ufficiale: 2.879 cadaveri trovati nelle fosse comune della Cecenia. Così nei
documenti burocratici russi sono entrate per la prima volta le fosse comuni
cecene. Un'altra parte del rapporto descrive decine di casi di «assassinio»,
«scoperta di cadaveri con segni di morte violenta», «scoperta di frammenti
di corpi» (cioè civili ceceni uccisi e poi fatti a pezzi con l'esplosivo,
pratica che da un anno è in uso tra i soldati russi), e poi «rapimenti»,
«torture», «pestaggi». Prima si cita il crimine, poi il nome della vittima
identificata, poi il luogo e, nell'ultima colonna, il numero di Btr
(blindati russi da trasporto) presenti nei pressi delle abitazioni cecene al
momento dei fatti. Questo dettaglio, all'apparenza insignificante, fornisce
in realtà la prova dell'implicazione delle truppe di Mosca nelle violenze
contro i civili. Il 2003 non ha portato miglioramenti alla popolazione
cecena. Un «quadro di analisi comparata dei crimini gravi commessi sul
territorio della Cecenia in gennaio, febbraio e marzo 2003» censisce «70
assassinii, 126 rapimenti, 19 persone scomparse (ma non rapite), due stupri
e 25 casi di scoperta di frammenti di corpi umani». Qual era lo scopo di
questo rapporto? Al momento del «referendum costituzionale» del 23 marzo
scorso in Cecenia - voluto da Mosca per far credere al mondo esterno che era
in corso un processo politico - qualcuno ha forse cercato di offrire al
presidente russo una visione più realista della situazione cecena, rompendo
con le rassicurazioni fornite dalla gerarchia militare. E' però ipotizzabile
che Putin - provenendo dai servizi segreti - avesse già avuto modo di
conoscere la vera piega degli eventi. Un'altra spiegazione possibile sta
nelle ambizioni del Muftì Akhmed Kadyrov. Il capo dell'amministrazione
filorussa, nominato da Mosca, vuole far leva sul «referendum» per essere
eletto quest'anno presidente della Cecenia, al posto di Aslan Maskhadov, il
capo degli indipendentisti, trincerato nella guerriglia armata. Cosciente
che le violenze perpetrate contro la popolazione civile minano la sua base,
già fragile, Akhmed Kadyrov avrebbe cercato di allertare il potere centrale
sulle derive dei soldati di Mosca? Queste informazioni, stabilite sulla base
di dati raccolti localmente dalle autorità governative cecene, costituiscono
una confessione che contraddice la posizione ufficiale russa. Sì, dicono
queste pagine, l'esercito russo commette crimini di guerra. Sì, la Cecenia è
un Paese disseminato di fosse comuni. No, negli ultimi mesi non si è visto
nessun miglioramento. E intanto il potere russo mantiene un silenzio totale
su questi fatti, che avvengono su un territorio proibito ai media. Copyright
Le Monde