Autor: Paola Manduca Data: Asunto: [NuovoLaboratorio] Fwd: [fori-sociali] documento finale 12 aprile
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>Date: Mon, 14 Apr 2003 10:50:27 +0200
>Subject: [fori-sociali] documento finale 12 aprile
>Reply-To: fori-sociali@???
>
>Documento finale della manifestazione del 12 aprile 2003
>
>Noi siamo ancora una volta qui, a Roma.
>Il popolo della pace manifesta contro la guerra, contro le distruzioni delle
>vite umane, delle civiltà, della natura, contro le sofferenze delle
>popolazioni civili.
>Non siamo tornati a casa dopo il 15 febbraio, non ci siamo arresi alla
>guerra quando è cominciata il 20 marzo: si sono tenute migliaia di
>iniziative, di manifestazioni, milioni di gesti di pace come i 3 milioni di
>bandiere che non dobbiamo e non vogliamo togliere dalle nostre finestre.
>Siamo qui per dire che non ci arrendiamo alla spirale di odio, di vendetta,
>di scatenamento della forza bruta e delle pulsioni di morte che la guerra
>porta con sé.
>Oggi come il 15 febbraio siamo insieme, movimenti che si battono contro la
>globalizzazione neoliberista, movimenti per la pace, movimenti per la
>democrazia, partiti politici, associazionismo ambientale e sociale,
>sindacati confederali e di base, associazionismo religioso, social forum,
>strutture dell'autorganizzazione, aree antagoniste e della disobbedienza,
>Ong, intellettuali, operatori della comunicazione, organizzazioni degli
>studenti, delle donne, dei migranti, e migliaia di cittadine e cittadini.
>
>Oggi i potenti stanno scrivendo la loro storia: la conquista dell'Iraq da
>parte delle truppe di Bush e Blair è l'esito di una guerra ingiusta e
>illegittima, che sta causando lutti e distruzioni, che fa del popolo
>iracheno, già vittima ieri del dittatore Saddam e dell'embargo
>ultradecennale, oggi sottoposto ai comandi militari anglo-statunitensi.
>La guerra rimane un orrore inaccettabile.
>Alle vittime civili e militari, a tutte le vittime di questa nuova guerra va
>tutta la nostra solidarietà.
>Esprimiamo ancora una volta il nostro dolore più profondo per la morte di
>Rachel Corrie e Tom Horndoll, uccisi perché cercavano di interporsi tra le
>truppe di occupazione israeliane e la popolazione civile palestinese. Il
>popolo della pace si stringe intorno a tutti quelli e quelle che, rischiando
>la propria vita, cercano di costruire la pace nei luoghi in cui più violenta
>esplode la guerra.
>
>Un regime abietto è caduto. I pacifisti lo condannano fin dai tempi in cui
>Saddam, alleato di chi oggi lo abbatte, sterminava i kurdi e massacrava gli
>oppositori. La comunità internazionale ha avuto trent'anni per sostenere
>l'opposizione democratica irachena che si batteva contro il regime. E non
>l'ha fatto. Ora l'Iraq vive vendette e saccheggi, ed entro breve rischia di
>vedere istituito un protettorato militare deciso e governato da Bush e
>Rumsfeld.
>Noi continueremo a impegnarci per un Iraq indipendente, libero, democratico
>e pluralista.
>Oggi i potenti stanno scrivendo la loro storia: la storia della distruzione
>della legalità internazionale. Vogliono cancellare l'ONU e le istituzioni
>internazionali.
>Vogliono trascinarci in un'epoca di guerra infinita. Noi vogliamo fermarla.
>La Carta dell'ONU ha cancellato il diritto alla guerra degli Stati: gli
>Stati non possono più fare le guerre.
>
>Milioni e milioni di persone in questi mesi, in tutto il mondo, hanno
>espresso in forme nuove e dirette il loro no alla guerra, contaminandosi
>l'un l'altra con pratiche diverse ed esprimendo le più articolate
>soggettività: hanno disobbedito e fermato i treni e le navi della morte;
>hanno scioperato, manifestato contro la guerra, boicottato i prodotti delle
>multinazionali della guerra; circondato e invaso le basi militari, chiedendo
>il loro smantellamento; senza distinzione di credo e di fede, hanno fatto
>sentire la propria voce; hanno richiamato i valori dell'impegno civile e
>pacifista alla base della nostra Costituzione e delle Carte internazionali;
>hanno raccolto il richiamo delle Chiese, per far sì che le religioni non
>siano strumenti di divisioni e di guerre, ma messaggere di pace.
>
>Gli Stati, quando guidati soltanto dalla logica dei propri interessi
>economici e geopolitici, non sono in grado di fermare le guerre: non
>possiamo e non vogliamo affidare il destino dell'umanità e della nostra
>Terra alla ragion di Stato.
>Nella lotta per la pace, per l'autodeterminazione dei popoli e per i
>diritti umani sta nascendo la società civile mondiale, quella superpotenza
>pacifica e pacifista che sola oggi può fermare la guerra.
>
>La guerra infinita e preventiva è legata al mantenimento di un ordine
>sociale ed economico ingiusto, che alimenta disuguaglianze ed esclusioni. La
>guerra provoca l'involuzione della democrazia, stati d'eccezione che
>diventano permanenti, leggi liberticide.
>Siamo qui anche contro la guerra economica, sociale e culturale che affligge
>il pianeta, contro la globalizzazione neoliberista che produce ogni giorno
>più disoccupazione, precarietà, miseria e ingiustizia sociale.
>Questa guerra è anche per il controllo delle grandi aree produttrici del
>petrolio, che rimane la fonte energetica centrale per la produzione e i
>consumi statunitensi e del Nord del pianeta, cioè quel 20% della popolazione
>mondiale che consuma l'80% delle risorse.
>
>Il governo degli Usa si arroga il diritto di affermare, in quanto unica
>superpotenza, il dominio unipolare, che vuol dettare le leggi in nome dei
>suoi interessi assunti a parametro di giudizio universale.
>Vogliamo rispondere a Bush con le parole di Arthur Schlesinger,
>ex-consigliere di Kennedy, ricordandogli che non può trasformarsi in
>giudice, giuria e carnefice del mondo.
>Noi sappiamo che la follia della guerra non ferma il Pentagono dal
>minacciare altre guerre, con l'uso possibile e preventivato delle armi
>nucleari: siamo determinati a fermarle.
>La guerra moderna è il crimine più devastante contro persone, beni e natura;
>la guerra oggi è soprattutto una guerra contro i civili: per questo è
>ipocrita parlare di 'guerra umanitaria', come la tragica lezione del Kossovo
>e dell'Afganistan ci ha insegnato.
>
>Non ci rassegniamo alla distruzione dell'ONU, perché nella sua Carta sono
>contenuti i principi e gli strumenti per porre la guerra fuori dalla storia.
>La guerra è illegittima, è un male assoluto e come tale va ripudiata, come
>prevede l'art.11 della nostra Costituzione.
>Noi consideriamo l'art. 11 una norma che dobbiamo rispettare come legge
>superiore. Noi ci riconosciamo nella Carta dell'ONU, quando ripudia il
>flagello della guerra, e nella Dichiarazione universale dei diritti umani.
>Noi abbiamo difeso quelle Carte, anche quando l'istituzione preposta ad
>applicarle - l'ONU - non lo ha fatto. Non di una ONU subalterna ai poteri
>forti il mondo ha bisogno, ma di istituzioni internazionali realmente
>democratiche e capaci di affermare e imporre le leggi superiori
>dell'umanità, fondate sulla pace, sulla giustizia e sull'equità.
>La nostra parte di cittadini e cittadine la stiamo facendo, noi popolo di
>Porto Alegre non ci fermeremo.
>
>Proprio perché vogliamo la pace e la democrazia in Iraq, vogliamo impedire
>che l'ONU fornisca un'indebita copertura all'occupazione militare
>anglo-statunitense. Noi chiediamo fermamente il ritiro delle truppe
>occupanti, per consentire che l'Iraq possa autonomamente esprimere un
>proprio governo, garantito dalle Nazioni Unite. Chiediamo inoltre che si
>convochi con urgenza l'Assemblea generale straordinaria dell'ONU, in base
>alla Risoluzione n. 377 del 1950, per una condanna formale della guerra
>preventiva e per affrontare il dopoguerra dell'Iraq, che deve essere
>smilitarizzato e appartenere ai soli iracheni.
>
>Con la sua maggioranza il governo Berlusconi, arruolato da Bush nella
>coalizione dei volenterosi, ha approvato, sostenuto e santificato la guerra
>preventiva; ha imposto una belligeranza di fatto, con l'uso delle basi, con
>il transito di materiale bellico e di soldati, con il trasferimento di
>paracadutisti statunitensi in Iraq. E oggi per questo ci opporremmo,
>nell'ambito del protettorato anglo-statunitense, all'invio in Iraq dei
>carabinieri, che andrebbero a fornire copertura militare e politica sia alla
>guerra sia al piano di occupazione militare. L'art. 11 della Costituzione è
>stato violato. Il Parlamento non può decidere contro il dettato della
>Costituzione.
>
>Oggi impellente è il compito di affrontare la tragedia umanitaria, di
>sostenere la popolazione e di metterla in grado di riprendere al più presto
>la propria vita normale.
>
>Questo compito umanitario non può essere lasciato nelle mani degli eserciti
>o sotto il controllo dei governi di guerra, noi lanciamo un appello perché
>siano le agenzie delle Nazioni Unite, le Ong e il volontariato a organizzare
>gli aiuti.
>Lanciamo forte l'appello a sostenere le organizzazioni veramente
>indipendenti presenti nelle zone di guerra. Vi invitiamo a sostenere il
>Tavolo della solidarietà e ad organizzare la raccolta dei fondi in ogni
>città: il popolo della pace non solo testimonia il suo dolore per le
>vittime, ma saprà generosamente impegnarsi in quest'azione di solidarietà.
>
>La democrazia non si esporta con le armi, la democrazia va costruita in Iraq
>attraverso l'autodeterminazione delle sue popolazioni, la loro
>partecipazione, il rispetto dei diritti umani e di quelli delle minoranze.
>
>Le ricchezze irachene, il petrolio iracheno non deve essere il bottino da
>spartire tra le potenzi vincitrici, la ricostruzione dell'Iraq non deve
>essere la ghiotta quanto cinica occasione per gli affari delle imprese
>multinazionali. Le risorse irachene appartengono e devono essere gestite
>dalle popolazioni irachene per soddisfare i loro bisogni.
>
>Un Iraq democratico vivrà solo se nell'intera regione si stabilirà una pace
>giusta. Insieme alla guerra e al rischio di un suo allargamento, nel Medio
>Oriente un altro dramma è quello della Palestina. Chiediamo che cessino
>l'occupazione militare, le brutalità, le violenze e gli assassinî perpetrati
>contro la popolazione civile. Chiediamo che i palestinesi abbiano finalmente
>un loro Stato, che il popolo palestinese possa vivere nella sua terra in
>pace a fianco del popolo e dello Stato israeliani: due popoli in due Stati.
>Ai curdi va garantito il diritto all'autodeterminazione senza che siano
>sottoposti alla logica degli interessi statunitensi e turchi.
>
>L'Occidente, che ha fatto affari con il regime iracheno scambiando armi con
>petrolio, che produce ed esporta armi sempre più distruttive, missili e
>bombe, non può continuare con queste politiche belliciste.
>È tempo di riprendere la lotta per il disarmo globale, le spese militari
>devono essere tagliate, e le risorse usate per debellare i mali del mondo,
>della fame, della mancanza d'acqua, della salute, dell'educazione.
>Continuiamo a batterci contro lo stravolgimento della legge 185, che
>liberalizza il commercio di armi. Oggi a Brescia stiamo manifestando contro
>l'Exa, l'orribile fiera delle armi, degli strumenti di morte con cui si
>fanno profitti.
>Disarmo, disarmo globale, per liberare l'umanità dalla guerra e dalla
>sopraffazione.
>
>L'Europa si è divisa in una componente bellicista ma, anche sotto la spinta
>del movimento pacifista, in una parte - come la Francia, la Germania e il
>Belgio - che ha contrastato la guerra, a cui Berlusconi si è invece
>supinamente piegato.
>Non è questa l'Europa che vogliamo, l'Europa sta nascendo dal basso, la
>nuova cittadinanza europea vuole una Costituzione che metta al primo
>articolo il ripudio della guerra.
>Così secondo noi può essere formulato l'articolo 1 della Costituzione
>europea:
>"L'Europa ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie
>internazionali e riconosce nella pace un diritto fondamentale delle persone
>e dei popoli. L'Europa contribuisce alla costruzione di un ordine
>internazionale pacifico e democratico; a tale scopo, promuove e favorisce il
>rafforzamento e la democratizzazione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite
>e lo sviluppo della cooperazione internazionale."
>
>L'Europa che vogliamo non è la fortezza che respinge migranti e profughi:
>l'Europa, l'Italia devono accogliere i profughi che fuggono dalla guerra e
>attivarsi perché l'Unione europea promuova in tutti gli Stati l'accoglienza
>e garantisca il diritto di asilo.
>Una politica di accoglienza dei profughi è il primo aiuto umanitario che
>l'Italia e l'Europa possano dare: il parlamento e il governo deliberino i
>provvedimenti per l'accoglienza di tutti i profughi.
>
>Come il 15 febbraio siamo qui perché siamo convinti che la guerra non
>sconfigge i terrorismi. Il terrorismo non ha mai ragione, neanche quando si
>nasconde dietro le ragioni dell'ingiustizia sociale, esso uccide la
>partecipazione e gli ideali di pace e di giustizia: a delegare la lotta per
>il cambiamento non ci rassegneremo mai.
>La guerra preventiva del governo degli Stati uniti è impregnata della
>volontà d'imporre il suo modello di civiltà, distruggendo quelle diverse,
>marginalizzando culture e religioni che hanno contribuito e contribuiscono a
>costruire scienza e conoscenza, e a dare senso e valori all'esistenza umana
>e alla natura. È un disegno di egemonia, di riduzione della ricchezza delle
>molteplici esperienze culturali e civili.
>Vogliamo una società multiculturale. Vogliamo batterci per affrontare e
>risolvere i veri mali del mondo: fame, malattie, ignoranza, per il rispetto
>dei diritti umani, del diritto dei popoli all'uso delle risorse, per la
>giustizia tra i popoli.
>Non ci arrendiamo alla logica di guerra che pervade la società, alle tante
>guerre dimenticate che fanno milioni di morti, di profughi, di rifugiati in
>tutto il mondo.
>Per il rispetto dell'articolo 11 della nostra Costituzione
>Per un'economia di giustizia, contro la guerra economica e sociale della
>globalizzazione neoliberista
>Per il disarmo globale
>Per il cessate il fuoco della guerra infinita
>Mai più guerra!
>Per una altro mondo possibile !
>
>
>
>
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