La Repubblica
Dal presidente americano nuove accuse a Damasco
"Abbiamo motivo di ritenere che abbiano armi chimiche"
Da Bush monito alla Siria
"Non protegga il regime"
E sui prigionieri liberati: "Sono felice, cercheremo gli altri"
WASHINGTON - Ormai è un pressing quotidiano. Che si stringe
intorno a Damasco e al presidente siriano Assad. E che secondo alcuni
potrebbe preludere a una "fase 2" delle operazioni militari nella regione
mediorientale. Dopo i ripetuti attacchi di Donald Rumsfeld, dopo le parole
severe di Colin Powell, ora anche il presidente George W. Bush lancia un
pesante monito alla Siria, accusata di "non cooperare con la coalizione".
Nelle parole di Bush riecheggiano le accuse già rivolte a
Damasco nei giorni scorsi da altri esponenti dell'amministrazione, come
quella di "proteggere esponenti del regime di Saddam Hussein". Ma il
presidente americano, tornando alla Casa Bianca dopo aver trascorso il
week-end a Camp David, ha fato cenno anche alla presenza di armi chimiche in
Siria: "Abbiamo motivo di ritenere che vi siano, e anche su questo ci
aspettiamo cooperazione".
Quindi, l'ennesimo avvertimento. "Quello che la Siria deve
fare - ha detto - è semplicemente di collaborare con gli Stati Uniti e i
nostri alleati, non dare rifugio a dirigenti del partito Baath , ad autorità
militari, o a chiunque debba rispondere delle sue azioni".
Tornando al fronte iracheno, il presidente americano esprime il
suo "sollievo" per la liberazione di sette prigionieri Usa. "Che bel modo di
cominciare una giornata - ha detto - sapendo che questi soldati torneranno
presto in patria, dalle loro famiglie". Per aggiungere infine una promessa
su chi manca ancora all'appello: "Abbiamo altri militari dispersi durante il
combattimento, continueremo a cercarli e a pregare per un loro ritorno
sicuro".