Quando l'impresa domina il mondo
Contro la guerra permanente venerdì parte la due giorni di boicottaggio
nazionale per «fermare la E$$O». La multinazionale accusata dal movimento
per il ruolo svolto nella guerra e per le sue mire sui pozzi petroliferi
iracheni. Ne abbiamo parlato con Francuccio Gesualdo del Centro nuovo
modello di sviluppo
FRANCESCA PILLA
Che la guerra in Iraq sia finita o meno, non cambiano le parole d'ordine
delle giornate di boicottaggio nazionale in programma tra venerdì e sabato
prossimo, contro la prima delle 500 imprese che dominano il mondo
«permanentemente». Si tratta della Exon-Esso, nel mirino del movimento
globale e di casa nostra per aver finanziato la campagna elettorale di Bush,
per contribuire costantemente a rimpinguare le casse del partito
repubblicano - e per questo forse hanno vinto la gara d'appalto sui
rifornimenti dell'esercito americano. Così i no-war si presenteranno alle
pompe di benzina sparse su tutto il territorio nazionale, bloccheranno
depositi e raffinerie, per dare un segnale preciso: «Fermiamo la E$$O». Per
saperne di più sulla multinazionale del petrolio, ma anche su altri 150
marchi «boicottabili», abbiamo parlato con Francuccio Gesualdo, coordinatore
del Centro nuovo modello di sviluppo. Il Centro è nato sul modello di The
Ecologist per volontà di alcune famiglie che vivono e studiano all'interno
di un caseggiato a Vecchiano, nella provincia pisana e che redigono due
importanti guide al boicottaggio, «Guida al consumo critico» e «Guida al
risparmio responsabile», diffuse dal network delle associazioni di
movimento, come Greenpeace o Rete Lilliput. Nell'idea che il consumo possa
essere utilizzato come strumento di condizionamento delle imprese e,
attraverso loro, di tutta una serie di soggetti politici.
Perché avete deciso di concentrarvi sul boicottaggio della Esso per
contrastare la guerra?
Quando abbiamo compreso la volontà degli Usa di muovere l'attacco all'Iraq,
abbiamo subito tentato d'individuare quali iniziative stringenti, oltre alle
manifestazioni, si potevano adottare. Ci siamo quindi concentrati sulle
imprese che collaborano con il governo Bush e con la struttura militare
statunitense. Siccome sapevamo che dietro l'attacco c'erano dei forti
interessi petroliferi, abbiamo immediatamente puntato sulle imprese del
petrolio, scoprendo che la Esso, oltre ad avere interessi diretti
nell'estrazione dai pozzi iracheni, ha anche un doppio legame con
l'amministrazione Bush. Da una parte perché ha finanziato la campagna
elettorale e costantemente dà soldi al partito repubblicano, dall'altra
perché ha vinto l'appalto per la fornitura di carburante all'esercito
americano. Abbiamo agito in stato d'emergenza e non abbiamo potuto fare,
come è nostra abitudine, uno studio approfondito sulla Esso, quindi ci
possono essere molti altri punti deboli su cui aggredirla. Anche se bisogna
precisare che sono tantissime le imprese americane a trovarsi in questa
situazione.
Ora come procederete?
Stiamo continuando ad approfondire la posizione delle imprese americane e
stiamo anche aggiornando la nostra guida al consumo critico che uscirà a
giugno. Non decidiamo infatti di boicottare le imprese solo perché
americane, non riteniamo corretto condurre le lotte soltanto in base alla
bandiera di appartenenza. Abbiamo però scoperto che quella della Esso non è
una situazione eccezionale, tutte le principali imprese americane si trovano
a finanaziare i partiti statunitensi o avere legami con l'esercito. Si
tratta di colossi che in certi settori hanno quasi il completo monopolio e
di una quantità infinita di merce «da evitare». Così, non potendo chiedere
alla gente di boicottare tutto, riguardo al conflitto abbiamo individuato un
prodotto simbolo per 150 marchi. A livello di iniziative, siamo comunque al
confine tra il consumo critico classico e il boicottaggio.
Qual è questo confine?
E' boicotaggio un'azione organizzata che si concentra su alcune imprese, ma
per la quantità di imprese che sono implicate siamo più a livello di scelte
fatte come abitudine e come stile di vita.
Stiamo parlando dell'abitudine a boicottare le 500 imprese che dominano il
mondo?
Nelle prime 500 c'è tanta roba, controllanno il 25% del prodotto lordo
mondiale, hanno un grandissimo potere e alle loro dipendenze milioni e
milioni di persone. Ma fra tutte, la prima in assoluto è proprio la Exon.
Come fatturato, al secondo posto c'è General Motors, la graduatoria poi è
lunga.
Ma quanto influisce il boicottaggio sulle dinamiche economiche?
In linea teorica potrebbe influire totalmente. Non si parla di cifre
astronomiche, basterebbe che aderisse il 5% dei consumatori per mettere in
stato d'allarme le imprese e riuscire già ad incidere sui loro profitti. Il
problema è che nell'epoca della globalizzazione il mercato si è così
spalmato che raggiungere il 5% non è cosa da poco, perché davvero i
boicottaggi dovrebbero essere organizzati sempre di più a livello globale.