著者: senzaconfine 日付: 題目: [RSF] I: [fori-sociali] E' festa a baghdad...... (fwd da Dino)
> TESTIMONIANZE FONTI INDIPENDENTI DAL PALESTINE DOPO L'OCCUPAZIONE > AMERICANA:
>
> - le testimonianze dei giornalisti che urlano verso gli americani il nome > dei report uccisin ieri e "fuck USA" e "Yankees go home".
> - la disperazione negli ospedali
> -Il teatrino modello spot fatto di fronte il Palestine
> nessuno si accorge della festa a Baghdad......
>
> aggiornamenti: www.abruzzosocialforum.org >
> dall'ultima corrispondenza di Robdinz in contatto con fonti indipendenti
> all'Hotel Palestine:
>
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> In contatto con Baghdad (55)
> by robdinz Wednesday April 09, 2003 at 06:30 PM
>
> E' festa a Baghdad.
>
> E' festa a Baghdad. Sono arrivati i liberatori.
> Davanti al "Palestine" ed allo "Sheraton" i carri armati ed i blindati Usa
> sono arrivati come di corsa, prendendo posto fin sopra le aiuole dei
> parcheggi. Sono scesi velocemente i soldati, con le armi e le telecamere.
> Hanno faticato ad entrare nella hall, a superare le ampie porte a vetri che > si aprono all'interno.
> I giornalisti dei networks tv li hanno respinti. Hanno provato a
> respingerli. Non volevano partecipare alla festa. Gridavano i nome dei
> colleghi uccisi ieri, colpiti con quei colpi di cannone deliberatamente
> sparati tra il 14 ed il 15 piano.
> Sono entrati di forza. Lo avranno fatto per far festa.
>
> La voce del mio contatto mi arriva chiarissima, le comunicazioni come per
> incanto sono riprese non più tardi di un'ora fa.
> E non mi parla di feste. I cittadini di Baghdad non sono stati invitati a
> nessuna festa.
> Nonostante le truppe americane si siano aperte all'interno della città
> sfondando la resistenza dei "feddayns" e giungendo fin dentro i quartieri
> popolari cannoneggiando e continuando a distruggere le abitazioni civili.
> Inseguendo gli iracheni che non sapevano che fosse festa in tutta la città. >
> Centinaia sono i cadaveri con le budella al vento, con le mosche intorno
> alle orbite degli occhi. Dove sono le tv?
>
> E' il primo giorno questo senza bombe né missili e molti, tanti, tantissimi > erano usciti fin dal primo mattino dalle case, dai rifugi improvvisati che
> erano stati le loro case per troppi giorni. Senza più cibo, acqua si sono
> riversati verso il centro di Baghdad. Davanti ai magazzini alimentari che
> ancora nascondevano viveri i più giovani e robusti hanno sfondato le
> inferriate e preso quanto loro serviva. Poi anche più su, verso i quartieri > della borghesia di stato con le ville bianche circondate da giardini pieni
> di banani. Anche qui scavalcati i muri, divelte porte e finestre con ferri
> usati come piedi di porco, calpestati i preziosi tappeti dei saloni, buttate > a terra le porte delle dipense e fatto man bassa di cibo. Ma anche di
> ventilatori, tv e radio.
> Poi tutti via di corsa.
>
> Neppure negli ospedali si sono accorti che è festa. Le migliaia di feriti
> che giacciono in ogni angolo fuorchè nei letti perché non ve ne sono più,
> continuano a non poter essere curati, le amputazioni proseguono senza alcuna > anestesia. Si continua ad urlare di dolore negli ospedali, a piangere. A
> morire.
>
> Almeno 3.000 le vittime degli ultimi tre giorni e più ancora i feriti.
> Baghdad città morta. Senza aria di festa.
>
> Milioni di persone, di uomini, donne, vecchi e bambini lontani dalle
> telecamere dei networks implorano disperati i liberatori di non distruggere > le loro case. Ma vengono colpiti, incappucciati, legati e buttati come
> rifiuti tra le macerie ed i corpi in putrefazione delle vittime.
>
> No, no, qui non c'è nessuna festa mi ricorda il mio contatto. Si sente
> sparare, la resistenza è ancora tanta. Non so davvero cosa potrà accadere
> questa notte.
> Siamo sempre a Baghdad, dopo settimane di bombe e missili, migliaia di morti > che nessuno ha mai denunciato, almeno un quarto delle abitazioni civili
> sono state distrutte, non c'è acqua potabile, decine di migliaia di
> cittadini soffrono di infezioni, tifo, diarrea. La minaccia del colera è
> qualcosa di molto reale e preoccupante. Per non parlare delle altre zone
> dell'Iraq dalle quali non abbiamo informazioni sicure ed indipendenti.
> Già, il resto del paese.
>
> Le truppe Usa stanno realizzando una specie di spot pubblicitario davanti
> agli alberghi dei giornalisti per dare l'immagine al mondo intero della
> liberazione di Baghdad. Ma non è così, si accalora il mio contatto, è questa > una città di 5 milioni di persone, chi può credere alle immagini rilanciate > via satellite di 150 iracheni che ballano e cantano davanti ai carri
> armati?.
> Già, chi?
>
> Questa notte sarà un'altra notte di sofferenza, dove non si cureranno i
> feriti, dove si farà l'appello dei vivi per contare i morti. Un'altra notte > di digiuno, di acqua del fiume per bere e lessare i legumi. Un'altra notte
> di paura che i liberatori possano arrivare alla porta e sfondarla, aggredire > e distruggere tutto quanto è all'interno. Ma di quale festa stiamo parlando? > Già, quale festa?
>
> Ho imparato a conoscerle queste notti di Baghdad, mi riferisce il mio
> contatto, sono notti che non finiscono mai, non si dorme, semmai si veglia. > Ci si sdraia vestiti dove ci si trova, i pochi soldi nascosti nelle tasche, > i piccoli ori che ogni famiglia possiede cuciti negli orli degli abiti delle > donne, i bambini tra le braccia. E mentre tutto intorno cadono bombe e
> missili, o si sentono i colpi delle artiglierie, si fa un silenzio assoluto. > Come se anche il più piccolo sospiro potesse far scoprire che c'è vita in
> quella casa. Notti terribili ed indimenticabili in quelle case della città. > Notti da passare con le mani strette sul viso.
> Già, la notte.
>
> Che la notte sia leggera.
> r.
>
> Ps.
>
> Mentre scrivevo questa corrispondenza, un contatto preziosissimo, mi ha
> inviato queste brevi note di Charles Clover, inviato del "Financial Times", > che si trova a Najaf e segue in diretta televisiva su "Al Jazeera" quanto
> avviene nel centro di Baghdad e di fronte all'hotel "Palestine".
> Le pubblico così come mi sono arrivate.
> Quale festa a Baghdad?
>
>
>
> da
> Charles Clover
> "Financial Times"
> in Najaf
> Iraq
>
> Sto vedendo al Jazeera live. Bagdad. Panoramica dall'alto. Vedo i carri
> armati ma non vedo le folle festanti. Anzi non vedo folle di nessun genere. > Solo gruppetti. Alcuni hanno uno striscione con scritto "Via gli human
> shield". Altri stanno buttando giù una statua di Saddam. Notoriamente la
> prima preoccupazione dei cittadini di una città martoriata!
> Collaborazionisti? I fuorusciti al soldo degli americani, i nuovi miliziani > pagati dagli Usa che ci verranno spacciati per "il popolo di Bagdad?
>
>
> ***
> Wednesday April 09, 2003 at 03:34 PM
> Truppe USA all'assalto dell'hotel Pelestine forse alla ricerca di cecchini. > panico tra la gente nell'hotel
> donne e bimbi che tremano e piangono di paura, uomini in divisa urlano
> bestemmie e ordini.
> le telecamere delle truppe si soffermano sui quadri di Saddam presenti
> all'interno, come per giustificare l'irruzione.
> proteste dei giornalisti che accolgono i militari al gido di "fuck USA" e
> "Yankees go home".
>
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