Autore: Pkrainer Data: Oggetto: [Cerchio] Fw: [nihil] pane e bibbia
dal Corriere della Sera di oggi 8 Aprile 2003:
Pane e Bibbia, sono già alla frontiera i crociati di Bush
I gruppi cristiani Southern Baptist e Samaritan's Purse, grandi elettori del
presidente, pronti ad assistere ed evangelizzare gli iracheni
DAL NOSTRO INVIATO
NEW YORK - La battaglia «per i cuori e per i cervelli» è ancora alle prime
scaramucce con le foto dei marines che soccorrono i bambini nel deserto.
Presto
però potrebbe diventare una sporca guerriglia, giocata sugli stomaci vuoti e
le
idee confuse degli iracheni. E potrebbe pesare persino sulle elezioni
presidenziali americane del 2004.
Per capire perché, bisogna dare un'occhiata a chi c'è dietro i camion
carichi d'
acqua, cibo e medicine già allineati in Giordania e Kuwait e pronti a
varcare il
confine con l'Iraq. Mentre cadono le statue di Saddam, s'allunga questa coda
di
gruppi non governativi che premono per entrare con gli aiuti: non tutti ben
accolti in un Paese dove i musulmani sono il 97 per cento della popolazione.
«Con il pane in una mano e la Bibbia nell'altra», ha scritto il Guardian di
Londra, marciano verso Bagdad vecchie conoscenze del presidente Bush: la
Convenzione «Southern Baptist» e gli evangelici del «Samaritan's Purse»,
vale a
dire due anime della destra radicale cristiana che usano con una certa
disinvoltura il copyright di Gesù e hanno fatto notizia per posizioni
sull'Islam
che con un eufemismo si direbbero intransigenti.
Meno d'un anno fa, il reverendo Jerry Vines, ex capo dei Southern Baptist
(16
milioni di fedeli, il più forte gruppo protestante e il secondo
gruppo religioso
della nazione dopo i cattolici) ha avuto modo di sostenere che Maometto «era
un
pedofilo posseduto dal demonio» e un «terrorista». Il suo successore,
reverendo
Jack Graham, s'è guardato bene dallo sconfessarlo e altri reverendi
oltranzisti
come Jerry Falwell gli hanno battuto le mani: questo gruppo sostiene
adesso di a
vere 800 missionari già arruolati nel «mission board» e pronti a prendersi
cura
del corpo (e delle anime) degli iracheni. Il rampollo di un'altra famiglia
Graham famosa nel mondo dell'integralismo cristiano, Franklin, è invece a
capo
dei Samaritani. Un anno fa, con un libro e qualche intervista ha spiegato
all'
America che l'Islam è intrinsecamente «malvagio e violento». Negli
interventi
successivi ha chiarito di avere fra gli islamici «un sacco di amici», ma di
non
sopportare proprio la loro religione. L'altro giorno, in un articolo sul Los
Angeles Times intitolato «Senza etichette» ha dichiarato di avere acqua per
20
mila iracheni, rifugio per quattromila e medicine per 100 mila. Non ha
specificato se prima d'un antibiotico sia prescritta una preghiera per
redimere
il seguace d'una cattiva religione. «Non è la tattica del bastone e della
carota, ma io agisco in nome del figlio di Dio».
L'America, si sa, è così attenta alle libertà d'opinione da tutelare perfino
i
razzisti del Ku Klux Klan. I problemi cominciano quando qualche libera
opinione
rischia di fare nel dopoguerra più danni delle bombe. Ibrahim Hooper,
portavoce
a Washington del Consiglio per le relazioni americano-islamiche, dice che i
propositi umanitari dei due gruppi cristiani «sono solo una copertura per
chi è
più interessato a convertire che a ricostruire l'Iraq». Parla di «inganno
odioso»: «Penso sarebbe inappropriato se questa gente avesse qualunque tipo
di
supporto dal governo americano in un momento in cui l'intero mondo musulmano
sospetta che questa sia una guerra contro l'Islam».
E questo è proprio il nocciolo della questione.
La Casa Bianca è stata attentissima, finora, a non lasciarsi trascinare
nella
lotta tra fedi. Il portavoce Ari Fleischer ha spiegato: «Il
presidente sa che l'
Islam è una religione di pace. Non gli importa se qualcuno dice il
contrario.
Lui non è d'accordo con questo qualcuno. Fleischer ha inoltre
sottolineato che l
'amministrazione non è responsabile per i molti aiuti diretti in Iraq a
titolo
privato. E tra le sei organizzazioni non governative che hanno avuto da
Washington contratti «umanitari» per 20 milioni di dollari non ci sono
gruppi
ultracristiani.
Tuttavia la faccenda non è così semplice e non a caso il problema in America
è
stato sollevato dal New York Times, non allineato con l'amministrazione. Per
Bush il peso di questi gruppi è rilevante. E non solo perché il padre di
Franklin Graham, Billy, lo convertì alla fede militante e lo indusse a
lasciare
la bottiglia nell'85 (Franklin nel gennaio 2001 ha letto l'invocazione a Dio
prima del suo insediamento alla Casa Bianca). Il presidente non è di sicuro
un
crociato: essendosi imboscato durante la guerra del Vietnam, gliene
mancherebbe
anche la statura. Allora però bisogna chiedersi cosa spinga un politico ben
consigliato come lui a lasciarsi fotografare da Time (non erano certo rubate
quelle immagini) mentre prima della riunione di governo prega a mani giunte
assieme ai ministri e ai consiglieri al completo.
Forse la risposta è, appunto, politica. La destra cristiana e bianca,
radicale e
sudista - quella, per capirci, della Bible Belt , la Cintura della
Bibbia - è la
base elettorale di Bush. Nella corsa alla nomination del 2000 i «Southern
Baptist» e i loro simili gli consentirono di sbarazzarsi del
pericoloso outsider
McCain prima ancora che il partito facesse quadrato attorno alla sua
famiglia. A
questa base Bush andò a rendere omaggio durante la visita all'università Bob
Jones del North Carolina (quella dov'erano proibiti, ancora nel 2000, i
fidanzamenti interrazziali). A questa base s'è piegato dopo le
farneticazioni di
Vines, intervenendo alla Convenzione dei «Southern Baptist».
Paradossalmente, in
poche settimane gli americani avranno dall'Iraq anche una notizia di
politica
interna. Perché scopriranno se il loro presidente vorrà e saprà restare
«presidenziale», e dunque resistere ai suoi stessi supporter: o se, a guerra
appena conclusa, sarà già partita la campagna elettorale 2004.
- Goffredo Buccini -
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Chi vuole veramente fermare la guerra prima di tutto deve aiutare gli
iracheni nella loro resistenza civile ed armata. E, per quanto è possibile,
far sentire che il mondo è vicino a loro nella tragedia e nella prova.
Pietro Ingrao
Pacifista storico e "padre della sinistra"
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