[Cm-milano] OT: da indy

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non c'entra un cazzo, ma è spettacolare... ci manca solo un ciclista che
passa fischiettando sul marciapiede...

ciao

Jacopo


La Vandea di via Perez

È primavera, è aprile, e come al solito a Palermo piove. Oddio, qualcuno
avrà certo da obiettare a quel mio "come al solito", ma è quello che accade
ogni volta che devo andare in centro per una qualche ragione.
Quando piove sappiamo tutti che Palermo s'inchioda. Alcune strade si fermano
del tutto anche se non c'è alcun motivo plausibile, visto che dopo un paio
di chilometri di coda essa, per prodigio, svanisce, e si torna tutti a
circolare speditamente.
Esiste una strada a Palermo che, quando piove, riesce a tirar fuori il
peggio dalle persone imbottigliate nel traffico: via Perez. Ma di via Perez
a Palermo ce ne sono due, io mi riferisco alla parallela di via Oreto che
permette alle auto di andare dalla Stazione Centrale al ponte Oreto.
Oggi io ero lì, alle 2 del pomeriggio, infognato nel traffico. Quello che
sto per raccontarvi è la pura verità, e anche se il regime sotto il quale
viviamo schiavi metterà tutto a tacere, sappiate che le cose sono andate
proprio nel modo in cui ve le sto raccontando.

Siamo già fermi nel traffico da 15 minuti, e per fermi intendo a motori
spenti. Piove a dirotto e la gente sta per andare in escandescenze.
Tuttavia, regna ancora il silenzio. Che a Palermo si sia capito che nel
traffico strombazzare col clacson è assolutamente inutile? Che Palermo sia
diventata finalmente una città civile?
Nemmeno il tempo di godermi il civismo dei miei concittadini che parte il
primo timido strombettio. È il La che scatena il putiferio. Non era
consapevolezza dell'inutilità del clacson, ma inconsapevolezza del possesso
dell'arma! Quel segnale innesca la detonazione.
In pochi secondi via Perez viene invasa dal simultaneo frastuono di duemila
automobili che ululano la loro furibonda violenza.
Un tizio esce la testa dal finestrino, inzuppandosi, e urla a quel
deficiente che ha davanti di fargli strada. Fatto sta che quel deficiente
intende uscire dal parcheggio nel momento più inopportuno e si sta per
scontrare con un altro demente che ne ha fatto un punto d'onore: non passa
lo straniero!
A quel punto, da una stradina, arriva in contromano una signora che con una
frenata alla 007 s'insinua tra i due, e si scopre che questa stronza non era
sola, ma che aveva portato con se una teoria di altre mentecatte come lei
che avevano scoperto la furbata di immettersi in contromano. Andare indietro
è ormai impossibile!
Abbasso il volume dell'autoradio e sento le parolacce che arrivano dall'auto
dietro la mia in direzione di quella befana, mentre l'autista di fronte a me
scende per prendere a calci in culo l'idiota che vuole uscire dal parcheggio
e che non ha intenzione di liberare la strada finché non avrà ottenuto
soddisfazione. Ma la pioggia aumenta di colpo e tutti ritornano in auto a
premere con forza spasmodica sui loro clacson del cazzo.
Dai balconi spuntano gli ombrelli delle comari che si beccano il freddo, ma
che non possono perdersi lo spettacolo quotidiano della rissa di massa.
Qualcuna ritira la bandiera della pace ormai zuppa, altre spettegolano sulla
figlia del salumiere, un bambino mette a tirare le pietruzze dei vasi sulle
auto.
A quel punto finalmente quel disgraziato, livido, decide di rientrare nel
parcheggio per tentare la sorte più tardi, quello dietro di lui guadagna
quei 15 cm di spazio con un ghigno di soddisfazione, mentre la zoccola in
contromano incastra un centimetro di paraurti tra loro due e un'ennesima
auto s'intrufola da sinistra bloccando il tutto in una morsa senza scampo.
Ricomincia l'ennesima ondata di trombe del giudizio, mentre l'isterico
davanti a me s'infuria come un gorilla. La strada si libera di un paio di
metri, ma la fila non avanza. Il demente da sinistra deve fare la prima
mossa o si resta tutti lì fermi. Tuttavia egli non si muove... pare attenda
qualcosa, un segnale divino? Che cazzo ne so!
In realtà gli s'è spenta l'auto e non s'accende. Tutti noi s'abbassa i
finestrini e ci lamentiamo con una scurrilità impressionante, ma più di
tutti la vecchietta che guida la 126 azzurra dietro di me, che è una vipera
incazzata. Il coglione che blocca tutti prova e riprova, non può andare né
avanti né indietro, dà colpi d'accensione senza esito, a un certo punto esce
dall'auto e allargando le braccia ci annuncia di aver terminato la benzina.
È la goccia. La vecchia dietro di me scende dall'auto, brandisce un ombrello
e corre verso quel disgraziato con occhi omicidi. Tutti noi scendiamo per
bloccarla, ma lei rotea quel paracqua come un vichingo con la sua ascia
bipenne. La tarchiata signora accelera, la vittima indietreggia, lei gli è
addosso quando inciampa in una buca e schianta il viso sull'asfalto, facendo
schizzare una dozzina di denti qui e là. La alziamo da terra in un lago di
sangue, ha il viso deturpato dal bullone sul quale ha avuto la precisione di
schiantare la fronte. Con l'ultimo alito di vita si raccomanda l'anima al
diavolo e ci supplica di renderle giustizia: "qualcuno mi vendichi,
uccidetelo... uccidetelo!" e spira. Per il quieto vivere di tutti decidiamo
di buttare il suo corpo in un cassonetto e di far guidare la sua auto da un
passante affinché non resti a intralciare il traffico.
Con violenza qualcuno ordina alla puttana in contromano di retrocedere, lei
ingrana la marcia, gira il suo corpo all'indietro, l'auto dietro la sua le
fa spazio, parte e invece di andare indietro balza brutalmente in avanti,
sfondando il radiatore dell'auto in panne.
Il proprietario, con già una signora morta sulla coscienza, ulula
imprecazioni a cui pochi badano, finche tutti noi si sente una parola che
suona come bestemmia alle nostre orecchie: "assicurazione".
"Ma quale minchia di assicurazione! Levatevi dai coglioni!", urla l'autista
gorilla di fronte a me. A quel punto arriva altra gente da ognuna delle tre
strade bloccate, tutti con gli occhi iniettati di sangue. Qualcuno brandisce
armi improprie, un ragazzo decide di dar fuoco a un cassonetto, volano i
primi cazzotti. Scendo dall'auto e un signore mi viene addosso furioso. Lo
riconosco, è il salumiere, che non è imbottigliato nel traffico come noi, ma
ha deciso di partecipare alla rissa per puro spasso personale. Lo schivo e
lui piomba su una signora, cadono nel fango e si rialzano zuppi come
porcelli. La bolgia s'infiamma. Partono i calci alle auto, seguono ceffoni e
cazzotti. Il bambino dal balcone fa piombare su di noi giocattoli,
stoviglie, vasi, scarpe, soprammobili e il gatto, che finisce su un
carognone di quartiere e gli dilania a graffi il viso.
Una muta di cani da strada decide di intervenire nella zuffa, latrando e
ringhiando sul fianco Sud della bolgia, costringendo i coinvolti di quella
periferia a spingere verso l'interno. Sopravviene quindi una scolaresca di
liceali, che decide di intervenire lanciando oggetti trovati a terra sul
mucchio all'interno del quale mi trovo anch'io, coinvolto.
È l'anarchia, due auto prendono fuoco, colpi di martinetto spezzano
parabrezza e vetrine dei negozi, scene di panico e saccheggio caratterizzano
il lato Est della mattanza, mentre nel lato Ovest un gruppo di ragazzine
allestisce un fortunoso ospedale da campo. La fiaschetteria Garofalo viene
assaltata da una banda di facinorosi, che ne prende il possesso. Poco dopo
li si vedrà ubriachi sulla capotte di una Mercedes cantare "15 uomini... 15
uomini...".
Un'altra pattuglia di liceali teppisti assalta il panificio, uscendone con
gerle di pagnotte da distribuire alle masse affamate, qualcuno fa notare
l'assoluta inutilità dell'atto, ma verrà ucciso e il suo corpo penzolerà da
un balcone a testa in giù.
A quel punto la sedizione diventa scientifica, un paio di agitatori prende
il comando di alcune bande di vigliacchi, dando loro dei nomi di battaglia:
prima Compagnia "Fetentoni", seconda Compagnia "Piromani", terza Compagnia
"Cannibali" e quarta Compagnia "Stupro". Assumono il grado e il nome di
Generale "Eccidio" e Colonnello "Strage".
Dalla parte opposta s'assembla un esercito avversario, composto da
guerriglieri indisciplinati e sbandati dal volto macchiato del sangue
altrui. Il nome di questo condottiero dell'orda di barbari già circola di
persona in persona come una leggenda, si racconta di lui che abbia la forza
di 10 tori e che nell'ambito della violenza sessuale non si fa scrupoli sul
sesso della vittima, Antonino Khan detto "L'Ottuso", pretendente al trono di
Mongolia e Manciuria.
La compagnia Cannibali guidata dal Generale Eccidio muove l'assalto ai
vandali dell'Ottuso, mentre nelle retrovie la Compagnia Piromani prepara
bottiglie molotov. Lo scontro è tremendo, comete di carne umana vengono
proiettate lontano seguite da una scia di sangue. Io mi arrampico su un
gruppo di corpi e guadagno un punto d'osservazione relativamente sicuro su
un balcone. La Compagnia Stupro accerchia la ressa da Ovest, mentre la
Compagnia Fetentoni, guidata dallo stesso Colonnello Strage, passa da Est
brandendo chiavi inglesi già lorde di sangue e cervella.
Dai balconi piove di tutto, ma soprattutto vasi di gerani e aste di bandiere
della pace: quei drappi iridati vengono requisiti per farne fasciature
variopinte per i feriti. Una donna, presa dalla foga della carneficina, nel
lanciare una sedia rococò, perde l'equilibrio e precipita nel vuoto dal
quarto piano, sfondando un Fiorino. La Compagnia Stupro, dispersa dalle
brigate dell'Ottuso, tenta di arrampicarsi sui balconi per saccheggiare case
e violare fanciulle, ma vengono accolti da fiumane d'olio bollente. Un
rigagnolo di quell'olio finisce su un'auto in fiamme capottata in un lato
della strada e prende fuoco come benzina, scompigliando le falangi vampire
dell'Ottuso che, primitive, sconoscono l'uso del fuoco e lo temono.
La palazzina a tre piani attaccata viene rapidamente avvolta dal rogo,
mentre gli inquilini si precipitano nel vuoto per non finire in bocca alle
fiamme. La pioggia nulla può contro la plastica e un denso fumo nero aleggia
sul campo di battaglia e brucia la gola dei combattenti.
Issato su una Laguna Weekend, siede su un trono di teschi umani Antonino
Khan l'Ottuso, che urla ai suoi portaordini il disporsi ora a scacchiera,
ora a tenaglia delle sue soldatesche selvagge.
A quel punto la guerra si blocca. Un silenzio disumano, rotto solo dal
crepitio dei focolai d'incendio, avvolge via Perez... da lontano arriva
un'ambulanza a sirene spiegate che pretende di passare. Immediatamente il
Generale Eccidio lancia una pattuglia di Cannibali a devastare quell'intruso
e il massacro riprende.
La soldatesca di Cannibali aggredisce l'ambulanza e la capovolge. Gli
occupanti fanno appena a tempo a lanciare un patetico SOS alla Centrale, che
registra questo spaventoso appello: "c'è una sommossa in corso qui in via
Perez... ci attaccano! Aiuto... ci mordono! Ci mordonooo..." e la
comunicazione s'interrompe con un sottofondo di carni sbranate e di urla
disumane.
La Centrale decide di segnalare l'accaduto alla Polizia che solo adesso
viene a sapere della guerra in atto. Arrivano le prime tre volanti da Nord,
ma restano bloccate. Segnalano ai colleghi di procedere dal ponte Oreto in
contromano e che in lontananza si vedono colonne di fumo, lingue di fuoco ed
echi di violenze gratuite. Si alzano in volo due elicotteri e vengono
all'ertati i vigili del fuoco. All'arrivo della pubblica sicurezza, i
belligeranti si arroccano sulle proprie posizioni. Un ambasciatore mandato
dal Generale Eccidio propone una coalizione all'Ottuso, che prima lo divora
e poi accetta la tregua per respingere il nemico. Firmato in fretta e furia
un armistizio, si innalzano le prime barricate, che bloccano alcuni isolati
tra la via Gaspare Palermo e via Todaro, con vedette appostate in via De
Borch e via Gallo. Uno scudo di auto in fiamme blocca gli accessi dalla via
Emiliani Giudici, in modo tale da concedere l'assalto solo dal fronte Sud,
da via Bergamo, e dal fronte Est, da via Mortillaro. Un corridoio d'accesso
e deflusso viene sorvegliato dai cecchini in via Foderà, dal quale arrivano
le milizie irregolari dei ladri di autoradio di via Oreto, dei ladri di
motorini di via Decollati e dei cardatori di lana di materasso di via
Stazzone, che chiedono di essere integrati nelle truppe del Generale
Eccidio.
La Polizia allerta i Lancieri d'Aosta della Caserma Cascino, che mandano i
cingolati a sfondare le barricate a Ovest. Gli elicotteri sorvolano
l'enclave di dissidenti e inviano dati tecnici alla Polizia e ai Carabinieri
a Sud e a Est. Il fronte Nord è terra di nessuno che cade immediatamente
sotto il protettorato della Croce Fucsia, una associazione di ambulanzieri a
fortissima infiltrazione mafiosa, che fa pervenire aiuti umanitari ai
dissidenti e, sottobanco, armi da fuoco, artiglieria leggera, lacrimogeni e
bombe incendiarie.
"Arrendetevi incondizionatamente, ai prigionieri non verrà fatto alcun male
e manterrete l'onore delle armi!", tuona dal megafono il comandante delle
forze di polizia, tale Colonnello Fromboletti.
"MERDE!" risponde l'Ottuso, ma non alla francese, ma proprio nel senso di
"siete delle merde". A quel punto il Colonnello Fromboletti ordina il fuoco
a volontà sui dissidenti e un rombo di mitra e il terribile fischio dei
proiettili piombano sulle carcasse delle auto poste a scudo dai ribelli.
L'Ottuso assume la difesa del fronte Sud, il Generale Eccidio protegge il
fianco Est e il Colonnello Strage viene inviato a puntellare le difese da
Ovest, martoriate dall'artiglieria dei Leopard del 6° lancieri.
Rete4 interrompe la programmazione per mandare in onda un trafelato Emilio
Fede che urla "Sparano! Sparano! A Palermo sparano!". Si gongolerà per anni
della sua tempestività. Il Tg5 manda Salvo Sottile a infiltrarsi da Nord e,
sventolando una bandiera rosa-nero, riesce ad allestire un collegamento
satellitare dall'interno del campo di battaglia degli insorti. Un fotografo
improvvisato (uno sciacallo che ha rubato una Nikon da un negozio in fiamme)
ritrae una scena commovente che farà il giro del mondo: un fanciullo,
correndo con ordini di guerra tra una barricata e l'altra, viene crivellato
dai colpi di mitra della Polizia, che spara alla cieca e all'impazzata. Il
fotogramma ritrae il ragazzino logoro che cade con in mano un dispaccio e
nell'altra un'autoradio rubata. L'ennesimo martire, un piccolo eroe da
ricordare.
Frattanto il fianco Est difeso da Eccidio sta per cedere, l'Ottuso manda
uomini a rafforzare, ma è tutto inutile. Con un'abile mossa strategica i
lancieri d'Aosta hanno corrotto il Colonnello Strage, che gli ha aperto
l'ingresso in cambio di un salvacondotto che lo possa far tornare alla sua
famiglia di Falsomiele, traditore ma incolume.
I lancieri attaccano alle spalle le schiere del Generale Eccidio, che muore
nell'inutile tentativo di ricacciare il nemico. Ormai i ribelli sono
sconfitti e viene ferito e catturato anche Antonino Khan.
400 rivoltosi vengono arrestati, alcuni vengono passati per le armi a mo'
d'esempio. I feriti vengono trasportati al Policlinico e al Civico. Molti
morti bruciano nelle carcasse delle auto accartocciate e sfondate. I
bulldozer abbattono le barricate, alcuni fuggiaschi vengono presi e un
cecchino indomito viene abbattuto da un martellamento di mitraglia da un
elicottero.
Io scendo dal balcone su cui avevo trovato riparo, vengo controllato e
rilasciato dai Carabinieri, salgo in auto e torno a casa.
Antonino Khan detto l'Ottuso viene portato di fronte all'Alta Corte dei
Diritti Umani, dove addenterà il suo avvocato.

Arrivo sotto casa e incontro mio padre che nota una grossa ammaccatura sul
fianco della mia Punto. Gli racconto l'accaduto per giustificarmi.
Lui, per fortuna, crede a tutto quello che gli dico e non s'incazza per la
botta. L'importante è che io sia vivo.
E anche voi mi credete, no?