[RSF] DA SAIGON A BAGHDAD... una risposta, una proposta

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Autore: dino frisullo
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Oggetto: [RSF] DA SAIGON A BAGHDAD... una risposta, una proposta
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Una recente intervista televisiva di Adriano Sofri mi ha dolorosamente =
stupito, per la banalizzazione dell'atteggiamento verso il Vietnam d'una =
generazione che fu la sua e, di striscio, anche la mia. Ma mi ha colpito =
anche l'uso politico di quella banalizzazione: se ci si schier=F2 con il =
Vietnam "per scelta di campo", ora che i campi non esistono pi=F9, =
l'unico fondamento di una "scelta di campo" resta quello etico, ridotto =
per=F2 alla conta delle vite umane risparmiate (forse) in caso di rapida =
vittoria Usa, con brutalit=E0 in fondo non minore di chi conta le vite =
umane da sacrificare. Mi rendo conto per=F2 di un'aporia, una =
contraddizione (quasi) insanabile. E' ben vero che augurarsi una =
sconfitta degli Usa vuol dire auspicare una vittoria politico-militare =
di Saddam. Anche l'eventuale accettazione di un cessate il fuoco da =
parte degli angloamericani sarebbe, a questo punto, una sua enorme =
vittoria politica. E noi, noi amici dei kurdi, noi rigorosi osservatori =
dei crimini nelle carceri mediorientali, non siamo antagonisti di Saddam =
Hussein e di tutti quelli come lui? Da questa riflessione un po' =
rabbbiosa, un po' sofferta =E8 venuto fuori questo breve scritto, che il =
Manifesto dovrebbe pubblicare a giorni come opinione, ma che intanto =
propongo ai compagni e alle compagne. Non ho presunzione di dire cose =
nuove, ma nella seconda parte cerco di fare una proposta politica forse =
praticabile in diversi modi e luoghi: LAVORARE GIA' DA ORA NON SOLO PER =
FERMARE LA GUERRA DI BUSH, MA PER RIBALTARE IL DOPOGUERRA DI SADDAM. Un =
caro saluto a tutti/e.
-------------------------------------------------------------------------=
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DA SAIGON A BAGHDAD. UNA RISPOSTA A SOFRI, UN'IPOTESI DI LAVORO

Rispetto alla mia recente degenza forzosa la lunga forzosa clausura di =
Sofri, lo dico con affettuosa ironia, dovebbe avvantaggiarlo nella =
riflessione. Stupisce che su un tornante decisivo come il Vietnam gli =
esiti ne siano cos=EC angusti. Non eravamo con il Vietnam solo n=E9 =
soprattutto per scelta di campo. La nostra generazione, che scosse =
l'Occidente e quella guerra, era gi=E0 allora ben pi=F9 critica delle =
sue classi dirigenti nei confronti di modelli, riti e nomenklature =
realsocialiste. Eravamo con il Vietnam anzitutto per una pulsione etica. =
Con i deboli contro i forti: la pi=F9 grande armata contro un esercito =
contadino, armi chimiche (testate allora su larga scala nei loro effetti =
teratogeni e mutageni) contro le armi povere della guerriglia, =
l'escalation della forza brutale per spezzare un popolo incoercibile.=20

Ma eravamo per la sconfitta degli Usa in Indocina anche perch=E9 la loro =
vittoria avrebbe riaperto la porta all'arbitrio della forza e alla =
tentazione dell'unipolarismo, segnando la crisi o l'arresto della =
decolonizzazione che stava creando un mondo nuovo e un nuovo diritto =
internazionale. D'altro canto anche gli Stranamore d'allora al Pentagono =
sognavano di attaccare poi Cina e Urss. Difficile immaginare in quale =
mondo saremmo vissuti senza la liberazione di Saigon e la sconfitta del =
sogno dei falchi Usa, oggi rinnovato, di dominio mondiale.

Saddam Hussein non ha nulla della statura politica di HoChiMinh o Giap. =
Ma non ricorda il Vietnam la scena dei contadini irakeni festanti =
attorno all'elicottero abbattuto a colpi di kalashnikov? E non fanno =
pensare a My Lai i bambini fatti a pezzi da due bombe che sono =
programmati avvertimenti sull'impatto dell'assedio prossimo venturo? =
Nessuno in buona fede pu=F2 sostenere che si possa obbligare con la =
forza un popolo intero a resistere, e Chiarini ed altri ci spiegano le =
radici della dignit=E0 nazionale che, ad ovvia eccezione dei kurdi, =
induce oggi a combattere o comunque a odiare gl'invasori anche coloro =
che, come gli sciiti del Sud, Saddam non l'hanno mai amato. Non =E8 un =
riflesso "vietnamita" l'elementare autodifesa d'una comunit=E0 gi=E0 =
stravolta e decimata da un embargo criminale? E non sa di escalation =
indocinese il crescendo di minacce americane agli sciiti, alla Siria, =
all'Iran, alla Russia?

Del resto il think-tank reaganiano che, per conto del possente complesso =
d'interessi militar-industriali e petroliferi, programma la guerra =
preventiva e infinita, vive la vittoria finale in Iraq come la rivincita =
del Vietnam. E come il volano per una catena di aggressioni alla Siria, =
all'Iran ed a quant'altri s'aggiungeranno intanto all'Asse del male. Se =
vinta, la guerra proseguir=E0 ben oltre Baghdad. E' questa la ragione =
per cui neppure l'angoscia sulle vittime pu=F2 indurci ad augurarci una =
rapida vittoria degli Usa. Al contrario: che s'impantanino in Iraq, =
cresca il loro isolamento, siano messi in scacco dalla tattica di =
guerriglia irakena, siano infine costretti, in tempi possibilmente =
brevi ma che non saremo noi a determinare, ad accettare un cessate il =
fuoco e ripensare tutti i parametri della loro politica estera.=20

So bene i terribili prezzi umani che questo comporter=E0, e i prezzi =
politici. Perch=E9 equivarrebbe a una vittoria di Saddam Hussein. E non =
solo sua. La sconfitta degli Usa sarebbe vissuta come un trionfo da =
tutte le forze che la loro arroganza ha suscitato o indotto a =
schierarsi, dalle pi=F9 nuove e fresche alle pi=F9 integraliste e =
settarie, dai regimi ai movimenti, dai palestinesi agli ayatollah. Ma =
questa non =E8 una novit=E0, n=E9 =E8 responsabilit=E0 nostra la scelta =
di Washington e Londra di muovere guerra al mondo dislocando contro di =
s=E9 molti mondi diversi. Tuttavia =E8 certo angoscioso e =
contraddittorio, specie per chi come me condivida a fondo le istanze di =
liberazione dei kurdi, augurarsi nei fatti una vittoria del loro =
criminale antagonista storico in Iraq.=20

Torna allora il paragone con il Vietnam: la sua rimozione dall'orizzonte =
della sinistra (salvo rare eccezioni) fino al dramma dei boat-people. =
Invece il dopoguerra a Baghdad, e ad Erbil, Suleymaniye, Basra e Kirkuk, =
deve interessarci a fondo. E se ne pongono ora le premesse. Qui forse =
possiamo incidere e spostare equilibri, in un rapporto di solidariet=E0 =
e condivisione dal basso, dentro e contro la guerra.=20

Una vittoria degli Usa non porterebbe democrazia n=E9 autogoverno. Alla =
vigilia del conflitto la Cia aveva gi=E0 selezionato i quadri del =
passato regime, spesso screditati affaristi o criminali di guerra, di =
cui circondare il futuro proconsole americano. L'hanno ormai compreso =
gli sciiti ed altri oppositori, mentre s'illudono ancora purtroppo i =
kurdi del Pdk e del Puk i cui spazi d'autonomia, stretti fra il nuovo =
potere centralistico a Baghdad e le mire turche e iraniane, sarebbero =
ancora pi=F9 limitati degli attuali. Il sacrosanto diritto =
d'autodeterminazione d'una nazione plurimillenaria potrebbe affermarsi =
invece saldando il rifiuto dell'ingerenza turca a sud del confine e il =
rifiuto della nuova repressione in Turchia, dove i kurdi sono =
risolutamente contrari alla guerra. Una nuova unit=E0 nazionale kurda =
avrebbe effetti dirompenti sia rispetto al gioco turco-americano =
nell'area, sia agli equilibri del dopoguerra. E su questo gli amici dei =
kurdi in tutto il mondo possono incidere.

Pi=F9 in generale: =E8 impensabile che nella resistenza popolare =
all'invasione non si rinsaldi l'egemonia della casta al potere, ma al =
contrario prenda forma un blocco democratico alternativo al regime, =
capace di contendergli la gestione della guerra (dei corridoi umanitari, =
degli approvvigionamenti, delle tattiche belliche) e l'egemonia nel =
dopoguerra? Altre volte =E8 avvenuto, in situazioni estreme di guerra di =
popolo. Lavorare seriamente su questa ipotesi, in parallelo con =
l'impegno umanitario e l'aiuto solidale ai profughi e agli sfollati, =
significa per tutti noi - Ong sul campo, movimenti e campagne di =
solidariet=E0 e di controinformazione - valorizzare sistematicamente =
(nei limiti del buonsenso: vedi "Oil for food") le aggregazioni popolari =
e democratiche rispetto al regime.=20

Sarebbe questa anche la miglIor risposta a coloro che da cento salotti =
televisivi ci chiedono di denunciare Saddam. Non sento alcun bisogno di =
dissociarmi da chi non mi fu mai socio: lo facciano coloro che l'hanno =
sostenuto e armato per decenni per massacrare i miei amici. A noi spetta =
lavorare nel concreto, dentro e contro la guerra, per costruire =
un'alternativa democratica al regime di Saddam, che nasca dalla gente =
che si batte per sopravvivere anche su sponde apparentemente diverse od =
opposte: dagli irakeni che resistono agli angloamericani, dai kurdi che =
cercano un futuro fra errori e speranze, dai milioni di profughi di ieri =
e di oggi.=20

Dino Frisullo

=20

=20

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di=20
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vuol dire=20
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