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Serra Salvatore <totoserra@???> wrote:Da: "Serra Salvatore"
A: "Antonella Mangia" ,
,
"Valdichiana Social Forum"
Oggetto:
Data: Mon, 31 Mar 2003 13:56:35 +0200
Bandiera rossa di Nichi VendolaLe avare ma brillanti esternazioni del Cavaliere Berlusconi si ispirano sinistramente ai gesti dei kamikaze: si introducono furtivamente in territorio nemico e si fanno esplodere, senza fortunatamente produrre morti e feriti. Diciamo che sono la traduzione cabarettistica di una gestualità sommamente tragica. Lui dice che vanno bene i pacifisti che manifestano in buona fede - la buona fede sarà la moglie di Emilio - ma considera una bestemmia che sfilino, accanto a quelle arcobaleno, così tante bandiere rosse. Rosse di sangue, di vergogna, eccetera. Parole in libertà: si mascherano da innocui bengala, ma scoppiano come candelotti imbottiti di propaganda, di denigrazione morale, di odio fondato sull'ignoranza. Se sullo sfondo non ci fosse la guerra illegale all'Iraq, potremmo archiviarle, quelle sillabe da Grand Guignol, tra i reperti del nuovo anti-comunismo, accanto alla giugulare gonfia e paonazza di Paolo Guzzanti e all'ubriachezza molesta degli elzeviri dei quotidiani di Arcore. Ma abbiamo gli occhi puntati sulla strage, contiamo i missili che piovono su Baghdad, leggiamo i bollettini della morte e del dolore di un popolo messo in croce da un dio empio e tracotante: e per nulla al mondo pensiamo che la nostra ribellione, la nostra disubbidienza, la nostra renitenza alla leva americana, possa essere giudicata come una decorazione floreale, come una esuberanza rococò esteticamente apprezzabile ma politicamente muta.
Noi chiediamo che "ora" si dichiari il "cessate il fuoco", che "ora" si ritirino le truppe degli invasori. Che "ora" si rompa la spirale infame dei "crimini di guerra" che le potenze alleate stanno perpetrando ai danni dei civili iracheni. Che "ora" si restituisca all'Onu il suo ruolo di mediatore e di custode della legalità internazionale. Che "ora" si interdica l'uso gangsteristico delle basi e dello spazio aereo in Italia. Che "ora" Ciampi ritrovi la favella perduta per fare rispettare il ripudio costituzionale della guerra.
Berlusconi è complice di questa mattanza, anche se si comporta come il "palo" nel corso di una rapina: contro la legge fondamentale e contro il sentimento pacifista della nostra gente, lui e la sua maggioranza ci hanno portato, sia pure giocando a moscacieca, oltre il filo spinato della "co-belligeranza": non so come farà il ministro Giovanardi a frequentare la santa messa e fare la comunione, dovrebbe in cuor suo sentirsi piuttosto scomunicato. Ma non è in questione la coerenza di cartapesta di tanti sepolcri imbiancati: è in questione la solidità del "patto" su cui fu edificata la Repubblica.
Tra coloro che la costruirono, combattendo contro il fascismo e il nazismo, ci furono i comunisti: che pagarono un tributo di sangue altissimo, che scrissero pagine di libertà tra le più belle della storia novecentesca, che conobbero l'esilio, la prigione, la tortura, la fucilazione, che furono tanta parte dell'epopea partigiana. Questa libertà non fu un pacco-regalo sganciato dagli aerei americani, come una speciale stecca di cioccolata: fu una vicenda immensa e terribile, di individui e di popoli, dalla quale non può essere recisa la Resistenza europea e i venti milioni di morti sovietici. Oppure si pensa che la battaglia di Stalingrado non sia stata altro che una fiction holliwoodiana? Capisco che la saga berlusconiana si senta erede degli americani alla Lucky Luciano, ma pensare di confezionare la storia come un carrello da supermarket è un po' troppo. Le bandiere rosse sventolarono, lo ricordo a Berlusconi, contro il primo conflitto mondiale: e fu Lenin a denunciare la natura "imperialistica" di quella guerra che i nostri poveri contadini combatterono al grido di "Avanti Savoia! ". Non ne parlo per vanagloria, né per occultare errori ed orrori che si cumularono nella storia dei partiti e degli Stati comunisti. Ma perché la guerra è sempre stata un affare per i ricchi e un immenso cimitero per i poveri: una girandola di appalti per l'industria bifronte della distruzione e della ricostruzione, una medaglia alla memoria e la tromba che suona "il silenzio" per i fessi mandati in trincea.
Fu un comunista a disegnare la più bella colomba della pace: si chiamava Pablo Picasso, quello che ha raccontato la guerra nella straziante pittura di "Guernica". E furono i comunisti, assieme ai cattolici, a cogliere la novità sconvolgente rappresentata dall'entrata sulla scena del mondo di un protagonista inedito: la bomba atomica. Ed oggi, nella piazza globale del terzo millennio, monta l'onda popolare di un nuovo pacifismo: un'onda che attraversa le generazioni e le classi e le nazioni, plurale e orizzontale, accompagnata da tante bandiere diverse. Che non sono vessili o stendardi bellici, issati a presidiare fortini e appartenenze, ma sono confluenza e convivialità di culture e di passioni. Tra queste, senza pretese di primati, vi sono anche quelle che Pasolini definiva "belle bandiere". Le sventolano mani di ragazzini: una nuova generazione ribelle, che danza la vita contro un Potere che uccide.
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<P> <B><I>Serra Salvatore <totoserra@???></I></B> wrote:
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<P>Noi chiediamo che "ora" si dichiari il "cessate il fuoco", che "ora" si ritirino le truppe degli invasori. Che "ora" si rompa la spirale infame dei "crimini di guerra" che le potenze alleate stanno perpetrando ai danni dei civili iracheni. Che "ora" si restituisca all'Onu il suo ruolo di mediatore e di custode della legalità internazionale. Che "ora" si interdica l'uso gangsteristico delle basi e dello spazio aereo in Italia. Che "ora" Ciampi ritrovi la favella perduta per fare rispettare il ripudio costituzionale della guerra.
<P>Berlusconi è complice di questa mattanza, anche se si comporta come il "palo" nel corso di una rapina: contro la legge fondamentale e contro il sentimento pacifista della nostra gente, lui e la sua maggioranza ci hanno portato, sia pure giocando a moscacieca, oltre il filo spinato della "co-belligeranza": non so come farà il ministro Giovanardi a frequentare la santa messa e fare la comunione, dovrebbe in cuor suo sentirsi piuttosto scomunicato. Ma non è in questione la coerenza di cartapesta di tanti sepolcri imbiancati: è in questione la solidità del "patto" su cui fu edificata la Repubblica.
<P>Tra coloro che la costruirono, combattendo contro il fascismo e il nazismo, ci furono i comunisti: che pagarono un tributo di sangue altissimo, che scrissero pagine di libertà tra le più belle della storia novecentesca, che conobbero l'esilio, la prigione, la tortura, la fucilazione, che furono tanta parte dell'epopea partigiana. Questa libertà non fu un pacco-regalo sganciato dagli aerei americani, come una speciale stecca di cioccolata: fu una vicenda immensa e terribile, di individui e di popoli, dalla quale non può essere recisa la Resistenza europea e i venti milioni di morti sovietici. Oppure si pensa che la battaglia di Stalingrado non sia stata altro che una fiction holliwoodiana? Capisco che la saga berlusconiana si senta erede degli americani alla Lucky Luciano, ma pensare di confezionare la storia come un carrello da supermarket è un po' troppo. Le bandiere rosse sventolarono, lo ricordo a Berlusconi, contro il primo conflitto mondiale: e fu Lenin a denunciare la natura "imperialistica" di quella guerra che i nostri poveri contadini combatterono al grido di "Avanti Savoia! ". Non ne parlo per vanagloria, né per occultare errori ed orrori che si cumularono nella storia dei partiti e degli Stati comunisti. Ma perché la guerra è sempre stata un affare per i ricchi e un immenso cimitero per i poveri: una girandola di appalti per l'industria bifronte della distruzione e della ricostruzione, una medaglia alla memoria e la tromba che suona "il silenzio" per i fessi mandati in trincea.
<P>Fu un comunista a disegnare la più bella colomba della pace: si chiamava Pablo Picasso, quello che ha raccontato la guerra nella straziante pittura di "Guernica". E furono i comunisti, assieme ai cattolici, a cogliere la novità sconvolgente rappresentata dall'entrata sulla scena del mondo di un protagonista inedito: la bomba atomica. Ed oggi, nella piazza globale del terzo millennio, monta l'onda popolare di un nuovo pacifismo: un'onda che attraversa le generazioni e le classi e le nazioni, plurale e orizzontale, accompagnata da tante bandiere diverse. Che non sono vessili o stendardi bellici, issati a presidiare fortini e appartenenze, ma sono confluenza e convivialità di culture e di passioni. Tra queste, senza pretese di primati, vi sono anche quelle che Pasolini definiva "belle bandiere". Le sventolano mani di ragazzini: una nuova generazione ribelle, che danza la vita contro un Potere che uccide. <BR></P></TD></TR></TBODY></TABLE></P></FONT></FONT></FONT></BLOCKQUOTE><p><br><hr size=1><A HREF="
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