[Cerchio] Re:_Il_momento_della_verità_

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Autor: corrispondenze metropolitane
Data:  
Assumptes vells: [Cerchio] Re: Il momento della verità
Assumpte: [Cerchio] Re:_Il_momento_della_verità_
Magius, intanto siamo contenti del fatto che tu
condivida ciò che scriviamo, dato che alcune posizioni
espresse nel nostro volantino (si pensi alle critiche
che esprimiamo verso la Francia ed il suo
atteggiamento in Africa) non sono propriamente
maggioritarie nell'attuale movimento contro la guerra.
Al di là di questo ed entrando nel merito della
questione che sollevi, ci teniamo a precisare
anzitutto due cose: in primo luogo, che noi intendiamo
la rivoluzione come processo; in secondo luogo, che
non abbiamo ricette particolari da proporre per il
futuro. Per essere più precisi: lo stesso testo del
volantino in questione allude alla natura processuale
della rivoluzione, in particolare laddove si fa
riferimento alla possibilità di far vivere già oggi,
nella lotta, il principio di una società diversa. Ora,
è indubbio che in un processo rivoluzionario vi
saranno degli avvenimenti che (magari anni dopo il
loro concreto svolgimento) saranno interpretati come
momenti di rottura. Ma tali accadimenti, saranno
interni ad un processo complessivo, sociale e
culturale ad un tempo, fatto di quotidianità e non
risolto in eventi. Un processo, per giunta, che una
volta iniziato non potrà mai definitivamente
concludersi. Se vi saranno momenti importanti, non
sarà individuabile nessuna ora x a partire dalla quale
si potrà con cognizione di causa dire che tutti i
problemi sono superati. Non a caso, noi facciamo
riferimento in larga parte -e senza dottrinarismi,
crediamo- all'impostazione di Rosa Luxemburg, che
criticò la rivoluzione bolscevica proprio perchè aveva
rapidamente soppresso ogni dialettica sociale. Invece,
dal nostro punto di vista, tale dialettica si dovrebbe
mantenere sempre aperta, anche in una fase avanzata
del processo rivoluzionario, anche una volta che si
siano concretamente superati tutti gli istituti che
regolano il vivere in una società capitalistica. La
stessa fine della preistoria cui si riferisce Marx,
d'altronde, non rimanda al realizzarsi di una società
dove tutto sia pacificato, bensì al delinearsi di
un'era in cui diversa sarà la modalità collettiva per
risolvere i problemi.
Questo, in sintesi ed in termini assai schematici e
approssimativi, il modo in cui, nel nostro piccolo,
concepiamo il processo rivoluzionario. Per quello che
riguarda invece le cosiddette ricette sull'avvenire,
torniamo a dire che non ne abbiamo. Non abbiamo
falansteri del 21° secolo da proporre, perchè il
comunismo continua ad essere "Il movimento reale che
abolisce lo stato di cose presente" e non una formula
attraverso la quale definire già adesso come in futuro
il sociale gestirà il sociale. Tuttavia, ciò non vuol
dire rinunciare alla utopia. Vuol dire semmai pensare
in termini di "Utopia concreta" per dirla con Ernst
Bloch. Vuol dire che il marxiano "sogno di una cosa"
può attuarsi dal momento in cui si ancori a dinamiche
effettivamente presenti nella società. Per fare un
esempio, nel volantino si parla del fatto che è
possibile superare la stessa idea di rappresentanza.
Ora, tutto ciò sarebbe stato vaniloquio in un contesto
diverso dall'attuale. Ma oggi assistiamo
all'irrompere, nel proscenio planetario, di un
movimento gigantesco, nel quale milioni di persone
riprendono la parola, gettando concretamente le basi
per il superamento -attraverso un percorso certo assai
lungo- della prassi della delega e del meccanismo
della rappresentanza. Tale movimento,a ben vedere, per
quanto composito, riesce a fondersi nelle piazze,
preannunciando la sua costituzione in soggetto
collettivo. Inoltre, esso, per come si esprime e per
la sua inedita articolazione sociale, risulta essere
difficilmente permeabile dalla azione di qualsiasi
avanguardia autoproclamata ed esterna, di qualsiasi
corpo militante separato. Si pensi al fatto che gli
stessi social forum -che rimangono degli apparati
burocratici- non riescono a contenerne del tutto la
spinta, sebbene ancora forte sia, nelle piazze, la
egemonia di certi motivi culturali (la critica al
liberismo piuttosto che al capitalismo in quanto tale
ecc.). Ora, la mobilitazione permanente che stiamo
descrivendo e che si è delineata a partire da
Seattle, pur con i limiti appena accennati, può essere
la base della realizzazione della "Utopia concreta".
Soprattutto se si pensa al fatto che essa si innerva
effettivamente su quella che è l'altra faccia
dell'imponente processo di internazionalizzazione del
capitale in atto: l'estendersi del proletariato in
ogni angolo del globo. Infatti, checché ne dicano i
teorici nuovisti mai come oggi il rapporto di lavoro
salariato è diffuso nel pianeta, contrassegnando anche
aree che prima avevano una struttura sociale
diversissima da quella dei paesi a capitalismo
avanzato...

In sostanza lo scatto in avanti nella direzione della
utopia che si può registrare nel volantino "Il momento
della verità", può essere senz'altro legato ad una
reazione contro la barbarie rappresentata dalla guerra
in corso, ma -in qualche modo- cerca di fondarsi anche
su una concreta analisi del reale.


--- magius <magius@???> ha scritto: >
CORRISPONDENZE METROPOLITANE - Collettivo di
> controinformazione e di inchiesta (Roma) scrive:
>
> "Bisogna rifiutare non solo la
> guerra, ma anche il sistema economico da cui essa
> origina. Bisogna far nascere ora, nelle piazze
> gremite
> e nelle assemblee affollate, il principio di una
> società diversa. Una società dove la decisione su
> come, cosa, quanto produrre sia collettiva e dove
> venga superata -nel segno della partecipazione
> diffusa- quella stessa logica della rappresentanza
> che
> altro non è se non espropriazione della volontà
> delle
> masse, come dimostrano i governanti che disprezzano
> manifestazioni di milioni di persone. Una società,
> ancora, dove non vi sia più spazio per aggressioni
> imperialiste, perchè forte sarà in essa la spinta a
> superare le barriere per costruire la comunità
> umana.
> Per superare quella preistoria ad alto livello
> tecnologico che si chiama capitalismo, entrando
> finalmente nella storia, nell'era in cui la libertà
> di
> uno sarà la condizione per la libertà di tutti.
> Contro il capitale e la sua logica di sterminio, per
> la comunità umana, per il comunismo!"
>
> In generale come non condividere tutto quello che
> scrivete?
> Pero', scendendo nel concreto, cosa proponete?
> Io il comunismo (o l'anarchia) che sorge "in un solo
> giorno" (il giorno
> della rivoluzione), lo temo un po', visti gli
> errori/orrori del passato.
> magius
>
>
>
>
> magius
>
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