[CSSF] anteprima nazionale del film 'Piovono mucche' giovedi…

Borrar esta mensaxe

Responder a esta mensaxe
Autor: Cooperativa Kama
Data:  
Asunto: [CSSF] anteprima nazionale del film 'Piovono mucche' giovedi 27 al Nuovo Cinema Elio di Calimera
Salve, siamo lieti di comunicarvi che giovedi 27 marzo 2003, presso il Nuovo
Cinema Elio di Calimera (LE), alle ore 20.00 sarà presentato in anteprima
nazionale il film "Piovono mucche" del regista Luca Vendruscolo. Il film è
incentrato sull'esperienza, direttamente vissuta dal regista, di un anno di
servizio civile presso la comunità per disabili di Capodarco di Roma.
All'incontro parteciperanno direttamente il regista e il produttore,
Gianluca Arcopinto.
programma:
ore 20.00 presentazione
ore 20.30 proiezione Piovono mucche + corto Coppia
ore 22.00 dibattito (proseguirà successivamente in saletta)
ore 22.30 seconda proiezione
stiamo contattando le realtà impegnate nel sociale e sensibili ai temi
trattati dal film, vi saremmo grati se riusciste a comunicare ad altre
associazioni o persone di vostra conoscenza l'importanza dell'iniziativa.
Vi ringraziamo per la collaborazione e vi aspettiamo al Nuovo Cinema Elio.


Nuovo Cinema Elio, via Montinari 32, (vicino Piazza del Sole) Calimera (LE),
tel. 0832/875283

info@???    Rocco Chiriacò 3286965770 




da kataweb cinema
http://www.kwcinema.kataweb.it/templates/kwc_template_3col/0,5271,123227-1,0
0.html


Piovono mucche

Data uscita: 28/03/2003
Regia di: Luca Vendruscolo
Con: Andrea Sartoretti , Massimo de Lorenzo , Alessandro Tiberi , Luca
Amorosino , Mattia Torre , Barbara Bonanni

di Massimo Galimberti

Primissimo piano di un diciottenne un pò rasta e una voce fuori campo che
insistentemente ripete: "perché vuoi fare l'obiettore di coscienza?". Gli
occhi del ragazzo sono sgranati, non capisce il senso di
quell'interrogatorio e ha paura di rispondere in modo sbagliato. Lentamente
la macchina da presa si allontana e scopre le figure di due carabinieri in
uniforme che ipotizzano stupri e violenze destinati a parenti o amici di
quel piccolo ribelle. Devono verificare la reazione di questo filosofo
pacifista e testano fino all'ultimo la sua calma. Continuano in modo
ossessivo, ripetitivo, accentuano i toni, il volume delle parole. Nulla. Le
risposte dall'altro lato sono oculate e tranquille; il ragazzo non cede:
purtroppo ci crede davvero.

E' la scena iniziale di Piovono mucche, l'opera prima di Luca Vendruscolo,
dal 28 nei nostri cinema. E per un istante ci rispecchiamo negli occhi
disperati di chi a tutti i costi vuole evitare la leva.
Lo ammettiamo, avevamo letto la sinossi del film ed eravamo partiti un pò
prevenuti. Temevamo che ancora una volta il ricatto morale dell'handicap
avrebbe avuto la meglio su ogni altro discorso. Cinque ragazzi che, per
evitare la leva, si fanno obbiettori di coscienza e vengono assegnati ad una
comunità di disabili. Ognuno con il proprio carattere, ognuno con una
differente storia alle spalle. Tutti più o meno convinti di aver fatto la
scelta migliore. Le premesse per la paternale sul rispetto della diversità e
sulla 'crescita possibile solo con l'assunzione di responsabilità', c'erano
tutte. La tradizione cinematografica ci aveva da sempre imposto questa
lezione: solo partecipando al dramma è possibile capirlo. Pochi erano
riusciti a disattivare la bomba attraverso la cinica crudeltà con cui
avevano trattato l'argomento, ma troppo spesso era parso un atteggiamento di
comodo per chi vuole solo épater les bourgeois. E invece Vendruscolo evita
la trappola, scioglie ogni grevità e racconta con leggerezza l'avventura di
questi spaesati personaggi.
Partendo da un'esperienza autobiografia (lui stesso ha svolto il servizio
civile in una comunità di assistenza) cerca di distanziarsene attraverso il
racconto, sceglie il tono della commedia, scrive una sceneggiatura e vince
nel 1996 il Premio Solinas. Non cede alle lusinghe della lacrima e della
commozione, non divide il mondo in buoni e cattivi. Risolvendo anche gli
episodi drammatici con il sorriso un pò amaro di chi l'ha scampata per un
soffio, riesce a volte quasi a conservare uno sguardo distaccato, lasciando
ai personaggi il compito di agire e stabilire contatti.
Quello che più incanta in questa commedia è l'assoluta normalità con cui i
rapporti si costruiscono. I giovani obbiettori non si sentono in imbarazzo
di fronte all'handicap, lo vivono con naturalezza. Sono lì per aiutare e per
accorciare il più possibile quello che appare come una tortura che non
meritavano. Includono nel loro gioco anche gli ospiti della comunità e
normalizzano quello che potrebbe essere un rapporto di sudditanza fisica e
psicologica.
C'è un criminale tetraplegico in attesa di un responso assicurativo, una
giovane in grado di comunicare solo attraverso un particolare tabellone
alfabetico, un camionista che non vuol farsi curare. Eppure tutto questo non
impedisce un rapporto normalizzato: fare gite in città, vagare per un parco
giochi, andare a lavoro ogni mattina, gonfiarsi di cibo fino a scoppiare.
Sono gesti comuni e naturali per questa strana compagnia. Persino fumare uno
spinello o fare l'amore sono atti restituiti ad una quotidianità che si
cerca di conservare.
I disabili sanno di essere diversi, capiscono la difficoltà di vivere
all'esterno e l'imbarazzo che la loro condizione genera negli altri.
Rifiutano la pietà e la comprensione incondizionata. Sono capaci
consapevolmente di farsi amare o odiare e sanno divertirsi cercando
spasmodicamente una festa in cui ballare.