Autor: luisa rizzo Data: Assumpte: [Lecce-sf] Il nostro no alla guerra
Il nostro no alla guerra non ha nulla a che vedere con lo stolto
antiamericanismo aprioristico, pronto a gridare contro ogni fallo degli
Stati Uniti ma silenzioso nei confronti dei Paesi in cui si lapidano le
adultere o si decapitano gli omosessuali.
Il dissenso verso la politica di un governo non implica alcuna ostilità nei
riguardi del Paese retto in quel momento da quel governo, né del suo sistema
politico-sociale; criticare oggi il governo Berlusconi o ieri il governo D'
Alema non significa essere nemici dell'Italia.
Ogni sincera alleanza, anche con un Paese tanto più potente, esige tuttavia
franchezza e indipendenza di giudizio e non supina passività. Non ci sembra
accettabile abbattere il regime tirannico e sanguinario di Saddam Hussein
bombardando la popolazione irachena, così come non ci sembrerebbe
accettabile bombardare Palermo per colpire i delinquenti mafiosi che sparano
in faccia ai bambini.
Ci sembra soprattutto che questa guerra - preparata nel più insensato dei
modi con un micidiale misto di prepotenza, ipocrisia e titubanza - possa
scatenare un processo incalcolabile di destabilizzazione e crisi politica
nel mondo, con effetti disastrosi non solo per la pace ma per l'ordine e l'
equilibrio.
Troppo spesso si crede, con supponenza, di tenere sotto controllo le cose e
troppo spesso ci si trova, come irresponsabili apprendisti stregoni, dinanzi
a conseguenze catastrofiche per tutti.
Siamo in uno dei momenti più pericolosamente incerti e labili della storia
degli ultimi anni, in un momento in cui il precario equilibrio potrebbe
crollare in modi imprevedibili e devastanti.
Il no a questa guerra non nasce solo da un generico ancorché sacrosanto
amore di pace, ma dalla razionale preoccupazione politica per i disastri
ulteriori che essa potrebbe scatenare.
I Garanti e il Consiglio di Presidenza di Libertà e Giustizia