[Lecce-sf] no-border camp

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Autore: Lecce Social Forum
Data:  
Oggetto: [Lecce-sf] no-border camp
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From: "enrica rigo" <enrica_r@???>
To: <abousidick@???>; <alfdevito@???>;
<ricciarm@???>; <apresi@???>; <ermizzi@???>;
<baiamilano@???>
Sent: Monday, March 17, 2003 1:34 PM
Subject: border camp


> Vi mando la bozza di proposta in italiano e in inglese che abbiamo scritto
> per il border camp in Puglia. L'idea è quella di farla girare per
> raccogliere adesioni e proposte.
> Ciao
> Enrica


Proposta per un "no-border camp" in Puglia - 26 luglio/3 agosto 2003

Richiesta di adesioni e contributi alla proposta.


Il "collettivo immigrati in movimento di Napoli" e il "tavolo nazionale
migranti" hanno deciso di organizzare un campeggio "no-border" in Puglia sui
temi correlati del controllo delle frontiere e del lavoro migrante. L'
iniziativa si inserisce nell'ambito delle proposte e delle campagne di
mobilitazione anti-razzista lanciate dal Forum sociale europeo tenutosi a
Firenze nel novembre 2002. La scelta della Puglia come sede dell'iniziativa
è determinata dalla sua caratterizzazione come frontiera esterna della
"fortezza Europa" e allo stesso tempo regione dove è diffuso, soprattutto in
agricoltura, l'utilizzo di lavoratori migranti in condizioni di totale
sfruttamento.


I temi del "no-border camp"

La crescente fortificazione e militarizzazione dei confini nazionali,
attuata altresì attraverso l'irrigidimento dei meccanismi di espulsione e di
detenzione amministrativa o l'introduzione di nuove fattispecie di reato,
alimenta un processo di progressiva "clandestinizzazione" dell'immigrazione
funzionale allo sfruttamento del lavoro migrante. Dietro la retorica della
"fermezza" contro l'immigrazione clandestina, viene assicurata la presenza
sul territorio nazionale di una quota di lavoratori in condizioni che ne
permettono il pieno sfruttamento e che impediscono ogni forma di tutela dei
loro diritti civili e sociali. La recente modifica della normativa italiana
in materia di immigrazione - cosiddetta legge "Bossi-Fini" -, introducendo l
'istituto del "contratto di soggiorno" che lega in maniera rigida la
possibilità di risiedere sul territorio all'occupazione regolare, ha reso
ancora più esplicito il disegno che si nasconde dietro alle politiche di
controllo dell'immigrazione e che mira a distribuire benefici a soggetti
portatori di interessi economici forti. Condizionare il permesso di
soggiorno al posto di lavoro trasforma gli individui in nulla più che "forza
lavoro", vale a dire, li riduce a merce economicamente fruibile e sempre
"rimpiazzabile". Tutto ciò è ancor più vero per gli immigrati irregolari, il
cui lavoro non trova di fatto alcuna forma di tutela giuridica dal momento
che denunciare le proprie condizioni di sfruttamento significa spesso
incorrere nel rischio dell'espulsione dal territorio nazionale.


A chi si rivolge il "no-border camp"

Il campeggio - al quale aderisce anche la rete "no-border" che negli ultimi
anni ha attivato importanti campagne di contrasto alle politiche di chiusura
dei confini e ha organizzato "noborder camps" in molti paesi europei - si
propone come una delle iniziative che mirano a costruire un movimento
anti-razzista sopranazionale e a coinvolgere organizzazione e attivisti che
lavorano su questi temi sia in Italia che all'estero. Le direttrici delle
politiche di chiusura nei confronti dell'immigrazione sono dettate, infatti,
in sede comunitaria ed è quindi fondamentale che anche i movimenti che si
propongono di contrastare tali politiche coordinino le proprie iniziative a
livello europeo.

L'iniziativa, tuttavia, non vuole coinvolgere solo le organizzazioni attive
nell'ambito specifico dell'antirazzismo ma anche gli altri movimenti sociali
e le organizzazioni dei lavoratori. Le conseguenze prodotte dalle politiche
di chiusura dei confini sul mercato del lavoro si risolvono, infatti, nella
sua frammentazione in segmenti differenziati, attraverso il quale il sistema
produttivo riduce drasticamente la possibilità per intere categorie di
soggetti di aspirare a condizioni lavorative migliori. Tali politiche mirano
a radicalizzare un sistema che, lungi dall'essere una garanzia per la
manodopera nazionale nei confronti di una presunta concorrenza dei
lavoratori immigrati, produce conseguenze negative sull'intero mondo del
lavoro. La tutela e il miglioramento delle condizioni lavorative dipendono
dalla forza contrattuale che i lavoratori riescono a esprimere nel loro
insieme e la frammentazione e precarizzazione del mercato occupazionale non
può che indebolire tale forza.


Ipotesi di lavoro:

Il campeggio intende essere un momento di approfondimento delle tematiche
proposte attraverso l'organizzazione di seminari e workshop formativi, ma
anche la tappa di un percorso capace di individuare iniziative concrete con
il coinvolgimento di attivisti e migranti.

Riteniamo che occorra definire insieme un programma che affianchi workshop e
azioni su tre profili diretti: l'attraversamento delle frontiere, la
presenza dei CPT, le forme quasi schiavistiche di sfruttamento del lavoro
migrante e in particolare di quello irregolare.

La Puglia è insieme frontiera marittima della fortezza Europa, sede di
numerosi CPT e meta stagionale di moltissimi lavoratori migranti,
soprattutto clandestini, per le raccolte dei pomodori. A tal fine intendiamo
già da ora lanciare la proposta a tutte le organizzazioni o i singoli
interessati per una inchiesta sul lavoro migrante che coinvolga i sui suoi
differenti aspetti.

Particolarmente importante è secondo noi il campeggio come occasione di
conoscenza tra gli attivisti del movimento antirazzista, europei e migranti,
a partire dal confronto sulle esperienze più avanzate di autorganizzazione,
sui saperi per contrastare l'apartheid giuridico e materiale, dalla
condivisione dell'iniziativa diretta. Il fine è consolidare il tessuto
attivo del movimento antirazzista dentro il "movimento dei movimenti",
uscendo da quel meccanismo di delega, quasi di specializzazione che oggi
riguarda ancora una minoranza di compagni e compagne ed è inadeguato ad
affrontare i problemi sul campo.