[Cerchio] Impazienza!

Delete this message

Reply to this message
Autor: Linbo
Data:  
Assunto: [Cerchio] Impazienza!
Si, lo so, ci sono scisti petroliferi, sabbie betuminose e petrolio
pesante.

Il problema di queste riserve non è tanto che sono in posti difficili
quanto che è molto più costoso il processo produttivo e la qualità del
petrolio è inferiore. C'è da aggiungere che il petrolio estratto da
queste fonti è molto più sporco e produrrebbe il 300% in più di
emissioni di CO2. Anche il trasporto di questo petrolio è più costoso a
causa della sua vischiosità. Per rendere questo petrolio conveniente il
prezzo del barile dovrebbe salire a 21$ in quanto se il prezzo di un
barile di petrolio saudita è di 1$ quello estratto da queste riserve è
di 12$.

La forma della curva è gaussiana e non parabolica. Non può essere una
parabola dal momento che alla scoperta di un pozzo l'estrazione è pari a
zero (da quel momento andando indietro nel tempo) e poi è nuovamente
pari a zero all'esaurimento (da quel momento in poi). Di conseguenza la
curva di Hubbert (x=tempo, y=produzione) segue una forma gaussiana, cioè
a campana, con un avvio relativamente lento per salire rapidamente,
ridiscendere rapidamente e riprendere un andamento lento quando si
pilucca dal fondo del pozzo.

Per quanto riguarda il gas non credo che sia più pericoloso del petrolio
o almeno non di molto. Tieni conto che ci sono già migliaia di
chilometri di gasdotti sia di superficie che adagiati sul fondo degli
oceani. Pensa solo al gas che usi per il riscaldamento o per cucinare!

Infine, per quanto riguarda l'idrogeno... Questa è la fonte energetica
che sostituirà tutte le fonti di energia derivate da carbon fossile.
Tutte le società petrolifere hanno avviato da anni studi e progetti.
Esistono da un secolo progetti per motori a idrogeno basati
sull'elettrolisi anche se tutti i progetti moderni sono orientati alle
celle a combustibile (fuell cells) anche loro vecchie di quasi un
secolo. In America sono già in commercio generatori di energia a
idrogeno sempre basate sulle celle a combustibile. Questo sistema, a
differenza di quello per cui viene bruciato idrogeno (similmente a come
si brucia benzina) ricava energia dalla ricombinazione di ossigeno e
idrogeno. Ha però lo svantaggio di necessitare di un immaganizzamento
dell'idrogeno, precedentemente separato. Ciò ha due implicazioni: la
prima è che occorre qualcuno che separi l'idrogeno con un processo che
viene denominato stream reforming; il secondo che un sistema a celle di
combustibile è più complesso e richiede tecnologie più avanzate. Vedi
Vaillant che sta conducendo dei test su un prototipo che dovrebbe essere
messo in commercio, in Italia, tra qualche annetto (a questo indirizzo:
stefano.casandrini@??? puoi richiedere tutte le info che vuoi).
La stessa Vaillan ha progetti in stato molto più avanzato in altri paesi
europei, se non sbaglio, la Vaillant tedesca è molto più avanti di
qualsiasi altro paese.

Esistono a Berlino 7 BMW o Mercedes, non ricordo, a fuel cells che
vengono utilizzate da qualche anno per trasbordare gli ospiti
dall'aeroporto agli uffici di questa società. Queste vetture hanno
potenza e velocità e tutto il resto tali e quali al modello a benzina. A
NYC, in Central Parc, sono alimentate, con questo sistema interi edifici
(se non ricordo male sono degli uffici).

Tutte le società automobilistiche hanno già sviluppato prototipi di auto
ad idrogeno. Esistono molte società che hanno sviluppato celle
elettrolitiche ad altissimo rendimento. GM ha prodotto Autonomy
presentata nel 2002. Praticamente tutte le case automobilistiche hanno
assicurato produzione di autovetture ad idrogeno entro il 2010.

In Svizzera esiste un'auto-officina che trasforma la tua auto da benzina
ad idrogeno sullo stile di un mezzo a GPL e ti fornisce pure il kit per
produrti l'idrogeno, naturalmente a pannelli solari. Il sistema è sicuro
tanto quanto un sistema a GPL.

Io stesso ho per le mani un progetto di motore funzionante a idrogeno ma
senza bisogno di alcun serbatoio. Il progetto, già realizzato da
svariate persone nel mondo, consente di iniettare vapori di idrogeno e
ossigeno prodotti just-in-time da una cella elettrolitica ad alto
rendimento. Questo progetto è applicabile a qualsiasi motore a benzina
con solo alcuni piccoli accorgimenti: la ceramizzazione del sistema
pistone-cilindro (cosa comunissima nei motori di moto e auto da corsa,
costo del processo circa 100€) e la sostituzione di collettori e tubi
dello scarico con pezzi fatti in materiale anti-ossidante, che non
faccia la ruggine insomma dato che lo scarico di questo motore non è
altro che vapore acqueo.

La mia opinione è che le industrie puntano a motori a fuel cells per
riuscire a mantenere il monopolio dell'energia atraverso la rete di
distribuzione dell'idrogeno cosa che non sarebbe possibile con sistemi
di elettrolisi. C'è da dire che la privatizzazione dell'acqua potrebbe
rivelarsi un buon profitto anche per questo scopo.

Bye

On Mon, Mar 17, 2003 at 02:29:20AM +0100, VAMPIRE SHADOW wrote:
> Ottima spiegazione, anche se devo non essere del tutto daccordo con te.
>
> C'è dell'altro petrolio in pozzi non ancora aperti, ma in zone dove la sua
> estrazione è particolarmente difficile (infatti la resistenza dei 44 dollari
> al barile è dovuta al fatto che una sua rottura prolungata porterebbre in ad
> un valore maggiore a uno il rapporto determinato dal prezzo di vendita /
> costo di produzione, rendendo convegnente l'estrazione); la zona maggiore di
> queste risorse è ubicata a nord della Siberia.
>
> La forma a campana della curva d'estrazione si chiama "parabola" e nel caso
> specifico è invertita!
>
> Per quanto riguarda il gas naturale, anche se ha minore impatto ambientale
> come residui inquinanti, è molto più pericoloso di petrolio e carbone perchè
> è esplosivo; all'utilizzo di questa soluzione si oppone il pericolo della
> cancellazione di intere città dovuta allo scoppio dei depositi (solitamente
> costieri).
>
> C'è una terza energia, quella dell'idrogeno, che è ecologicamente pulita e
> non pericolosa: per contro, una sua introduzione veloce, creerebbe dei forti
> scompensi economici nei mercati dei paesi ricchi.
>
> VAMPIRE SHADOW - FRANZ
>
> ----- Original Message -----
> From: "Linbo" <aborrone@???>
> To: <cerchio@???>
> Sent: Monday, March 17, 2003 1:31 AM
> Subject: Re: [Cerchio] Impazienza!
>
>
> > Eh sì son fissato in questo periodo... sempre lo stesso autore! Che
> > palle!
> >
> > ---
> >
> > Economia all'idrogeno
> > La creazione del World Energy Web e la redistribuzione del potere sulla
> > terra.
> > Jeremy Rifkin
> > Mondadori ISBN: 88-04-50929-5
> >
> >
> > Gbo: Giga barrels of oil
> >
> >
> > Scivolando lungo la curva di Hubbert
> >
> > Alla prova dei fatti
> >
> > [...]
> > La tesi du Hubbert è elegante nella sua semplicità. Egli afferma che la
> > produzione petrolifera, partendo da zero, aumenta, raggiunge il picco
> > quando è stata estratta la metà delle riserve sfruttabili stimate, poi
> > cala, seguendo una distribuzione gaussiana, rappresentata da una curva a
> > forma di campana. L'estrazione di petrolio comincia lentamente, quindi
> > accelera rapidamente con la localizzazione dei pozzi. Dopo che i pozzi
> > maggiori sono stati individuati e coltivati, la produzione comincia a
> > rallentare; l'individuazione dei pozzi minori diventa più difficoltosa;
> > i costi di estrazione e raffinazione aumentano. Nello stesso tempo, con
> > il progressivo esaurimento dei pozzi maggiori, diventa più difficile
> > pompare in superficie il petrolio residuo: al getto iniziale subentra il
> > posto a un flusso sempre più modesto. La combinazione del minor tasso di
> > scoperte e del declino dell'estrazione da un determinato giacimento ha
> > come effetto il picco della produzione. Il vertice della curva a campana
> > rappresenta il punto medio, quello in cui la metà delle riserve certe
> > sfruttabili sono già state estratte. Da quel punto in avanti, nella
> > parte decrescente della curva, la produzione declina con la stessa
> > rapidità con cui è cresciuta.
> > Un'analisi più attenta della curva di Hubbert rivela un aspetto
> > fondamentale, di grande rilevanza per quel che ci potrebbe attendere.
> > Hubbert osservò che erano occorsi centodiecianni - dal 1859 al 1969 -
> > per produrre 227 miliardi di barili di greggio, la cui prima metà in
> > cento anni e la seconda in meno di dieci, dal 1959 al 1969. Utilizzando
> > il medesimo modello, nel 1971 Hubbert stimò che l'80% della produzione
> > mondiale del petrolio residuo si sarebbe concentrata in un periodo
> > compreso fra i cinquantasei e i sessantaquattro anni: meno della vita
> > umana media. (51)
> > [...]
> >
> > L'ultimo petrolio
> >
> > [...]
> > Nei prossimmi anni il progressivo contrarsi della produzione petrolifera
> > russa - ma anche quella del Mare del Nord, della North Slope in Alaska,
> > delle coste dell'Africa occidentale e di altre regioni - lascerà il
> > Medio Oriente nell'invidiabile posizione di ultimo e unico fornitore,
> > già prima della fine di questo decennio. Anche tenendo conto delle stime
> > più generose delle riserve, è generalmente accettato il fatto che nel
> > mondo i due terzi delle attuali riserve globali di petrolio
> > convenzionale sono in Medio Oriente. La sola Arabia Saudita ne possiede
> > il 26% (88)
> > Il reale peso del petrolio mediorientale diviene particolarmente
> > evidente se si considera la natura dei giacimenti della zona. Al mondo i
> > giacimenti petroliferi conosciuti sono oltre 40.000, ma i quaranta
> > «supergiganti» - contenenti, cioè, più di 5 Gbo - costituiscono da soli
> > oltre la metà delle riserve mondiali. Ebbene, ventisei di questi
> > quaranta si trovano nel Golfo Persico. (89) Inoltre, mentre gli altri
> > quattordici, soprattutto quelli ubicati negli Stati Uniti e in Russia,
> > hanno già raggiunto il picco e la loro produzione è in declino, quelli
> > in Medio Oriente sono ancora nella parte crescente della curva a campana
> > di Hubbert. Il tasso riserve/produzione (R/P) è, in questo caso, il dato
> > più significativo, dal momento che determina la durata delle riserve
> > agli attuali livelli di produzione. Negli Stati uniti, dove più del 60%
> > del petrolio estraibile è già stato sfruttato, il R/P è 10/1, come
> > in Norvegia, mentre in Canada scende a 8/1. In Arabia Saudita, invece il
> > R/P è 55/1, in Kuwait 16/1, in Iran 53/1,
> >
> > in Iraq 526/1
> >
> > e negli Emirati Arabi Uniti 75/1. (90)
> > [...]
> >
> > 51. M. King Hubbert, The energy Resources of the Earth, in «Scientific
> >     American», settembre 1971, pp. 60-70; per ulteriori informazioni sulla
> >     curva di Hubbert si faccia riferimento allo M. King Hubbert Center for
> >     Petroleum Supply Studies della Colorado School of Mines, fondata da L.
> >     F. (Buz) Ivanhoe (http://hubbert.mines.com).

> >
> > 88. W. Young quist, Geo Destinies..., cit., p. 188.
> >
> > 89. Ivi, p. 180.
> >
> > 90. Ivi, p. 190.
> >
> >
> >
> > Un collasso globale
> >
> > Cavarsela con il gas naturale
> >
> > La buona notizia è che il gas naturale è un combustibile fossile meno
> > inquinante del petrolio e del carbone (per unità equivalente di energia
> > prodotta, petrolio e carbone producono rispettivamente un terzo e due
> > terzi di CO2 in più). (1) Gli ambientalisti e i leader politici stanno
> > spingendo da anni l'industria ad accelerare la transizione al gas
> > naturale - il combustibile più pulito - nella speranza di contenere le
> > nocive emissioni di gas serra.
> > La brutta notizia è che nuovi studi ipotizzano che la produzione globale
> > di gas naturale raggiungerà probabilmente il picco subito dopo quella
> > del petrolio; alcuni analisti indicano come data il 2020. Secondo la
> > Royal Dutch Shell, «la scarsità [di gas naturale] potrebbe cominciare a
> > manifestarsi già nel 2025». (2) A peggiorare il problema, gran parte
> > delle rimanenti riserve di gas naturale - oltre il 40% del totale - si
> > trovano in Medio Oriente. (3) Con le riserve nordamericane prossime al
> > picco, a partire dalla terza decade del nuovo secolo ci troveremmo,
> > insieme a molte altre regioni del mondo, sempre più alla mercé dei
> > grandi produttori mediorientali e della Russia, una situazione che
> > ridurrà ulteriormente le nostre alternative energetiche e renderà
> > aleatorio il futuro dell'economia globale.
> > [...]
> >
> > [...]
> > Attualmente, negli Stati Uniti, circa il 14% del gas naturale è
> > utilizzato per la generazione di elettricità. (4) Questo dato è
> > destinato ad aumentare drasticamente nel corso del prossimo decennio.
> > Oggi, negli USA sono in costruzione 272 centrali elettriche alimentate a
> > gas, che ci si aspetta entrino in servizio nei prossimi dieci anni,
> > rendendo la rete elettrica nordamericana quasi completamente dipendente
> > dal gas naturale. (5)
> > [...]
> >
> > [...]
> > L'US Departement of Energy stima che il consumo di gas naturale
> > aumenterà dai 270 miliardi di metri cubi del 1999 a un volume compreso
> > fra i 400 e i 450 miliardi di metri cubi entro il 2020. Quasi il 57% di
> > questo incremento sarà dovuto all'entrata in servizio delle nuove
> > centrali elettrice alimentate a gas [...]
> >
> > [...]
> > Secondo uno studio condotto dall'ingegnere elettrotecnico Richard
> > Duncan, la produzione statunitense di gas naturale ha raggiunto il picco
> > nel 1971 - un anno dopo la produzione petrolifera - con 270 miliardi di
> > metri cubi. Dal 1971 al 1999 è poi diminuita stabilmente dello 0,50%
> > l'anno. Duncan prevede un picco secondario nel 2007, con circa 250
> > miliardi di metri cubi, seguito daun costante declino della produzione,
> > a un tasso del 1,5% l'anno, fino al 2040. (8) Con le stime di crescita
> > della domanda di gas naturale al 62%, da oggi al 2020 - e con la sola
> > domanda di gas per alimentare le centrali elettriche, che, nello stesso
> > periodo, è destinata a triplicare - le rimanenti riserve si esauriranno
> > rapidamente. (9) Allo stesso modo, ci si aspetta il picco della
> > produzione canadese nel 2005, dopodiché comincerà a calare mediamente
> > del 4,3% nei successivi trentacinque anni. (10) Il picco di quella
> > messicana è previsto per il 2011, con circa 19 miliardi di metri cubi,
> > per poi diminuire al ritmo del 2,7% l'anno nei successivi ventinove
> > anni. (11)
> > Nel complesso , il Nordamerica raggiungerà il picco nel 2007, con poco
> > più di 350 miliardi di metri cubi; da allora al 2040, la produzione
> > declinerà del 51%, a una media annua del 2.1%. (12)
> > [...]
> >
> > [...]
> > L'Iran, una nazione islamizzata alla fine degli anni Settanta, detiene
> > il 16% delle riserve mondiali di gas; Quatar ed Emirati Arabi Uniti un
> > altro 10%: cifre che attribuiscono a questi tre paesi un ruolo chiave
> > nel futuro scenario energetico globale. (16)
> > [...]
> >
> >
> > 1. Jesse H. Ausubel, Energy and Environment. The Light Path, in «Energy
> >    System and Policy», vol 15, 1991
> >    (http://phe.rockefeller.edu/light_path).

> >
> > 2. Energy Needs, Choices and Possibilities. Scenarios to 2050, Shell Oil
> >    International, 2001 (http://www2.shell.com).

> >
> > 3. A. H. Cordesman, Geopolitics and Energy in the Middle East, cit., p.
> >    26.

> >
> > 4. Natural Gas Consumption in the United States, 1996-2002, in «Natural
> >    Gas Monthly», EIA, febbraio 2002.

> >
> > 5. Corrispondenza del'autore con Richard Duncan, direttore
> >    dell'Isstitute on Energy and Man (18 marzo 2002).

> >
> > 8. Corrispondenza dell'autore con Richard Duncan (18 marzo 2002).
> >
> > 9. Warren R. True, Major Gas Projects Fuel Surge in Long-Term Plans, in
> >    «Oil and Gas Journal» 5 febbraio 2001, p. 62.

> >
> > 10. Corrispondenza dell'autore con Richard Duncan (18 marzo 2002).
> > 11. Ibid
> > 12. Ibid
> > 16. A. H. Cordesman, Geopolitics and Energy in the Middle East, cit., p.
> >     26.

> >
> >
> > --
> > Le conquiste ottenute con la forza
> > richiedono un continuo ricorso alla forza
> > per poter essere mantenute;
> > è preferibile, perciò, convincere anziché costringere,
> > motivare anziché obbligare.
> > Mahatma Gandhi
> > per cancellarsi dalla lista, andare su
> https://www.inventati.org/mailman/listinfo/cerchio
> >
>
>
> per cancellarsi dalla lista, andare su https://www.inventati.org/mailman/listinfo/cerchio


-- 
Le conquiste ottenute con la forza
richiedono un continuo ricorso alla forza
per poter essere mantenute;
è preferibile, perciò, convincere anziché costringere,
motivare anziché obbligare.
                    Mahatma Gandhi