Ottima spiegazione, anche se devo non essere del tutto daccordo con te.
C'è dell'altro petrolio in pozzi non ancora aperti, ma in zone dove la sua
estrazione è particolarmente difficile (infatti la resistenza dei 44 dollari
al barile è dovuta al fatto che una sua rottura prolungata porterebbre in ad
un valore maggiore a uno il rapporto determinato dal prezzo di vendita /
costo di produzione, rendendo convegnente l'estrazione); la zona maggiore di
queste risorse è ubicata a nord della Siberia.
La forma a campana della curva d'estrazione si chiama "parabola" e nel caso
specifico è invertita!
Per quanto riguarda il gas naturale, anche se ha minore impatto ambientale
come residui inquinanti, è molto più pericoloso di petrolio e carbone perchè
è esplosivo; all'utilizzo di questa soluzione si oppone il pericolo della
cancellazione di intere città dovuta allo scoppio dei depositi (solitamente
costieri).
C'è una terza energia, quella dell'idrogeno, che è ecologicamente pulita e
non pericolosa: per contro, una sua introduzione veloce, creerebbe dei forti
scompensi economici nei mercati dei paesi ricchi.
VAMPIRE SHADOW - FRANZ
----- Original Message -----
From: "Linbo" <aborrone@???>
To: <cerchio@???>
Sent: Monday, March 17, 2003 1:31 AM
Subject: Re: [Cerchio] Impazienza!
> Eh sì son fissato in questo periodo... sempre lo stesso autore! Che
> palle!
>
> ---
>
> Economia all'idrogeno
> La creazione del World Energy Web e la redistribuzione del potere sulla
> terra.
> Jeremy Rifkin
> Mondadori ISBN: 88-04-50929-5
>
>
> Gbo: Giga barrels of oil
>
>
> Scivolando lungo la curva di Hubbert
>
> Alla prova dei fatti
>
> [...]
> La tesi du Hubbert è elegante nella sua semplicità. Egli afferma che la
> produzione petrolifera, partendo da zero, aumenta, raggiunge il picco
> quando è stata estratta la metà delle riserve sfruttabili stimate, poi
> cala, seguendo una distribuzione gaussiana, rappresentata da una curva a
> forma di campana. L'estrazione di petrolio comincia lentamente, quindi
> accelera rapidamente con la localizzazione dei pozzi. Dopo che i pozzi
> maggiori sono stati individuati e coltivati, la produzione comincia a
> rallentare; l'individuazione dei pozzi minori diventa più difficoltosa;
> i costi di estrazione e raffinazione aumentano. Nello stesso tempo, con
> il progressivo esaurimento dei pozzi maggiori, diventa più difficile
> pompare in superficie il petrolio residuo: al getto iniziale subentra il
> posto a un flusso sempre più modesto. La combinazione del minor tasso di
> scoperte e del declino dell'estrazione da un determinato giacimento ha
> come effetto il picco della produzione. Il vertice della curva a campana
> rappresenta il punto medio, quello in cui la metà delle riserve certe
> sfruttabili sono già state estratte. Da quel punto in avanti, nella
> parte decrescente della curva, la produzione declina con la stessa
> rapidità con cui è cresciuta.
> Un'analisi più attenta della curva di Hubbert rivela un aspetto
> fondamentale, di grande rilevanza per quel che ci potrebbe attendere.
> Hubbert osservò che erano occorsi centodiecianni - dal 1859 al 1969 -
> per produrre 227 miliardi di barili di greggio, la cui prima metà in
> cento anni e la seconda in meno di dieci, dal 1959 al 1969. Utilizzando
> il medesimo modello, nel 1971 Hubbert stimò che l'80% della produzione
> mondiale del petrolio residuo si sarebbe concentrata in un periodo
> compreso fra i cinquantasei e i sessantaquattro anni: meno della vita
> umana media. (51)
> [...]
>
> L'ultimo petrolio
>
> [...]
> Nei prossimmi anni il progressivo contrarsi della produzione petrolifera
> russa - ma anche quella del Mare del Nord, della North Slope in Alaska,
> delle coste dell'Africa occidentale e di altre regioni - lascerà il
> Medio Oriente nell'invidiabile posizione di ultimo e unico fornitore,
> già prima della fine di questo decennio. Anche tenendo conto delle stime
> più generose delle riserve, è generalmente accettato il fatto che nel
> mondo i due terzi delle attuali riserve globali di petrolio
> convenzionale sono in Medio Oriente. La sola Arabia Saudita ne possiede
> il 26% (88)
> Il reale peso del petrolio mediorientale diviene particolarmente
> evidente se si considera la natura dei giacimenti della zona. Al mondo i
> giacimenti petroliferi conosciuti sono oltre 40.000, ma i quaranta
> «supergiganti» - contenenti, cioè, più di 5 Gbo - costituiscono da soli
> oltre la metà delle riserve mondiali. Ebbene, ventisei di questi
> quaranta si trovano nel Golfo Persico. (89) Inoltre, mentre gli altri
> quattordici, soprattutto quelli ubicati negli Stati Uniti e in Russia,
> hanno già raggiunto il picco e la loro produzione è in declino, quelli
> in Medio Oriente sono ancora nella parte crescente della curva a campana
> di Hubbert. Il tasso riserve/produzione (R/P) è, in questo caso, il dato
> più significativo, dal momento che determina la durata delle riserve
> agli attuali livelli di produzione. Negli Stati uniti, dove più del 60%
> del petrolio estraibile è già stato sfruttato, il R/P è 10/1, come
> in Norvegia, mentre in Canada scende a 8/1. In Arabia Saudita, invece il
> R/P è 55/1, in Kuwait 16/1, in Iran 53/1,
>
> in Iraq 526/1
>
> e negli Emirati Arabi Uniti 75/1. (90)
> [...]
>
> 51. M. King Hubbert, The energy Resources of the Earth, in «Scientific
> American», settembre 1971, pp. 60-70; per ulteriori informazioni sulla
> curva di Hubbert si faccia riferimento allo M. King Hubbert Center for
> Petroleum Supply Studies della Colorado School of Mines, fondata da L.
> F. (Buz) Ivanhoe (http://hubbert.mines.com).
>
> 88. W. Young quist, Geo Destinies..., cit., p. 188.
>
> 89. Ivi, p. 180.
>
> 90. Ivi, p. 190.
>
>
>
> Un collasso globale
>
> Cavarsela con il gas naturale
>
> La buona notizia è che il gas naturale è un combustibile fossile meno
> inquinante del petrolio e del carbone (per unità equivalente di energia
> prodotta, petrolio e carbone producono rispettivamente un terzo e due
> terzi di CO2 in più). (1) Gli ambientalisti e i leader politici stanno
> spingendo da anni l'industria ad accelerare la transizione al gas
> naturale - il combustibile più pulito - nella speranza di contenere le
> nocive emissioni di gas serra.
> La brutta notizia è che nuovi studi ipotizzano che la produzione globale
> di gas naturale raggiungerà probabilmente il picco subito dopo quella
> del petrolio; alcuni analisti indicano come data il 2020. Secondo la
> Royal Dutch Shell, «la scarsità [di gas naturale] potrebbe cominciare a
> manifestarsi già nel 2025». (2) A peggiorare il problema, gran parte
> delle rimanenti riserve di gas naturale - oltre il 40% del totale - si
> trovano in Medio Oriente. (3) Con le riserve nordamericane prossime al
> picco, a partire dalla terza decade del nuovo secolo ci troveremmo,
> insieme a molte altre regioni del mondo, sempre più alla mercé dei
> grandi produttori mediorientali e della Russia, una situazione che
> ridurrà ulteriormente le nostre alternative energetiche e renderà
> aleatorio il futuro dell'economia globale.
> [...]
>
> [...]
> Attualmente, negli Stati Uniti, circa il 14% del gas naturale è
> utilizzato per la generazione di elettricità. (4) Questo dato è
> destinato ad aumentare drasticamente nel corso del prossimo decennio.
> Oggi, negli USA sono in costruzione 272 centrali elettriche alimentate a
> gas, che ci si aspetta entrino in servizio nei prossimi dieci anni,
> rendendo la rete elettrica nordamericana quasi completamente dipendente
> dal gas naturale. (5)
> [...]
>
> [...]
> L'US Departement of Energy stima che il consumo di gas naturale
> aumenterà dai 270 miliardi di metri cubi del 1999 a un volume compreso
> fra i 400 e i 450 miliardi di metri cubi entro il 2020. Quasi il 57% di
> questo incremento sarà dovuto all'entrata in servizio delle nuove
> centrali elettrice alimentate a gas [...]
>
> [...]
> Secondo uno studio condotto dall'ingegnere elettrotecnico Richard
> Duncan, la produzione statunitense di gas naturale ha raggiunto il picco
> nel 1971 - un anno dopo la produzione petrolifera - con 270 miliardi di
> metri cubi. Dal 1971 al 1999 è poi diminuita stabilmente dello 0,50%
> l'anno. Duncan prevede un picco secondario nel 2007, con circa 250
> miliardi di metri cubi, seguito daun costante declino della produzione,
> a un tasso del 1,5% l'anno, fino al 2040. (8) Con le stime di crescita
> della domanda di gas naturale al 62%, da oggi al 2020 - e con la sola
> domanda di gas per alimentare le centrali elettriche, che, nello stesso
> periodo, è destinata a triplicare - le rimanenti riserve si esauriranno
> rapidamente. (9) Allo stesso modo, ci si aspetta il picco della
> produzione canadese nel 2005, dopodiché comincerà a calare mediamente
> del 4,3% nei successivi trentacinque anni. (10) Il picco di quella
> messicana è previsto per il 2011, con circa 19 miliardi di metri cubi,
> per poi diminuire al ritmo del 2,7% l'anno nei successivi ventinove
> anni. (11)
> Nel complesso , il Nordamerica raggiungerà il picco nel 2007, con poco
> più di 350 miliardi di metri cubi; da allora al 2040, la produzione
> declinerà del 51%, a una media annua del 2.1%. (12)
> [...]
>
> [...]
> L'Iran, una nazione islamizzata alla fine degli anni Settanta, detiene
> il 16% delle riserve mondiali di gas; Quatar ed Emirati Arabi Uniti un
> altro 10%: cifre che attribuiscono a questi tre paesi un ruolo chiave
> nel futuro scenario energetico globale. (16)
> [...]
>
>
> 1. Jesse H. Ausubel, Energy and Environment. The Light Path, in «Energy
> System and Policy», vol 15, 1991
> (http://phe.rockefeller.edu/light_path).
>
> 2. Energy Needs, Choices and Possibilities. Scenarios to 2050, Shell Oil
> International, 2001 (http://www2.shell.com).
>
> 3. A. H. Cordesman, Geopolitics and Energy in the Middle East, cit., p.
> 26.
>
> 4. Natural Gas Consumption in the United States, 1996-2002, in «Natural
> Gas Monthly», EIA, febbraio 2002.
>
> 5. Corrispondenza del'autore con Richard Duncan, direttore
> dell'Isstitute on Energy and Man (18 marzo 2002).
>
> 8. Corrispondenza dell'autore con Richard Duncan (18 marzo 2002).
>
> 9. Warren R. True, Major Gas Projects Fuel Surge in Long-Term Plans, in
> «Oil and Gas Journal» 5 febbraio 2001, p. 62.
>
> 10. Corrispondenza dell'autore con Richard Duncan (18 marzo 2002).
> 11. Ibid
> 12. Ibid
> 16. A. H. Cordesman, Geopolitics and Energy in the Middle East, cit., p.
> 26.
>
>
> --
> Le conquiste ottenute con la forza
> richiedono un continuo ricorso alla forza
> per poter essere mantenute;
> è preferibile, perciò, convincere anziché costringere,
> motivare anziché obbligare.
> Mahatma Gandhi
> per cancellarsi dalla lista, andare su
https://www.inventati.org/mailman/listinfo/cerchio
>