[Cerchio] Impazienza!

Nachricht löschen

Nachricht beantworten
Autor: Linbo
Datum:  
Betreff: [Cerchio] Impazienza!
Eh sì son fissato in questo periodo... sempre lo stesso autore! Che
palle!

---

Economia all'idrogeno
La creazione del World Energy Web e la redistribuzione del potere sulla
terra.
Jeremy Rifkin
Mondadori ISBN: 88-04-50929-5


Gbo: Giga barrels of oil


Scivolando lungo la curva di Hubbert

Alla prova dei fatti

[...]
La tesi du Hubbert è elegante nella sua semplicità. Egli afferma che la
produzione petrolifera, partendo da zero, aumenta, raggiunge il picco
quando è stata estratta la metà delle riserve sfruttabili stimate, poi
cala, seguendo una distribuzione gaussiana, rappresentata da una curva a
forma di campana. L'estrazione di petrolio comincia lentamente, quindi
accelera rapidamente con la localizzazione dei pozzi. Dopo che i pozzi
maggiori sono stati individuati e coltivati, la produzione comincia a
rallentare; l'individuazione dei pozzi minori diventa più difficoltosa;
i costi di estrazione e raffinazione aumentano. Nello stesso tempo, con
il progressivo esaurimento dei pozzi maggiori, diventa più difficile
pompare in superficie il petrolio residuo: al getto iniziale subentra il
posto a un flusso sempre più modesto. La combinazione del minor tasso di
scoperte e del declino dell'estrazione da un determinato giacimento ha
come effetto il picco della produzione. Il vertice della curva a campana
rappresenta il punto medio, quello in cui la metà delle riserve certe
sfruttabili sono già state estratte. Da quel punto in avanti, nella
parte decrescente della curva, la produzione declina con la stessa
rapidità con cui è cresciuta.
Un'analisi più attenta della curva di Hubbert rivela un aspetto
fondamentale, di grande rilevanza per quel che ci potrebbe attendere.
Hubbert osservò che erano occorsi centodiecianni - dal 1859 al 1969 -
per produrre 227 miliardi di barili di greggio, la cui prima metà in
cento anni e la seconda in meno di dieci, dal 1959 al 1969. Utilizzando
il medesimo modello, nel 1971 Hubbert stimò che l'80% della produzione
mondiale del petrolio residuo si sarebbe concentrata in un periodo
compreso fra i cinquantasei e i sessantaquattro anni: meno della vita
umana media. (51)
[...]

L'ultimo petrolio

[...]
Nei prossimmi anni il progressivo contrarsi della produzione petrolifera
russa - ma anche quella del Mare del Nord, della North Slope in Alaska,
delle coste dell'Africa occidentale e di altre regioni - lascerà il
Medio Oriente nell'invidiabile posizione di ultimo e unico fornitore,
già prima della fine di questo decennio. Anche tenendo conto delle stime
più generose delle riserve, è generalmente accettato il fatto che nel
mondo i due terzi delle attuali riserve globali di petrolio
convenzionale sono in Medio Oriente. La sola Arabia Saudita ne possiede
il 26% (88)
Il reale peso del petrolio mediorientale diviene particolarmente
evidente se si considera la natura dei giacimenti della zona. Al mondo i
giacimenti petroliferi conosciuti sono oltre 40.000, ma i quaranta
«supergiganti» - contenenti, cioè, più di 5 Gbo - costituiscono da soli
oltre la metà delle riserve mondiali. Ebbene, ventisei di questi
quaranta si trovano nel Golfo Persico. (89) Inoltre, mentre gli altri
quattordici, soprattutto quelli ubicati negli Stati Uniti e in Russia,
hanno già raggiunto il picco e la loro produzione è in declino, quelli
in Medio Oriente sono ancora nella parte crescente della curva a campana
di Hubbert. Il tasso riserve/produzione (R/P) è, in questo caso, il dato
più significativo, dal momento che determina la durata delle riserve
agli attuali livelli di produzione. Negli Stati uniti, dove più del 60%
del petrolio estraibile è già stato sfruttato, il R/P è 10/1, come
in Norvegia, mentre in Canada scende a 8/1. In Arabia Saudita, invece il
R/P è 55/1, in Kuwait 16/1, in Iran 53/1,

in Iraq 526/1

e negli Emirati Arabi Uniti 75/1. (90)
[...]

51. M. King Hubbert, The energy Resources of the Earth, in «Scientific
    American», settembre 1971, pp. 60-70; per ulteriori informazioni sulla
    curva di Hubbert si faccia riferimento allo M. King Hubbert Center for
    Petroleum Supply Studies della Colorado School of Mines, fondata da L.
    F. (Buz) Ivanhoe (http://hubbert.mines.com).

    
88. W. Young quist, Geo Destinies..., cit., p. 188.

89. Ivi, p. 180.

90. Ivi, p. 190.



Un collasso globale

Cavarsela con il gas naturale

La buona notizia è che il gas naturale è un combustibile fossile meno
inquinante del petrolio e del carbone (per unità equivalente di energia
prodotta, petrolio e carbone producono rispettivamente un terzo e due
terzi di CO2 in più). (1) Gli ambientalisti e i leader politici stanno
spingendo da anni l'industria ad accelerare la transizione al gas
naturale - il combustibile più pulito - nella speranza di contenere le
nocive emissioni di gas serra.
La brutta notizia è che nuovi studi ipotizzano che la produzione globale
di gas naturale raggiungerà probabilmente il picco subito dopo quella
del petrolio; alcuni analisti indicano come data il 2020. Secondo la
Royal Dutch Shell, «la scarsità [di gas naturale] potrebbe cominciare a
manifestarsi già nel 2025». (2) A peggiorare il problema, gran parte
delle rimanenti riserve di gas naturale - oltre il 40% del totale - si
trovano in Medio Oriente. (3) Con le riserve nordamericane prossime al
picco, a partire dalla terza decade del nuovo secolo ci troveremmo,
insieme a molte altre regioni del mondo, sempre più alla mercé dei
grandi produttori mediorientali e della Russia, una situazione che
ridurrà ulteriormente le nostre alternative energetiche e renderà
aleatorio il futuro dell'economia globale.
[...]

[...]
Attualmente, negli Stati Uniti, circa il 14% del gas naturale è
utilizzato per la generazione di elettricità. (4) Questo dato è
destinato ad aumentare drasticamente nel corso del prossimo decennio.
Oggi, negli USA sono in costruzione 272 centrali elettriche alimentate a
gas, che ci si aspetta entrino in servizio nei prossimi dieci anni,
rendendo la rete elettrica nordamericana quasi completamente dipendente
dal gas naturale. (5)
[...]

[...]
L'US Departement of Energy stima che il consumo di gas naturale
aumenterà dai 270 miliardi di metri cubi del 1999 a un volume compreso
fra i 400 e i 450 miliardi di metri cubi entro il 2020. Quasi il 57% di
questo incremento sarà dovuto all'entrata in servizio delle nuove
centrali elettrice alimentate a gas [...]

[...]
Secondo uno studio condotto dall'ingegnere elettrotecnico Richard
Duncan, la produzione statunitense di gas naturale ha raggiunto il picco
nel 1971 - un anno dopo la produzione petrolifera - con 270 miliardi di
metri cubi. Dal 1971 al 1999 è poi diminuita stabilmente dello 0,50%
l'anno. Duncan prevede un picco secondario nel 2007, con circa 250
miliardi di metri cubi, seguito daun costante declino della produzione,
a un tasso del 1,5% l'anno, fino al 2040. (8) Con le stime di crescita
della domanda di gas naturale al 62%, da oggi al 2020 - e con la sola
domanda di gas per alimentare le centrali elettriche, che, nello stesso
periodo, è destinata a triplicare - le rimanenti riserve si esauriranno
rapidamente. (9) Allo stesso modo, ci si aspetta il picco della
produzione canadese nel 2005, dopodiché comincerà a calare mediamente
del 4,3% nei successivi trentacinque anni. (10) Il picco di quella
messicana è previsto per il 2011, con circa 19 miliardi di metri cubi,
per poi diminuire al ritmo del 2,7% l'anno nei successivi ventinove
anni. (11)
Nel complesso , il Nordamerica raggiungerà il picco nel 2007, con poco
più di 350 miliardi di metri cubi; da allora al 2040, la produzione
declinerà del 51%, a una media annua del 2.1%. (12)
[...]

[...]
L'Iran, una nazione islamizzata alla fine degli anni Settanta, detiene
il 16% delle riserve mondiali di gas; Quatar ed Emirati Arabi Uniti un
altro 10%: cifre che attribuiscono a questi tre paesi un ruolo chiave
nel futuro scenario energetico globale. (16)
[...]


1. Jesse H. Ausubel, Energy and Environment. The Light Path, in «Energy
System and Policy», vol 15, 1991
(http://phe.rockefeller.edu/light_path).

2. Energy Needs, Choices and Possibilities. Scenarios to 2050, Shell Oil
International, 2001 (http://www2.shell.com).

3. A. H. Cordesman, Geopolitics and Energy in the Middle East, cit., p.
26.

4. Natural Gas Consumption in the United States, 1996-2002, in «Natural
Gas Monthly», EIA, febbraio 2002.

5. Corrispondenza del'autore con Richard Duncan, direttore
dell'Isstitute on Energy and Man (18 marzo 2002).

8. Corrispondenza dell'autore con Richard Duncan (18 marzo 2002).

9. Warren R. True, Major Gas Projects Fuel Surge in Long-Term Plans, in
«Oil and Gas Journal» 5 febbraio 2001, p. 62.

10. Corrispondenza dell'autore con Richard Duncan (18 marzo 2002).
11. Ibid
12. Ibid
16. A. H. Cordesman, Geopolitics and Energy in the Middle East, cit., p.
    26.



-- 
Le conquiste ottenute con la forza
richiedono un continuo ricorso alla forza
per poter essere mantenute;
è preferibile, perciò, convincere anziché costringere,
motivare anziché obbligare.
                    Mahatma Gandhi