[Lecce-sf] Fw: Carlo Giuliani, che oggi avrebbe 25 anni

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Autore: Carlo Mileti
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Oggetto: [Lecce-sf] Fw: Carlo Giuliani, che oggi avrebbe 25 anni
----- Original Message -----
From: "Carlo Gubitosa" <c.gubitosa@???>
To: <news@???>
Sent: Friday, March 14, 2003 3:17 PM
Subject: Carlo Giuliani, che oggi avrebbe 25 anni


> Fonte:

http://www.unita.it/index.asp?SEZIONE_COD=HP&TOPIC_TIPO=&TOPIC_ID=24051
>
> Carlo Giuliani, che oggi avrebbe 25 anni
>
> di Giuliano Giuliani
>
> Oggi ricordiamo Carlo, al Gran Teatro romano di viale di Tor di Quinto.
> Compirebbe venticinque anni.
>
> Carlo e' nato a Roma il 14 marzo del '78, pochi minuti dopo le venti

(delle
> cose straordinariamente belle si perde spesso la precisione cronometrica).
> L'ho visto prima di Haidi, il cesareo le aveva tolto l'indiscutibile
> privilegio. Mentre lo guardavo, con l'emozione immensa che ti da' la
> grandezza della vita racchiusa nel piccolo corpo di un bimbo, mi sono

messo
> a contare le dita delle mani e dei piedi. Era il modo, troppo banale, di
> rispondere all'invito pressante di controllare che fosse tutto intero.
>
> Poi sono arrivate quelle maledette 17.27 del 20 luglio 2001. E dall'ora di
> questo terribile giorno ad oggi sono trascorsi un attimo e un secolo. Un
> attimo per il dolore terribile che resta, e restera' sempre, immutato. Un
> secolo per le tante cose che sono gia' successe, gli abbracci, le strette
> di mano, la vicinanza di tanti, gli incontri, le attestazioni di
> solidarieta', la ricerca della verita' e la consapevolezza crescente di
> tante persone libere e oneste.
>
> Ricordiamo Carlo soprattutto per rimettere insieme questo secolo.
> Cominciando proprio dalla verita', con una tavola rotonda e un dibattito
> sul modo in cui e' stata ed e' tutt'ora informata l'opinione pubblica su
> quanto e' accaduto in piazza Alimonda.
>
> Ho potuto godere della lezione di grandi maestri (uno di questi era
> Fortebraccio, quando si firmava emme e dirigeva un giornale del pomeriggio
> a Milano, agli inizi degli anni sessanta), che insistevano sulla

necessita'
> di tenere distinta la cronaca dal commento, sempre legittimo. Una lezione
> scarsamente ascoltata. La frase "Carlo Giuliani, il no global ucciso a
> Genova mentre, con in mano un estintore, assaltava una camionetta dei
> carabinieri rimasta isolata e circondata" e' stata ricorrente e
> martellante, anche come didascalia di una fotografia altrettanto
> martellante e ricorrente. E' cronaca? Assolutamente no, e' un commento,

per
> di piu' falso, se si eccettua il fatto che Carlo e' stato ucciso.
>
> Non fermiamoci a quella sola fotografia. Guardiamo anche le altre, tutte

le
> altre, guardiamo bene i filmati. La camionetta non e' isolata, e neppure
> circondata, a meno che non si vogliano attribuire intenzioni aggressive ai
> numerosi colleghi di reparto che sono vicini alla sua parte anteriore.
> Carlo non partecipa a nessun "assalto". Sopraggiunge fra gli ultimi.

Quando
> raccoglie l'estintore da terra la pistola e' puntata da tempo. Vuole
> aggredire o disarmare? Il mio convinto commento e' che voglia disarmare,
> una cronaca obiettiva deve sempre porsi l'interrogativo. E l'estintore? In
> una fotografia (non se ne osservano mai abbastanza) si vede chiaramente

che
> uno dei carabinieri che corrono dal primo tratto di via Caffa verso piazza
> Alimonda (perche' scappano dopo aver attaccato anche di fianco il corteo

in
> via Tolemaide, per paura o, come qualcuno sospetta, per preparare la
> trappola?) ha in mano un estintore in tutto simile. E' lo stesso?
> Difficile, adesso, provarlo o negarlo, dopo che quello incriminato e'

stato
> ridotto maluccio con le prove di tiro decise dai consulenti del pubblico
> ministero (e questa e' cronaca)! E si potrebbe continuare, per ore, per
> giorni, per un secolo, appunto. E parlare di corso Italia, della Diaz, di
> Bolzaneto, delle presenze politiche inquietanti nelle sale operative
> dell'ordine pubblico.
>
> E parlare della guerra, del che fare per evitarla mentre e' gia' iniziata.
> Carlo ci ha insegnato ad amare la pace, a negare la guerra. A diffidare

del
> potere, tanto piu' perfido quanto piu' si ammanta abusivamente di
> obbiettivi di democrazia, di valori (ma quali!), di consensi, estorti con
> le false promesse, le lusinghe, piu' frequentemente con la costrizione

(che
> vergogna la campagna acquisti nei confronti dei paesi poveri per cercare

di
> arrivare a contare fino a nove!).
> Ci ha insegnato a distinguere. La resistenza dall'aggressione. La difesa
> dall'offesa. Ecco perche' offende e disgusta l'uso ignobile del nome di
> Carlo per operazioni di vigliacco sciacallaggio. Scellerato e vergognoso,
> perche', oltretutto, un volantino puo' scriverlo chiunque.
>
> Ma non e' meno grave la scellerataggine di chi accusa i pacifisti di stare
> con Saddam. Basta e avanza rispondere che essere contro Saddam non

dovrebbe
> significare essere contro i cinquecentomila iracheni morti con le prime
> bombe, come e' stato previsto e conteggiato.
>
> Ho letto con commozione l'altro giorno, su questo giornale, il caro
> articolo di Nando Dalla Chiesa. Con la commozione che deriva dalla
> condivisione, ma prima ancora perche' il felice resoconto dell'accesa
> discussione con suo figlio mi ha fatto riandare per l'ennesima volta a
> simili confronti. E' proprio vero, Nando, una delle cose straordinarie che
> stanno succedendo, che sono gia' accadute, e' che sono i figli ad

insegnare
> ai padri.
>
> Carlo ci ha insegnato ad amare la vita, e quindi anche quella dei piu'
> deboli, dei piu' indifesi, anzi a cominciare da quella dei piu' deboli e
> degli indifesi.
>
> E' per questa ragione che al Gran Teatro ci saranno anche la musica, le
> poesie, la satira. Come gia' a Genova nel luglio del 2002, vogliamo che

sia
> una festa della vita, la festa del diritto alla vita, ai tanti, troppi
> diritti negati. Tutto cio' che ha ispirato e continuera' ad ispirare le
> canzoni, i versi, la serenita' e la naturalezza. E' il riscatto di una
> morte ingiusta. Ma vuole essere anche un messaggio di speranza. Per
> ritrovare strade di speranza verso un mondo migliore. Chi sara' li', ci
> sara' anche per questo.
>
>