[NuovoLaboratorio] documento forum palestina

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Szerző: Elisabetta Filippi
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Tárgy: [NuovoLaboratorio] documento forum palestina
Di seguito vi allego il documento del forum Nazionale Palestina che si
svolgerà a pisa sabato 15 e domenica 16 Marzo.
Ciao.
Elisabetta







La Palestina dentro la guerra preventiva

Pisa, Sabato 15-Domenica 16 marzo
C/o Circolo "Agorà"(via Bovio 48/50)

Assemblea Nazionale del
Forum Palestina

"Una nuova fase della solidarietà con la lotta
del popolo palestinese"


Sarebbe un errore sottovalutare la questione della Palestina nel contesto
dell'escalation della guerra preventiva. Sui palestinesi grava la minaccia
di una "soluzione finale". Quando le bombe americane cadranno su Bagdad,
sono in molti a pensare che il governo Sharon - che ha vinto come
prevedibile le elezioni - ne approfitterà per realizzare la "Eretz Israel",
la Grande Israele che prevede l'espulsione di gran parte dei palestinesi in
Giordania o altrove e il confinamento dei nuclei rimanenti dentro un sistema
di bantustan.


Lo stillicidio dei palestinesi nei territori occupati prosegue inesorabile
giorno dopo giorno. Rastrellamenti continui, uccisioni "mirate" o casuali,
demolizioni di case, bombardamenti, arresti di massa. Le testimonianze su
quanto avvenuto nei Balcani, potrebbero impallidire davanti a quanto avviene
nei territori palestinesi occupati dai soldati e dai coloni israeliani.
Eppure tutto questo continua ad avvenire nel più completo silenzio, il
silenzio dei colpevoli diretti e quello di chi ha deciso di girare la testa
altrove perchè la questione palestinese divide, lacera, costringe a prese di
posizioni chiare e non consente troppi margini di equidistanza ed ambiguità.

Sono evidenti in questo, i risultati del fortissimo e prevedibile pressing
dei gruppi di pressione e opinione filo-israeliani sulla sinistra italiana.
Ma sono anche evidenti le difficoltà a difendere nel mondo e nell’opinione
pubblica la legittimità di una politica fondata sull’occupazione militare e
coloniale, sulla repressione di un intero popolo e sulla complicità piena
con la logica della guerra preventiva scatenata dagli Stati Uniti.


La giornata di sabato 15 marzo sarà dedicata alla discussione sul bilancio
dell’attività svolto e sulle nuove iniziative in programma. Chiunque potrà
portare il proprio contributo.

Per gli aspetti organizzativi, pasti e alloggio: tel.050/500442, 338/4014989

Forum Palestina

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BOZZA DEL DOCUMENTO

Una nuova fase per la solidarietà con la lotta del popolo palestinese
Bozza di documento per l'assemblea nazionale
del Forum Palestina (Pisa, 15-16 marzo)


Dopo circa un anno di iniziative, tra cui il grande successo della
manifestazione nazionale per la Palestina del 9 marzo dello scorso anno, la
prima e la più grande in Europa, stiamo assistendo in Italia alla difficoltà
e - parallelamente - ad una controffensiva politica e culturale delle forze
filo-israeliane nel nostro paese. Al contrario registriamo una inquietante
inerzia della sinistra e dei movimenti sulla questione palestinese che non
coincide con gli orientamenti di larga parte della gente che è scesa in
piazza in questi mesi. La cornice della mobilitazione contro la guerra
preventiva e la presenza di spezzoni, striscioni e bandiere palestinesi
dentro le grandi manifestazioni di Firenze e Roma, hanno finora dimostrato
lo spazio esistente per l'iniziativa ed hanno supplito alla mancanza di
mobilitazioni specifiche.

C'è quindi bisogno di riorganizzare e rilanciare il lavoro di solidarietà
con la resistenza palestinese in Italia.


1) Un problema sta emergendo clamorosamente negli ultimi mesi, ed è lo
straordinario arretramento politico delle forze della sinistra esterne o
interne ai social forum sulla questione della Palestina nel contesto
dell'escalation della guerra preventiva. Sui palestinesi grava la minaccia
di una "soluzione finale". Quando le bombe americane cadranno su Bagdad,
sono in molti a pensare che il governo Sharon - che ha vinto come
prevedibile le elezioni - ne approfitterà per realizzare la "Eretz Israel",
la Grande Israele che prevede l'espulsione di gran parte dei palestinesi in
Giordania o altrove e il confinamento dei nuclei rimanenti dentro un sistema
di bantustan.


2) Intanto lo stillicidio dei palestinesi prosegue inesorabile giorno dopo
giorno. Rastrellamenti continui, uccisioni "mirate" o casuali, demolizioni
di case, bombardamenti, arresti di massa. Le testimonianze su quanto
avvenuto nei Balcani, potrebbero impallidire davanti a quanto avviene nei
territori palestinesi occupati dai soldati e dai coloni israeliani. Eppure
tutto questo continua ad avvenire nel più completo silenzio, il silenzio dei
colpevoli diretti e quello di chi ha deciso di girare la testa altrove
perchè la questione palestinese divide, lacera, costringe a prese di
posizioni chiare e non consente troppi margini di equidistanza ed ambiguità.


3) Sono evidenti in questo, i risultati del fortissimo e prevedibile
pressing dei gruppi di pressione e opinione filo-israeliani. Queste
pressioni sono state un mix di aggressività squadristica (contro le
manifestazioni per la Palestina, sotto la sede del PRC, l'aggressione a
Luisa Morgantini all'uscita da Sciuscià, l'aggressione a Vittorio Agnoletto
o gli atti di teppismo contro la mostra di Medici Senza Frontiere) e di
campagne stampa mirate che hanno "demonizzato" come antisemita addirittura
un libro ed un intellettuale progressista come Alberto Asor Rosa o un
circolo ARCI come "L'Agorà" di Pisa. Episodi analoghi sono avvenuti in altri
paesi europei ed anche nel Forum Sociale Mondiale di Porto Alegre.

Di fronte ad una ripresa dell'iniziativa in solidarietà con la Palestina che
ha avuto i suoi punti alti nella manifestazione del 9 marzo e nella missione
di protezione internazionale nei territori occupati tra marzo ed aprile,
l'offensiva filo-israeliana è cominciata con la manipolazione della
manifestazione di Roma del 6 aprile dello scorso anno- quella che sarebbe
stata aperta da uno vestito da kamikaze - e con il rilancio della consueta e
desueta trappola sul "rischio di antisemitismo" della sinistra italiana (tra
l'altro in assenza totale di episodi concreti in questo senso che in qualche
modo giustificassero un allarme amplificato artatamente dai mass media) o
della condanna del terrorismo.


4) Questa offensiva ha prima messo sulla difensiva i partiti della sinistra,
e poi è entrata come una lama nel burro offrendo a questi l'occasione per
sfilarsi da ogni manifestazione che mettesse al centro i diritti del popolo
palestinese, la sua resistenza all'occupazione e rifiutasse ogni assurda
simmetria tra questa e la l'occupazione coloniale da parte dello Stato di
Israele.

E' evidente che, finchè i partiti della sinistra o i movimenti costruiranno
progetti e ambizioni politiche in gran parte fondati solo sull'immagine e
sul riflesso che si ottiene nei mass media, prima o poi questo si ritorcerà
indietro come un boomerang innescando una ritirata politica come quella fin
troppo evidente del PRC o una crisi di progetto.


5) Nel dibattito che ad esempio si va aprendo in queste settimane di vigilia
della guerra contro l'Iraq, viene spontaneo porre domande precise ed anche
un pò scomode. Dopo che è stata bombardata la Jugoslavia in nome
dell'ingerenza "umanitaria", come si fa a rimanere del tutto inerti di
fronte all'emergenza umanitaria in Palestina denunciata anche dall'UNRWA?
Perchè non ci si batte per l'apertura dei corridoi umanitari tesi a far
arrivare alla popolazione palestinese medicinali, viveri, assistenza? Dov'è
finito tutto quel mondo di associazioni umanitarie e ONG che si lanciò
nell'emergenza umanitaria in Kossovo, affiancando e legittimando talvolta le
stesse operazioni militari della NATO? Come si fa a pretendere che l'Iraq
accetti le ispezioni dell'ONU quando a Israele viene consentito di
rifiutarle? Come si può parlare - giustamente - di disarmo e smantellamento
delle armi di distruzione di massa solo per l'Iraq mentre gli arsenali
nucleari israeliani restano inviolabili e al di fuori del Trattato di Non
Proliferazione nucleare? Come si fa ad indignarsi - anche qui giustamente -
di fronte al sistema delle punizioni collettive e dei rastrellamenti di
tutti "gli uomini sopra ai 16 anni", a condannare le stragi e le
persecuzioni naziste contro gli ebrei, e poi negare che le forze armate
israeliane a Jenin o nelle città palestinesi hanno adottato lo stesso
modello? Come si fa sottrarsi alle richiesta di rottura delle relazioni
diplomatiche ed economiche con Israele o all'adozione di sanzioni quando in
questi dieci anni si è taciuto, sottovalutato o accettato gli embarghi
contro l'Iraq e la Jugoslavia?

Da un lato è evidente una contraddizione enorme che richiede una battaglia
politica e culturale nella sinistra, tra le ONG e nei movimenti di
solidarietà internazionale.

Dall'altro è venuta emergendo tutta l'inadeguatezza di una cultura politica
che negando l'imperialismo come fase storica, non riesce più a visualizzare
in modo coerente le contraddizioni internazionali, le forze campo e le
categorie di interpretazione.


7) L'aver saputo coniugare obiettivi coerenti e capacità di iniziativa
politica, ha trovato conferma nella manifestazione nazionale di solidarietà
con la Palestina del 9 marzo, una manifestazione alla quale hanno
partecipato centomila persone che hanno condiviso una chiave di lettura e
contenuti che rifiutano apertamente ogni equidistanza tra l'occupazione
israeliana e i diritti del popolo palestinese.

Oggi non é possibile nè accettabile parlare di pace in Medio Oriente senza
mettere radicalmente in discussione il modello colonialista israeliano,
tantopiù nel quadro della guerra "preventiva" che gli Stati Uniti si
apprestano a scatenare contro l'Iraq e gli altri paesi del Medio Oriente. E
se si comprende questo, non si può negare il diritto alla resistenza con
ogni mezzo nella lotta di liberazione nazionale ingaggiata dal popolo
palestinese e dalle sue organizzazioni contro l'occupazione militare e
coloniale israeliana.


8) Il Forum Palestina, ha più volte chiarito di non aver avuto né di voler
avere alcun atteggiamento conflittuale con i movimenti contro la guerra o
con i social forum, anzi, ritiene di dover salvaguardare l'unità del
movimento, di dover partecipare a tutte le mobilitazioni contro la guerra e
di doversi confrontare partendo da posizioni chiare sulla lotta di
liberazione della Palestina riaffermando che esse sono in queste condizioni
pienamente legittime.

Nella società, sono molti i lavoratori, gli studenti, le persone che non si
approcciano più ai problemi tramite l'appartenenza ad un partito o a un
sindacato o altro. Abbiamo verificato in queste mesi che anche sulla
situazione in Palestina c'è molta più disponibilità e sensibilità tra la
gente "normale" che tra il ceto politico.

I volantinaggi e i presidi della campagna per il boicottaggio dell'economia
israeliana davanti ai centri commerciali , si sono molto spesso rivelati più
stimolanti di tante riunioni "politiche".


9) In secondo luogo non si può più rimanere prigionieri dell'ipoteca dei
mass media. Il linciaggio politico su giornali e telegiornali di chi
organizza la solidarietà alla Palestina o delle posizioni critiche verso
Israele , è sistematico. A volte ne fa le spese un intellettuale come Asor
Rosa, altre deputati come Luisa Morgantini o Mauro Bulgarelli, altre ancora
un circolo culturale come il caso di "Agorà" di Pisa. Di fronte
"all'anatema" di antisemitismo, una volta che un qualsiasi esponente delle
comunità ebraiche ha lanciato l'anatema e un qualunque organo di
informazione lo abbia reso pubblico, sembra di precipitare nel buio Medioevo
dove una scomunica papale o la delazione di un prete di campagna toglieva
diritto di parola e di esistenza (o anche peggio) a chiunque incorresse
nell'anatema. Di fronte ad esso, il ceto politico della "sinistra" si
sbanda, deraglia, si ritira e si costringe al silenzio e all'autocensura
sulla lotta di liberazione e sui diritti del popolo palestinese.

Fortunatamente, le reti di discussione in internet, le reti di posta
elettronica, i contatti diretti, le radio di movimento, qualche raro spazio
sui giornali, riescono in molti casi a neutralizzare gli anatemi o ad
aggirare i silenzi e i boicottaggi dei mezzi di informazione ufficiali. E'
uno spazio e uno strumento importante che ha consentito spesso
comunicazione, confronto e messa in campo di iniziative.





10) Nelle fasi di movimento, quelle più dinamiche in cui l'iniziativa cresce
da sé, dare vita ad una struttura organizzata può dare l'impressione di un
appesantimento, di una forzatura sulla autonomia delle realtà locali e dei
loro percorsi. In poco più di un anno di attività, il Forum Palestina è
stato una "struttura leggera", vissuta più attraverso il sistema delle reti
e il sito internet che una associazione vera e propria. Ma
l'autoconvocazione che ha portato alla manifestazione del 9 marzo, è, sotto
certi aspetti, irripetibile nelle attuali condizioni. La manifestazione
nazionale del 26 ottobre per la Palestina e contro la guerra, pur nella sua
riuscita qualitativa, ha confermato la differenza tra le due iniziative.

Per questa ragione pensiamo che il Forum Palestina debba passare ad una fase
di strutturazione organizzativa e associativa che ne stabilizzi l'esistenza
e l'iniziativa, sia costituendosi come associazione nazionale sia dando vita
ai Forum Palestina locali. Intendiamo per questo convocare una assemblea
nazionale a marzo a Pisa per discutere del programma e delle proposte
organizzative.


11) Nelle prossime settimane saremo tutti impegnati nella mobilitazione
contro la guerra. Facciamo vivere dentro le iniziative il "valore aggiunto"
rappresentato dalla resistenza e dal diritto nazionale del popolo
palestinese.

Anche se l'offensiva delle lobby filo-israeliane e la vigliaccheria politica
delle forze ufficiali della sinistra e del centro sinistra, cercheranno in
tutti i modi di neutralizzare o seppellire la solidarietà internazionalista
con la lotta del popolo palestinese, questa battaglia ha la legittimità e le
condizioni per stabilizzarsi e crescere. A ognuno di fare quello che può
nella propria realtà locale, sindacale, politica, associativa e di
coordinarlo, socializzarlo, metterlo in rete. La manifestazione del 9 marzo
è nata ed è riuscita proprio per questo.


12) All’assemblea dovremo discutere anche sulla convocazione di una
manifestazione nazionale sulla palestina entro la primavera di quest’anno
per rilanciare l’iniziativa.

13) La piattaforma del Forum resta, al momento, i cinque punti su cui è
stata convocata la manifestazione del 9 marzo:

- ritiro delle truppe e delle colonie israeliane dai territori palestinesi
occupati

- nascita di uno Stato palestinese indipendente con Gerusalemme Est capitale

- diritto al ritorno per i profughi palestinesi

- invio di osservatori internazionali in Palestina

- solidarietà con l'Intifada

Emendamenti, suggerimenti, proposte su questo documento devono pervenire
entro il 9 marzo a: Forumpalestina@??? per poter essere sistematizzati
e discussi in sede di assemblea nazionale.

Buon lavoro a tutte e a tutti

Forum Palestina




     









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