se in lista vi sono medici........
----- Original Message -----
From: "Carlo Gubitosa" <c.gubitosa@???>
To: <news@???>
Sent: Wednesday, March 12, 2003 4:40 PM
Subject: Il senato risponde ai medici contro la guerra
> [Nota della Redazione di Peacelink: per comprendere meglio la portata di
> queste dichiarazioni, segnaliamo che il senatore Tomassini e' Presidente
> della
>
<
http://www.parlamento.it/leg/14/bgt/schede/senatori/00003855.htm/leg/14/Bgt
/Schede/Commissioni/0-00012.htm>12ª
> Commissione permanente (Igiene e
>
sanita'<
http://www.parlamento.it/leg/14/bgt/schede/senatori/00003855.htm/leg
/14/Bgt/Schede/Commissioni/0-00012.htm>)]
>
> Fonte: http://www.emi.it/articoli.asp?id=137
>
> Risposta del Senato alla Lettera
> dei Medici Italiani contro la Guerra
> a cura di Angelo Stefanini
>
> Il governo, a firma del Sen. Antonio Tomassini, ha risposto alla Lettera
> aperta a Silvio Berlusconi dei Medici Italiani contro la Guerra a
tutt'oggi
> sottoscritta da oltre 1300 professionisti. Ogni cittadino pensante puo'
> trarre le proprie conclusioni dal contenuto di tale risposta.
>
> * * *
>
> SENATO DELLA REPUBBLICA
> COMMISSIONE IGIENE E SANITA
> IL PRESIDENTE
>
> Roma, 27 febbraio 2003
>
>
> Egr. Dott.
> Angelo STEFANINI
> Dipartimento di Medicina e Sanita'
> Pubblica - Universita' degli Studi di
> Bologna
> Via S. Giacomo, 12
> 40 126-Bologna
>
>
> Egregio Dott.
>
> "Non siamo per la guerra ma non vogliamo mettere la testa sotto la sabbia.
> Siamo per la pace ma anche per la sicurezza dei cittadini".
>
> Crediamo che queste poche ma significative parole pronunciate dal
> Presidente del Consiglio Berlusconi alle Camere rispecchino lo stato
> d'animo della maggioranza degli italiani, inclusi i medici.
>
> La lettera in oggetto appare un tentativo di dimostrare con dati
> scientifici un teorema politico che proprio in questi giorni due partiti
> (Verdi e Rifondazione Comunista) vanno diffondendo con grande tenacia.
>
> Non si tratta di biasimare certe posizioni ma di non far passare per
> scientifica una mozione di matrice politica. D'altronde la visione
> unilaterale del problema trova conferma nel fatto che, accanto agli
scenari
> apocalittici di una possibile guerra in Irak che vengono evocati nella
> missiva, non trovano spazio le altrettanto drammatiche conseguenze che
> eventuali attacchi bioterroristici potrebbero scatenare, inclusa la
> ricomparsa del virus del vaiolo che paesi ostili continuano
> fraudolentemente a conservare.
>
> Non crediamo quindi che una lettera di evidente matrice antiamericana
> inviata al Presidente del Consiglio sia la soluzione del problema,
> ritenendo invece che il mondo scientifico debba mantenersi estraneo a
> problemi che per la loro valenza non possono che essere affrontati dai
> supremi Organi elettivi del nostro Paese ai quali ci rimettiamo con la
> piena fiducia che ogni cittadino dovrebbe avere nei riguardi delle
Istituzioni.
>
> Cordiali saluti.
>
> Sen. Antonio Tomassini
>
> ----
>
> LA LETTERA DEI MEDICI CONTRO LA GUERRA
>
> Fonte: http://www.emi.it/articoli.asp?id=134
>
> MEDICI ITALIANI CONTRO LA GUERRA
> Lettera aperta al Presidente
> del Consiglio Silvio Berlusconi
> di Angelo Stefanini
>
> Carissimi, eccovi la Lettera aperta spedita il 13 feb (assieme a 704
> adesioni raccolte in meno di 10 giorni) a Berlusconi e p.c. a Ciampi e
> Sirchia, oltre che alle agenzie di stampa. Questa mattina abbiamo superato
> le 1000 adesioni (la stragrande maggioranza per e-mail) da tutta Italia.
> Avrei bisogno, oltre che di altre adesioni di medici, anche di menti
> pensanti per concepire un evento mediatico o roba del genere per
> ripubblicizzare l'iniziativa con le 1000 adesioni e la guerra sempre piu'
> vicina. A presto, Angelo...
>
> * * *
>
> Alla vigilia di una guerra considerata inevitabile, perche' fortemente
> voluta da alcuni governi, si sono sviluppati in tutto il mondo vasti
> movimenti di opposizione, anche tra le organizzazioni mediche e
> sanitarie.(1) Oltre 500 tra docenti e studenti della London School of
> Hygiene and Tropical Medicine hanno sottoscritto una lettera aperta al
> Primo Ministro Tony Blair, pubblicata sul British Medical Journal(2) e sul
> Lancet(3), come contributo al dibattito tra il governo e l'opinione
> pubblica sulla necessita' di opporsi all'azione militare sul terreno etico
> ed umanitario, al di la' di ogni punto di vista politico o religioso.
> L'International Physicians for the Prevention of Nuclear War, l'Australian
> Medical Association for Prevention of War, il gruppo canadese Physicians
> for Global Survival hanno preso iniziative autonome per sensibilizzare i
> propri governi sulla necessita' di prevenire la guerra in Irak.
> L'organizzazione non governativa OXFAM, l'American Academy of Arts and
> Science, l'UNICEF e la Yale University hanno elaborato le loro stime sul
> probabile impatto della guerra sulla popolazione civile.
>
> In queste ultime settimane sono stati inoltre pubblicati due rapporti di
> particolare significato per chi come professione si occupa di salute. Il
> primo, Collateral Damage, The health and environmental costs of war on
> Iraq, prodotto da Medact, organizzazione non governativa di medici e
> operatori sanitari britannici(4), stima il numero totale di morti, durante
> il conflitto e nei tre mesi seguenti ad un attacco all'Irak, nell'ordine
di
> grandezza compreso tra 48.000 e 260.000. Una guerra civile che si
> scatenasse all'interno dell'Irak aggiungerebbe altri 20.000 morti. Gli
> effetti piu' tardivi della guerra potrebbero aggiungere altre 200.000
> vittime. Nel caso si facesse uso di armi nucleari il numero dei morti
> potrebbe arrivare a 3.900.000. In tutti gli scenari considerati la maggior
> parte delle vittime sarebbero civili. Il rapporto prevede inoltre come
> estremamente probabili, a seguito dell'attacco, guerre civili, carestie ed
> epidemie, considerevoli masse di rifugiati ed effetti catastrofici sulla
> salute, soprattutto dei bambini. Come effetto collaterale viene inoltre
> prevista la intensificazione dei conflitti internazionali, delle
> disuguaglianze e delle divisioni tra gruppi di persone e popoli.
>
> Un documento delle Nazioni Unite "strettamente confidenziale" datato 10
> dicembre 2002 e intitolato Likely Humanitarian Scenarios(5) prevede un
> elevato numero di morti tra i civili, una crisi delle condizioni
> nutrizionali della popolazione e la esplosione di malattie "di proporzioni
> epidemiche se non addirittura pandemiche". Questo documento, fatto
> segretamente pervenire alla Universita' di Cambridge, riporta le stime OMS
> (Organizzazione Mondiale della Sanita') di 100.000 morti da effetti
diretti
> della guerra e 400.000 da impatto indiretto, oltre 2 milioni di bambini e
1
> milione di donne in gravidanza grevemente malnutriti, e 2 milioni di
> irakeni senzatetto. La previsione delle Nazioni Unite e' che, in caso di
> guerra, non saranno in grado di far fronte nemmeno ai 130.000 rifugiati
che
> attualmente gia' si trovano in Irak. Il rapporto sottolinea inoltre
> l'assoluta inadeguatezza del sistema sanitario irakeno, vittima da diversi
> anni dell'embargo imposto dalle Nazioni Unite, a rispondere alla
> accresciuta domanda che una guerra imporrebbe, oltre alla assenza dei
> servizi di base per la popolazione locale al termine dell'intervento
armato.
>
> Nell'anno 2002 e' uscito il "Rapporto Mondiale su Violenza e Salute"(6)
> della OMS. Indicando esplicitamente la violenza, sia individuale che
> collettiva, come importante problema di salute pubblica, l'OMS ha voluto
> sottolineare in tutta la sua rilevanza il ruolo attivo che l'operatore
> sanitario deve assumere nel contrastare la guerra e nel promuovere la
> cultura della pace. Secondo le Nazioni Unite uno degli effetti piu'
> sconvolgenti dell'uso della forza militare in Iraq e a livello
> internazionale potrebbe essere l'esplosione incontrollabile di violenza
> collettiva, definita come "l'uso strumentale della violenza da parte di
> stati o gruppi non governativi allo scopo di ottenere obiettivi politici,
> economici o sociali".
>
> E' indubbio che la guerra sia un problema di salute pubblica. In qualita'
> di medici abbiamo non soltanto il dovere di prenderci cura delle vittime
> della violenza e dei conflitti armati, ma anche di cercare di prevenirli.
> Come medici siamo inclini a pensare soprattutto in termini di mortalita' e
> morbosita'. Ebbene, la guerra in Irak provochera' centinaia di migliaia di
> morti, la maggior parte tra i civili e i bambini, la esplosione di
> epidemie, carestie e distruzioni ambientali (...). Non dobbiamo inoltre
> sottovalutare le conseguenze che potrebbero aversi tra la popolazione
> civile dei paesi aggressori in caso di attacchi biologici, chimici o
> addirittura nucleari, eventualita' quest'ultima presa esplicitamente in
> considerazione dal presidente Bush.
>
> Per noi medici, impegnati nella missione di alleviare le sofferenze e
> prevenire le malattie, queste morti e mutilazioni sono inaccettabili.
> Convinti che la guerra avrebbe conseguenze disastrose per la salute umana
> nel breve, medio e lungo termine e che si debba fare uso di mezzi politici
> e diplomatici per evitarla, ci opponiamo all'intervento militare in Irak.
> Poiche' la nostra opposizione si fonda su argomenti esclusivamente etici,
> umanitari e professionali, facciamo appello a tutte le forze politiche e
> della societa' civile affinche' venga impedito un conflitto armato che
> avrebbe effetti catastrofici per la famiglia umana.
>
> "La violenza si sviluppa in assenza di democrazia, di rispetto per i
> diritti umani e di buon governo", scrive Nelson Mandela nella introduzione
> al Rapporto OMS. Sosteniamo con forza, inoltre, la posizione della nostra
> piu' alta organizzazione professionale, l'Organizzazione Mondiale della
> Sanita', secondo cui i conflitti possono essere prevenuti soltanto
> attraverso forme piu' eque di sviluppo e modelli internazionali e locali
di
> governo basati su etica e responsabilita'.
>
> 3 febbraio 2003
>
> Dr. Angelo Stefanini
> Dipartimento di Medicina e Sanita' pubblica
> Universita' degli Studi di Bologna
> Via S.Giacomo 12
> 40126 Bologna
> Tel. 051 2094833, Fax. 051 2094839
> E-Mail: stefanin@???
>
>
> ___________ NOTE ___________
>
> (1) BMJ 2003; 326: 184.
> (2) BMJ 2003; 326: 220.
> (3) The Lancet 2003; 361(9354): 345.
> (4) www.medact.org
> (5) www.casi.org.uk/pr/pr030107undoc.html
> (6) www.who.int
>
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> Angelo Stefanini
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