[CSSF] Fw: Scudi Umani + Iraq Peace Team (Fw: notizie dal po…

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Autor: Carlo Mileti
Data:  
Assunto: [CSSF] Fw: Scudi Umani + Iraq Peace Team (Fw: notizie dal ponte n 4/5)
per informazione

----- Original Message -----
From: "posta@??? (by way of MN PA) (by way of Carlo Gubitosa
<c.gubitosa@???>)" <pxp@???>
To: <news@???>
Sent: Saturday, March 08, 2003 11:49 AM
Subject: Scudi Umani + Iraq Peace Team (Fw: notizie dal ponte n 4/5)


> -----Messaggio Originale-----
> Da: <mailto:posta@unponteper.it>posta@???
> A: NONVIOLENCE LIST
> Data invio: venerdì 7 marzo 2003 13.08
> Oggetto: [non-violence] notizie dal ponte n 4/5
>
>
> *Scudi Umani
> *Iraq Peace Team
>
>
> SCUDI UMANI
> Gli "scudi umani" stanno diventando un grattacapo per Washington. Gli
> Stati Uniti hanno ammonito l'Iraq a non collocare civili in siti
> militari nel tentativo di impedire un attacco, dicendo che l'impiego di
> "scudi umani" rappresenterebbe un crimine contro l'umanità punibile dopo
> ogni guerra.
> L'argomento è stato affrontato sia dal Segretario Usa alla Difesa,
> Donald Rumsfeld, che dal Capo degli Stati Maggiori Riuniti, il generale
> dell'aviazione Richard Myers, il giorno dopo l'arrivo a Baghdad di circa
> 100 attivisti partiti da Londra, i quali hanno intenzione di
> posizionarsi nelle vicinanze di potenziali obiettivi dei bombardamenti
> nel tentativo di impedire gli attacchi.
> L'impiego di "scudi umani" "è una pratica che rivela disprezzo per le
> norme dell'umanità, le regole del conflitto armato, e, mi si dice, la
> legge, la pratica e la fede dell'Islam", ha dichiarato Rumsfeld durante
> una conferenza stampa al Pentagono il 19 febbraio. "Collocare scudi
> umani" - ha aggiunto - "non è una strategia militare, è assassinio, una
> violazione delle leggi dei conflitti armati e un crimine contro l'
> umanità, e sarà trattato come tale. Coloro che seguono gli ordini [di
> Saddam NdR] di impiegare scudi umani pagheranno un prezzo pesante per le
> loro azioni".
> Dello stesso avviso il generale Myers, il quale ha detto che usare non
> combattenti - anche coloro che si offrissero volontari - per proteggere
> potenziali obiettivi militari "potrebbe essere considerato un crimine di
> guerra in ogni conflitto". Un ammonimento che aveva già rivolto all'Iraq
> il 15 gennaio.
> La questione comunque sembra davvero destare una certa preoccupazione a
> Washington.
> Il generale che dovrebbe guidare la guerra - Tommy R. Franks, comandante
> del US Central Command - ha dichiarato il 26 febbraio all'Associated
> Press, dal suo quartier generale di Camp as Sayliyah in Qatar, che le
> forze americane e alleate non potrebbero garantire la sicurezza dei
> civili che si posizionassero intenzionalmente come "scudi umani" contro
> un attacco a obiettivi iracheni.
> "Faremo del nostro meglio per evitare vittime fra i non combattenti ma,
> ve lo dico, non ci riusciremo al 100%", ha dichiarato.
> Una posizione condivisa dal ministro della difesa britannico Geoff Hoon,
> anch'egli in Qatar, che nella stessa conferenza stampa ha detto ai
> giornalisti: "Non è detto che terremo necessariamente conto dei
> cosiddetti scudi umani".
> "Vorrei sottolineare a voi la necessità che chiunque stia contemplando
> questo genere di azione torni a casa piuttosto che fare il gioco di
> Saddam Hussein", ha aggiunto.
> E la campagna del Pentagono non si ferma. Lo stesso 26 febbraio è stato
> diffuso un rapporto della CIA sull'uso degli "scudi umani" (Putting
> Noncombatants at Risk: Saddam's Use of 'Human Shields'), secondo il
> quale, fra l'altro, gli iracheni avrebbero collocato installazioni
> militari nelle vicinanze di scuole, moschee, magazzini di generi
> alimentari, e aree residenziali in numerose aree popolate.
> Attualmente sono più di 100 i volontari internazionali che si trovano a
> Baghdad con l'intenzione di proteggere le infrastrutture civili da
> eventuali attacchi: tra loro anche un gruppo di italiani.
> Il contingente più numeroso - partito da Londra a fine gennaio - è
> arrivato nella capitale irachena alla metà di febbraio, dopo un lungo
> tragitto via terra che ha toccato vari paesi europei, e poi la Turchia e
> la Siria.
> Il coordinatore, Ken Nichols O'Keefe, è un ex-marine che ha combattuto
> nella guerra del Golfo, rinunciando successivamente alla cittadinanza
> americana per "disgusto" nei confronti della politica Usa.
> (Vedi il suo "diario", pubblicato sul quotidiano britannico The
> Independent, il 25 febbraio 2003).
> I primi gruppi di attivisti si sono già posizionati presso installazioni
> civili: presso la centrale elettrica di Baghdad sud - un impianto che
> venne colpito da sei bombe nel 1991 e tuttora opera solo a metà della
> sua capacità di prima delle guerra - presso un impianto per la
> lavorazione e lo stoccaggio di riso e grano nella zona nord della città,
> e presso la raffineria di al Dura, anch'essa colpita durante la guerra,
> e che malgrado sia ancora piuttosto malconcia, raffina 60.000 barili al
> giorno di petrolio: combustibile di vitale importanza per i trasporti
> pubblici, il riscaldamento, gli ospedali di Baghdad.
> I rapporti con le autorità irachene però sembra non siano proprio
> idilliaci. Il rifiuto da parte di queste alle richieste dei gruppi di
> volontari di dislocarsi presso ospedali e scuole, da un lato, unito alla
> delusione per i numeri non proprio significativi rispetto alle esigenze
> del compito, hanno convinto già un primo gruppo - composto in prevalenza
> di inglesi, a rientrare a casa.
> E coloro che sono rimasti in Iraq starebbero "riconsiderando" la loro
> strategia.
> Per ulteriori informazioni e aggiornamenti: www.humanshields.org
>
>
> IRAQ PEACE TEAM
> Una delegazione di 23 pacifisti dell'Iraq Peace Team - il gruppo di
> attivisti organizzato dall'associazione Voices in the Wilderness che con
> delegazioni a staffetta è presente dal settembre 2002 in Iraq - si è
> recata nella zona smilitarizzata nel sud del paese, lungo il confine con
> il Kuwait, dove ha installato una "Tenda della Pace" e fatto un digiuno
> di quattro giorni.
> L'intenzione era di inviare un messaggio sia ai militari americani al di
> là del confine che agli americani contrari a una guerra all'Iraq.
> "Speriamo con tutto il cuore che il nostro messaggio ai 90.000 soldati
> americani già dispiegati in Kuwait e ai pacifisti che si trovano negli
> Stati Uniti possa aiutare a impedire una guerra", dice la dichiarazione
> di intenti letta durante una conferenza stampa a Baghdad da Charlie
> Liteky, 72 anni, di San Francisco, un decorato della guerra del Vietnam.
> Preghiamo perché ciascuno di voi, dice il testo, rivolgendosi ai
> militari e ai marinai americani, possa tornare presto "alla propria
> famiglia e ai propri cari senza dovere partecipare agli orrori della
> guerra".
> Riconosciamo "che siete stati messi in una posizione piena di ansia e di
> pericolo, per la quale condividiamo la responsabilità. Riconosciamo che
> siete in questa posizione perché in patria non siamo noi a governarci -
> ma siamo invece governati da una minoranza che decide su questioni di
> guerra e di pace nell'interesse di pochi, non dei molti.
> La nostra democrazia inadeguata ci ha portato in passato a impantanarci
> in situazioni mortali, e ora sull'orlo di un altro conflitto che può
> essere descritto solo come una tragica guerra dell'impero".
> L'appello ai militari è quello di umanizzare gli iracheni ".le persone
> comuni che popolano le città e i villaggi del paese, che lavorano nei
> negozi e nei ristoranti, vanno a scuola, praticano la loro religione,
> celebrano compleanni, matrimoni e funerali; che, come gli innocenti in
> ogni guerra subiranno le maggiori sofferenze - e che sono praticamente
> identici alle nostre famiglie in patria, specialmente nel loro desiderio
> di pace".
> Fu proprio il generale e presidente Dwight Eisenhower - proseguono gli
> attivisti - a dirci: "Ricordate che tutti i popoli di tutte le nazioni
> vogliono la pace. Solo i loro governi vogliono la guerra". Vi chiediamo,
> nostri concittadini, pensare con la vostra testa e il vostro cuore e di
> fare la cosa giusta".
> Ai pacifisti e a tutti coloro che negli Usa il 15 febbraio hanno
> marciato per la pace viene poi rivolto un appello perché questo "giorno
> storico di protesta non sia la fine dei nostri sforzi, ma solo l'
> inizio": l'appello a un "un massiccio, sit-down preventivo per la pace"
> da farsi in tutti gli Stati Uniti come unico modo per evitare una guerra
> e un disastro umanitario in Iraq .
> Il movimento per la pace - conclude la dichiarazione, citando le parole
> del rev. Daniel Berrigan - "otterrà successo solo quando mostrerà lo
> stesso coraggio per la pace che i soldati mostrano per la guerra".
>
>
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