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Fw: Pax Christi: le Chiese invitino all 'obiezione di coscienza
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From: "Pax Christi - Segreteria Nazionale (by way of Carlo Gubitosa
<c.gubitosa@???>)" <paxchristi@???>
To: <news@???>
Sent: Monday, March 10, 2003 12:29 PM
Subject: Pax Christi: le Chiese invitino all 'obiezione di coscienza
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> Comunicato stampa
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> Pax Christi: le Chiese invitino all'obiezione di coscienza
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> 10 marzo 2003 - 11,05
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> "Speriamo di non dover mai pervenire a quel momento che vedrebbe la
> coscienza e la fede contrapporsi alle decisioni dei propri governanti." È
> il passo saliente che si ritrova nel documento diffuso questa mattina dalla > sezione italiana di Pax Christi, movimento cattolico internazionale per la
> pace. E' un chiaro invito all'obiezione di coscienza. Ancora di più: nel
> documento si chiede che l'invito venga rivolto dalle Chiese (nel senso dei
> suoi rappresentanti) e che lo destinino ai militari e ai lavoratori che
> possono essere implicati in ruolo di supporto alle operazioni militari.
>
> Tutto il documento è improntato alla speranza che si possa evitare il
> conflitto armato anche grazie alla diffusione che l'opposizione alla guerra > sta conoscendo. "Nel digiuno e nella preghiera abbiamo ringraziato Dio di
> aver posto parole e gesti di profezia e di parresia (franchezza) nel cuore
> stesso della Chiesa, - prosegue il documento - sulle labbra del Pontefice
> (costruttore di ponti) e di tante donne e uomini che nel mondo si
> professano credenti. Anche l'incessante azione diplomatica della Santa Sede > ci appare oggi come un segno grandioso di resistenza al male della guerra e > di annuncio del Vangelo della pace".
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> Di seguito il testo integrale.
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> Contatti: Tonio Dell'Olio 055-2020375
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> Non siamo né rassegnati, né pessimisti rispetto alla soluzione della crisi
> irachena e vogliamo gridarlo con la fierezza che nasce in noi dalla forza
> della speranza.
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> Troppo sbrigativamente i signori della guerra avevano pensato che la
> macchina del consenso e della propaganda avrebbe dato risultati certi e che > non ci sarebbe stato spazio alcuno per le utopie dei costruttori di pace.
>
> Quando lo scorso mese di agosto proponevamo l'Appello "Fermiamo la macchia
> della guerra" in cui chiedevamo ai vescovi italiani di unirsi alla nostra
> richiesta di pace rivolta al Governo e al Parlamento del nostro Paese,
> forse nemmeno noi contavamo su una tale diffusione della sensibilità a
> favore della pace.
>
> Le tante prese di posizione di vescovi e di comunità cristiane, così come
> le bandiere dai balconi e le manifestazioni del 15 febbraio scorso, ci
> indicano con evidenza che la speranza della pace ha superato persino le
> nostre utopie, che il desiderio di pace ha contagiato di più del virus
> della guerra e che l'arcobaleno avvolge di colori milioni di persone.
> Questo conduce molti uomini delle istituzioni ad affermare che: "Non si può > fare la guerra in queste condizioni!". Siamo convinti che questo fremito di > speranza che ora preoccupa l'amministrazione americana e quanti ne
> sostengono la volontà di dominio, domani potrà essere consapevolmente
> condiviso da questi come da coloro che tramano per seminare terrore e
> morte. La brezza della pace e non la tempesta della guerra piegherà la
> tirannia in tutte le sue espressioni di violenza. Nel digiuno e nella
> preghiera abbiamo ringraziato Dio di aver posto parole e gesti di profezia
> e di parresia (franchezza) nel cuore stesso della Chiesa, sulle labbra del
> Pontefice (costruttore di ponti) e di tante donne e uomini che nel mondo si > professano credenti. Anche l'incessante azione diplomatica della Santa Sede > ci appare oggi come un segno grandioso di resistenza al male della guerra e > di annuncio del Vangelo della pace.
>
> Se mai i passi della comunità internazionale dovessero raggiungere l'orlo
> del precipizio, chiediamo sin da ora che le Chiese non esitino ad invitare
> ad una corale obiezione di coscienza. A ogni donna e uomo di buona volontà
> venga autorevolmente rivolto l'appello a non offrire sostegno e
> collaborazione alla guerra con le armi o con il proprio lavoro. Guardiamo a > questa scelta come all'estrema forma di resistenza di fronte alla guerra
> che è stata opportunamente definita "crimine organizzato". Speriamo di non
> dover mai pervenire a quel momento che vedrebbe la coscienza e la fede
> contrapporsi alle decisioni dei propri governanti.
>
> A quanti in questi mesi hanno organizzato e partecipato a forme di
> manifestazione e di protesta contro la violenza del terrorismo e della
> guerra, vogliamo far giungere il nostro incoraggiamento a continuare ad
> osare la pace. Conosciamo il prezzo della responsabilità personale che
> bisogna essere disposti a pagare, sappiamo quale sapore amaro hanno
> l'incomprensione, la strumentalizzazione e la derisione. ma a tutti
> chiediamo di continuare a far lievitare la speranza con questi gesti.
>
> Sempre vi siano parole e segni capaci di dire NO alla guerra senza SE e
> senza MA con gli ideali e gli strumenti di una nonviolenza senza SE e senza MA. >
> Pax Christi Italia
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