[Cerchio] patagonia

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Autore: Emiliano Bussolo
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Oggetto: [Cerchio] patagonia
14 Word Press
Alcuni parlamentari avrebbero interpellato il governo di Duhalde preoccupati dal presunto piano di scambio della Patagonia per coprire il debito estero
La notizia apparsa su Las Ultimas Noticias
http://www.lun.cl/ confermerebbe i sospetti

Miércoles 5 de marzo de 2003

Indagini con domande inquietanti e una proposta di cessione di territori in cambio dell'annullamento o della riduzione del debito estero sarebbero causa di allarmi in Argentina.
Secondo un articolo pubblicato ieri dalla stampa francese, la Patagonia, che abbraccia 1,76 milioni di chilometri quadrati di territorio, quasi la metà del paese transandino, si starebbe converendo in un appetitoso manicaretto, ambito dai grandi poteri economici internazionali.
"Le banche straniere e il FMI hanno suggerito al presidente Duhalde di mettere in atto un sondaggio riguardo al progetto di pagamento del debito estero con la vendita di territori", Così scrive l'inviato di "Liberation", citando come fonte l'ex deputato peronista Juan Gabriel Labaké.
L'idea, secondo quest'ultimo, sarebbe testare la reazione cittadina di fronte ad un'ipotetica situazione come questa.
L'articolo segnala che nelle cinque province che formano parte di questa regione (Neuquén, Río Negro, Chubut, Santa Cruz y Tierra del Fuego) vivono appena un milione e mezzo di abitanti dei 37 milioni che popolano l'Argentina e che in questo ricco territorio sono presenti quasi il 75% delle riserve di gas e di petrolio del paese, oltre alle risorse idriche, considerate tra le più importanti del mondo.
Quello che è certo è che al giorno d'oggi, in un paese in crisi, il timore di una Patagonia lottizzata agli stranieri agita gli spiriti.
E non soltanto perchè già esistono miliardari che approfittando dei prezzi irrisori di queste terre, hanno fondato associazioni ecologiste per pagare meno imposte negli Stati Uniti e comprare grandi estensioni di terra.
In questa cornice, deputati e senatori locali hanno interpellato il governo per sapere se è reale l'idea di una possibile liquidazione delle terre patagoniche per l'annullamento del colossale debito estero.
"Non succederà con la Patagonia quello che è successo con le Malvinas" afferma il senatore santacruceño Carlos Prades-.
Noi non lo permetteremo e difenderemo l'integrità del nostro territorio".
L'allarme è scattato nel marzo del 2002, da un' inchiesta di un'agenzia relativamente sconosciuta, richiesto da "un cliente europeo desideroso di effettuare investimenti in Argentina"
Il sondaggio riportava domande inquietanti: se i patagonici erano d'accordo di cedere l'Antartica argentina in cambio dell'annullamento del debito, se approvavano lo scambio delle terre appartenenti a Chubut per ridurre il debito accumulato dalla provincia e se avrebbero affidato l'economia argentina ad un funzionario del FMI o ad un altro organismo internazionale.
Intanto, con il peso svalutato e l'economia al rogo, Duhalde in quei giorni contattava una lobby, la Zemi Communication, presieduta dall'ex segretario di Stato statunintese Henry Kissinger, per consulenze al governo, nelle sue negoziazioni con gli organismi finanziari internazionali.
Un passo per lo meno rischioso, se si tiene conto che l'ex braccio destro di Richard Nixon, ha sempre considerato strategiche per gli Stati Uniti le risorse naturali dell'America Latina.
"Quello che mi inquieta - dice César Amaya, avvocato di Caleta Olivia- è che il sondaggio è stato presentato al MIT
dall'economista Rudiger Dornbusch, consulente di Kissinger Asociados, e poco tempo dopo questi lanciava la proposta all'Argentina di abbandonare la sua sovranità in termini di politica fiscale e monetaria, e di farsi amministrare da un pool di assessori stranieri, sotto mandato della banca estera e del FMI".
Dornbusch suggerisce una campagna di privatizzazione massiccia di organismi finanziari, tra cui il Banco Nación e il Banco Provincia, titolari di ipoteche per 14,5 milioni di ettari.
Se ciò si realizzasse, quasi la metà della pampa húmeda, la parte più al nord della Patagonia, granaio dell'Argentina, sarebbe in mano a privati e stranieri
In ogni caso, avanguardia di questa tendenza è il milionario statunitense Douglas Tompkins, che ai 276 mila ettari posseduti nel sud del Cile, somma almeno altri 130.290 ettari di Argentina, acquistati sottoprezzo a nome della sua fondazione ecologica la Patagonia Land Trust