[Cerchio] Solidarietà agli shministim

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Author: corrispondenze metropolitane
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Subject: [Cerchio] Solidarietà agli shministim
Brutte notizie ci giungono da Israele. Sono arrivati
ad 11 i giovani esponenti del gruppo degli Shministim
-studenti della XII classe- imprigionati. Ma chi sono
gli Shministim? Essi, aderenti al più ampio movimento
dei refusenik, sono giovani che si rifiutano di
prestare servizio nell'esercito del proprio paese e
che indicano le azioni di Israele contro i palestinesi
col loro nome: azioni terroristiche.
Per questo li incarcerano. I venti di guerra suscitati
dagli USA, d'altra parte, incoraggiano l'alleato
Sharon a procedere verso la "soluzione finale" in
Palestina. L'obiettivo del premier israeliano è quello
di spezzare una volta per tutte quella resistenza
palestinese che nemmeno l'operazione "Muraglia di
difesa, con tutto il suo cumulo di orrori, è riuscita
a vincere.
In quest'ottica, risulta essenziale che in Israele sia
messa a tacere ogni voce dissenziente, tanto più se
portatrice di una critica talmente avanzata da rompere
con ogni retorica patriottica, da porsi, quindi, come
esempio per il movimento contro la guerra che scende
in piazza in tutto il mondo.
In effetti, quel che accade al gruppo degli shministim
sembra quasi un monito rivolto contro la mobilitazione
che, in ogni angolo del pianeta, grida il suo no alla
guerra, nonchè un tentativo di impedirne la
radicalizzazione.
Lo diciamo perchè abbiamo avuto modo di conoscere
alcuni di questi giovani nel dicembre del 2002, in
seguito al lancio -da parte di "Gioventù libertaria"-
della campagna "Volunteers of Peace". Una campagna cui
abbiamo aderito e che si è articolata in assemblee
-svoltesi in varie città d'Italia- contraddistinte dal
confronto tra giovani oppositori israeliani e giovani
palestinesi protagonisti dell'Intifada.
Nell'assemblea tenutasi a Roma, in una affollatissima
aula universitaria, un esponente del gruppo degli
Shministim ha espresso addirittura il disconoscimento
della legittimità storica del suo Stato
d'appartenenza!
Sì, è proprio vero. L'esperienza degli Shministim è da
prendere a riferimento su vari piani. Per la sua
radicalità. Perchè i giovani che vi si riconoscono
interni (oltre 200) hanno fatto una scelta coraggiosa,
militante e di vita ad un tempo.
Una scelta che, se fosse compresa nelle motivazioni
profonde ed adottata anche qui da noi, porterebbe il
movimento contro la guerra a non lasciarsi fuorviare
dai falsi obiettivi che gli propongono i media "di
sinistra". Quelli che lanciano osanna all'asse
franco-tedesco e che invocano una Europa Unita ed
indipendente, magari armata, per poter fare le guerre
per conto proprio e senza risultare subordinata agli
USA.
No, se certe scelte fossero assunte collettivamente,
ci si opporrebbe con forza a tutti gli imperialismi, a
tutti gli eserciti e -in modo particolare- a tutti gli
Stati. Tutti gli Stati, non lo si dimentichi, hanno
nel monopolio della "violenza sui corpi" e nella
"concentrazione della forza" -da rivolgere all'interno
come all'esterno- dei caratteri costitutivi ed
irrinunciabili. Lo rivela proprio il contesto di
guerra.
Un contesto nel quale non solo non ci si deve lasciar
prendere dal gioco degli schieramenti contrapposti tra
potenze, ma bisogna porre le basi affinchè la propria
opposizione all'evento bellico si esprima in termini
coerenti.
Per questo, nell'esprimere solidarietà agli
Shministim, nel chiedere al movimento contro la guerra
di assumere la loro scarcerazione come obiettivo,
vorremmo invitare anche a riflettere.
Per fare in modo che la straordinaria energia espressa
nelle piazze il 15 febbraio non venga incanalata verso
cause che col rifiuto della guerra poco hanno a che
spartire.

"Corrispondenze Metropolitane", collettivo di
controinformazione e di inchiesta - Roma









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