[Lecce-sf] Fw: Lettera aperta al Ministro Martino

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著者: Carlo Mileti
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題目: [Lecce-sf] Fw: Lettera aperta al Ministro Martino
> Il Coordinamento aziendale RdB dell'Arsenale M.M. di Taranto, che aderisce
> convintamene all'iniziativa del 5 marzo alla quale sarà presente per
> manifestare
> la propria civile opposizione alla guerra, a tutte le guerre, ha proposto
> ai lavoratori dello stabilimento di sottoscrivere e spedire la lettera,
> indirizzata al Ministro della Difesa, che si allega.
> Stante la buona riuscita che l'iniziativa sta riscuotendo tra i lavoratori
> che stanno chiedendoci, anche da altri Enti della Difesa, di aderire, vi
> inviamo detta lettera aperta affinché possa essere pubblicata e portata
> a conoscenza di tutti se lo ritenete opportuno.
> Naturalmente l'invito è quello che quanti più lavoratori della Difesa

possibili
> la facciano propria e la spediscano al Ministro (se la condividono).
>
> Un saluto da
>
> Gigi Pulpito
> Esecutivo regionale RdB CUB
>
>
>
>
> - Vogliamo offrire, con questa lettera aperta, anche ad altri che soffrono
> il nostro stesso disagio e condividono le nostre stesse speranze,
> l'occasione di rinnovare la propria lealtà alla Repubblica ed alla
> Costituzione inviando la seguente lettera al Ministro della Difesa. -
>
> Al      Sig.  Ministro  della  Difesa
> On. Prof. Antonio Martino

>
> Oggetto: Lettera aperta.
>
> Egregio Signor Ministro,
> le scriviamo questa lettera per porle un quesito che ci tormenta da

quando
> il Presidente degli Stati Uniti d'America, in un discorso pronunciato il


> giugno 2002, presso l'Accademia Navale di West Point, ha esposto la
> dottrina della "pre-emptive defense" o della Difesa Preventiva. Da quando
> ha presentato, cioè, la "strategia preventiva", in virtù della quale, uno
> Stato deve assicurare la propria sicurezza prima che l'ipotetico nemico
> possa minacciarlo concretamente.
> Se ci è facile trovare un senso nell'azione di prevenzione di
> possibili conflitti, tuttavia, per quanti sforzi facciamo, non riusciamo a
> comprendere la logica ed il senso di una "guerra preventiva" se non come
> aggressione premeditata ad un altro Stato che si ritiene essere nemico e
> che potrebbe rivelarsi un potenziale aggressore.
> Signore, rivolgiamo a Lei le ansie, le perplessità e, nonostante
> tutto, le speranze di dipendenti del Ministero della Difesa, i quali più
> di vent'anni fa, fecero un solenne giuramento: di essere fedeli alla
> Repubblica, di osservare lealmente la Costituzione e le leggi dello Stato,
> di adempiere ai doveri d'ufficio nell'interesse dell'Amministrazione e per
> il pubblico bene.
> Per tutto questo tempo ci siamo lealmente impegnati a vivere con
> coerenza il nostro giuramento.
> La medesima lealtà ci spinge, oggi, a scriverLe ed a manifestarLe i
> nostri pensieri, i nostri dubbi e le nostre preoccupazioni.
> In quanto cittadini consapevoli delle nostre responsabilità,
> abbiamo sempre fatto riferimento alla Carta Costituzionale della
> Repubblica, avendo ben chiaro che questa Costituzione nasce dall'orrore
> della seconda guerra mondiale e cammina sul sacrificio di uomini e donne
> che hanno dato la vita per la libertà del nostro Paese.
> Sulle macerie di quella guerra, sul sangue versato, sugli orrori
> che ha generato, sulle lacrime e le sofferenze che ne sono derivate, i
> padri costituenti hanno voluto porre una lapide alla memoria per non
> dimenticare e sulla quale costruire una nuova umanità.
> Scrissero, allora, l'articolo 11 della Costituzione: "L'Italia
> ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli
> e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali".
> Con quest'atto ci affidarono la memoria del passato e l'impegno di
> mantenerla viva, poichè la memoria rappresenta il passato, ma genera il
> presente ed ancor più il futuro.
> Oggi però, la teorizzazione della guerra preventiva, totale ed
> infinita, sebbene indirizzata teoricamente contro il terrorismo e sebbene
> annunciata per "ripristinare la pace", rischia, di fatto, la soppressione
> dell'art. 11 della Carta Costituzionale, l'inefficacia dei trattati
> internazionali, e la pace apportatrice di giustizia.
> La guerra preventiva spazza via la legalità che abbiamo cercato di
> costruire negli ultimi secoli e tutto rischia di cadere sotto il dominio
> dell'apparenza e della finzione: la pace come la Costituzione e, finanche
> il nostro giuramento di fedeltà.
> Se, infatti, ci abbandoniamo alla logica della guerra preventiva, se la
> Costituzione viene violentata ed uccisa nel suo tratto più

rappresentativo,
> come possiamo, dire ancora di esserle fedele?
> Siamo forse autorizzati a disattendere il giuramento di fedeltà alla
> Repubblica ed alla Costituzione?
> Da chi? E con quale autorità?
> Ma tutto non è ancora perduto.
> La preghiamo, pertanto, di scongiurare con tutti i mezzi a Sua
> disposizione, "gli uomini, soprattutto quelli che sono investiti di
> responsabilità pubbliche, a non risparmiare fatiche per imprimere alle

cose
> un corso ragionevole ed umano"*.
> A non risparmiare l'impegno "per la ricomposizione delle controversie
> fondate sulla mutua fiducia, sulla sincerità nelle trattative, sulla
> fedeltà agli impegni assuntiS fino ad individuare il punto da dove è
> possibile partire per raggiungere intese leali, durature, feconde".*
> Perché nulla è perduto con la pace. Tutto può essere perduto con la
> guerra.
>
> Distinti saluti
>
>
>
>
> ___________________________________(firma)
>
> Lavoratore dell'Arsenale M.M. di Taranto
>
>