To: <pace@???>
Subject: Lettera di un refusenik da una galera israeliana
From: "kowalski" <kowalski@???>
Date: Sat, 1 Mar 2003 17:00:30 +0100
ricevuta da Elaine Scarry del Boston Globe
Lettera da una galera israeliana
Cari Amici,=20
Vorrei spartire con voi alcuni dei pensieri che mi colgono mentre passo
lunghe ore sbucciando cipolle, lavando enormi pentoloni unti, e mentre la
gente intorno mi chiede di spiegare, gente che trova difficile capire cosa
mi ha spinto a farlo. Si chiedono come mai un uomo della mia et=E0, sposato
con due bimbi, =E8 arrivato a tutto ci=F2. Perch=E9 ho ritenuto che tutto questo
valesse la pena, pur di rifiutare di prendere parte all=B9occupazione dei
territori.=20
Queste domande mi hanno forzato a esaminare i motivi del mio agire dal punt=
o
di vista degli altri carcerati. Loro vedono un uomo di 36 anni imprigionato
con ragazzi che hanno la met=E0 dei suoi anni. Separato dalla sua famiglia,
con il divieto di togliersi il cappello (anche quando si trova nella sua
cella o mentre mangia), con la proibizione di usare un cuscino, tenere cart=
a
per scrivere, portare l=B9orologio, mangiare nel locale destinato (obbligato =
a
mangiare in piedi, nel corridoio, vicino alla cella, restando sempre dietro
le sbarre), parlare a qualcuno mentre lavora o mangia. Costretto a lavorare
quattordici ore al giorno (in cucina o pulendo bagni), a scattare sull=B9
attenti ogni volta che un ufficiale passa e a obbedire a una lunga lista di
altri ordini e proibizioni il cui il solo scopo =E8 umiliarlo. Perch=E8
qualcuno, volontariamente, pu=F2 sottoporsi a questo?
Per rispondere davvero a una simile domanda, occorre ricordare
l'alternativa, che cosa ho rifiutato di fare. Lo sforzo qui dentro =E8
effettivamente umiliarmi con tutte le forzature possibili. Ma sono convinto
che ci=F2 che umilia di pi=F9 un uomo =E8 l=B9umiliazione che impone. Osservare, ad
esempio, gli occhi di un Palestinese fermo a un checkpoint mentre gli
impedisci di raggiungere l=B9ospedale, la scuola, o il lavoro. Guardare negli
occhi residenti ai quale ho imposto appena un altro giorno di coprifuoco
inutile -- un coprifuoco che sembra non avere un chiaro inizio n=E9 una chiar=
a
fine. Vedere gli occhi lucidi del coltivatore dei frutteti che mi =E8 stato
ordinato di sradicare, o quelli di una famiglia la cui casa sto per
demolire. E vedermi riflesso negli occhi di queste persone: un soldato
odioso dinnanzi a gente tremolante che elemosina la sua misericordia. Ci=F2,
per me, =E8 molto ma molto pi=F9 umiliante.
Ci sono, ovviamente, coloro che sostengono che la presenza di gente come me
nei territori occupati pu=F2 rendere l'occupazione pi=F9 umana. Effettivamente,
non posso negare che si pu=F2 sradicare un frutteto con gentilezza, demolire
una casa in modo cortese, espellere un=B9intera popolazione dal proprio
villaggio -- come =E8 stato fatto in Hebron del sud -- in modo civile, con
buona organizzazione e meno violenza. =C8 possibile, pare, opprimere un inter=
o
popolo in modo tranquillo. La domanda, tuttavia, ancora mi si pone: Pu=F2 una
persona che desidera mantenere la propria umanit=E0 effettuare tali azioni?
Per me, la risposta =E8 chiara: No.
Cos=EC quando noi, i refuseniks, dichiariamo che ci sono determinate cose che
ti annullano come essere umano, non intendiamo i lavori pi=F9 umili in una
cucina, poich=E9 tale lavori sono umiliazioni insignificanti. Intendiamo
azioni che umiliano e negano l'umanit=E0 ad altri. Non c=B9=E8 dubbio che per me
sia meglio starsene tutto il giorno in cella, isolato, con un cappello sull=
a
testa, in silenzio, lavando piatti e sbucciando cipolle.
Preferisco, di gran lunga, quelle lacrime che mi scendono quando taglio
sacchi su sacchi di cipolle piuttosto che quelle che verso ogni volta che
evoco le immagini dell=B9occupazione. Cordialmente
Yigal=20
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<TITLE>FW: da leggere</TITLE>
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<LI>con ragazzi che hanno la met=E0 dei suoi anni. Separato dalla sua famigli=
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<LI>mangiare in piedi, nel corridoio, vicino alla cella, restando sempre di=
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<LI>le sbarre), parlare a qualcuno mentre lavora o mangia. Costretto a lavo=
rare
<LI>quattordici ore al giorno (in cucina o pulendo bagni), a scattare sull=B9
<LI>attenti ogni volta che un ufficiale passa e a obbedire a una lunga list=
a di
<LI>altri ordini e proibizioni il cui il solo scopo =E8 umiliarlo. Perch=E8
<LI>qualcuno, volontariamente, pu=F2 sottoporsi a questo?
<LI>Per rispondere davvero a una simile domanda, occorre ricordare
<LI>l'alternativa, che cosa ho rifiutato di fare. Lo sforzo qui dentro =E8
<LI>effettivamente umiliarmi con tutte le forzature possibili. Ma sono conv=
into
<LI>che ci=F2 che umilia di pi=F9 un uomo =E8 l=B9umiliazione che impone. Osservare=
, ad
<LI>esempio, gli occhi di un Palestinese fermo a un checkpoint mentre gli
<LI>impedisci di raggiungere l=B9ospedale, la scuola, o il lavoro. Guardare n=
egli
<LI>occhi residenti ai quale ho imposto appena un altro giorno di coprifuoc=
o
<LI>inutile -- un coprifuoco che sembra non avere un chiaro inizio n=E9 una c=
hiara
<LI>fine. Vedere gli occhi lucidi del coltivatore dei frutteti che mi =E8 sta=
to
<LI>ordinato di sradicare, o quelli di una famiglia la cui casa sto per
<LI>demolire. E vedermi riflesso negli occhi di queste persone: un soldato
<LI>odioso dinnanzi a gente tremolante che elemosina la sua misericordia. C=
i=F2,
<LI>per me, =E8 molto ma molto pi=F9 umiliante.
<LI>Ci sono, ovviamente, coloro che sostengono che la presenza di gente com=
e me
<LI>nei territori occupati pu=F2 rendere l'occupazione pi=F9 umana. Effettivame=
nte,
<LI>non posso negare che si pu=F2 sradicare un frutteto con gentilezza, demol=
ire
<LI>una casa in modo cortese, espellere un=B9intera popolazione dal proprio
<LI>villaggio -- come =E8 stato fatto in Hebron del sud -- in modo civile, co=
n
<LI>buona organizzazione e meno violenza. =C8 possibile, pare, opprimere un i=
ntero
<LI>popolo in modo tranquillo. La domanda, tuttavia, ancora mi si pone: Pu=F2=
una
<LI>persona che desidera mantenere la propria umanit=E0 effettuare tali azion=
i?
<LI>Per me, la risposta =E8 chiara: No.
<LI>Cos=EC quando noi, i refuseniks, dichiariamo che ci sono determinate cose=
che
<LI>ti annullano come essere umano, non intendiamo i lavori pi=F9 umili in un=
a
<LI>cucina, poich=E9 tale lavori sono umiliazioni insignificanti. Intendiamo
<LI>azioni che umiliano e negano l'umanit=E0 ad altri. Non c=B9=E8 dubbio che per=
me
<LI>sia meglio starsene tutto il giorno in cella, isolato, con un cappello =
sulla
<LI>testa, in silenzio, lavando piatti e sbucciando cipolle.
<LI>Preferisco, di gran lunga, quelle lacrime che mi scendono quando taglio
<LI>sacchi su sacchi di cipolle piuttosto che quelle che verso ogni volta c=
he
<LI>evoco le immagini dell=B9occupazione. Cordialmente
<LI>Yigal
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