[Cerchio] Per un archivio audiovisivo delle lotte sociali

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Autore: corrispondenze metropolitane
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Oggetto: [Cerchio] Per un archivio audiovisivo delle lotte sociali
Per un Archivio audiovisivo delle lotte sociali.

Prima di entrare nel merito della proposta che
intendiamo formulare, è forse meglio presentarsi.
Senza avere la presunzione di dire che
l'invito/appello che stiamo per rivolgere viene da
lontano, intendiamo comunque far capire che esso è uno
tra gli sbocchi di un piccolo percorso. Il percorso di
"Corrispondenze metropolitane"...

"Corrispondenze metropolitane", esperienza nata nella
primavera del 2001 da compagne/i provenienti dall'area
antagonista e interne/i ai percorsi
dell'autorganizzazione sociale, si è inizialmente
configurata come rivista di controinformazione e di
inchiesta.
L'obiettivo, sin dal principio, è stato quello di
usare il cartaceo non come veicolo della linea di una
organizzazione o di un micro-organismo tendente a
costituirla, bensì come strumento utile ai soggetti
sociali sfruttati. Come luogo dello scambio e della
conoscenza reciproca tra i segmenti di un proletariato
così frammentato, così disperso nel territorio
metropolitano o nelle innumerevoli realtà in cui si
articola oggi la produzione di merci, da non avere più
luoghi di incontro.
In quest'ottica, sulle pagine di "Corrispondenze
metropolitane", accanto ad articoli di analisi, hanno
trovato spazio soprattutto testimonianze raccolte dai
luoghi dello sfruttamento, resoconti delle lotte
svolte dagli immigrati, dalle figure sociali legate
alle nuove forme contrattuali o anche da lavoratori
appartenenti alle precedenti composizioni di classe ma
comunque sottoposti ad attacco.
In fondo, attorno a "Corrispondenze metropolitane",
pur nei limiti che hanno segnato questa esperienza, si
è svolta una attività che, sintetizzando, può
definirsi una "inchiesta permanente".
In che senso?
Nel senso di un un primo, parziale incontro tra
saperi. Quelli di cui siamo portatori noi, interni
alle realtà militanti ed anche ai luoghi dello
sfruttamento e quelli che derivano ai proletari da noi
raggiunti dal loro quotidiano vivere condizioni di
precarietà. Questo continuo interscambio ci ha
portato a vedere in modo meno mitologico i soggetti
sociali di riferimento, contemporaneamente stimolando
gli stessi proletari di cui via via abbiamo raccolto
le testimonianze a svolgere una riflessione più
approfondita sulla propria esperienza di lotta.
Ma tale "inchiesta permanente" si è avvalsa, quasi da
subito nel nostro percorso, anche di un altro
strumento: una trasmissione radiofonica. La quale ha
avuto finora riscontri positivi. Dovuti anche -risulta
evidente- al particolare stato di grazia vissuto in
questo momento da Radio Onda Rossa, in grado come non
mai di raggiungere persone estranee al proprio
tradizionale "bacino di ascolto".
Si può dire quindi che "Crimini invisibili. Luoghi e
conflitti nella metropoli" -questo è il suo titolo- si
è inserita in una situazione ottimale, nel contesto
ideale per una trasmissione che non si rivolge ai/lle
militanti.
D'altra parte, "Crimini invisibili" cerca di dare voce
a chi non ne ha, volta per volta entrando in diverse
realtà metropolitane o unità produttive, descrivendo
-a partire dalle testimonianze di chi le vive- le
lotte che vi si svolgono contro il generale processo
di precarizzazione delle condizioni di lavoro e di
vita.
Ora, proprio la positiva esperienza di "Crimini
invisibili" ha imposto alla nostra attenzione la
necessità di diversificare le forme comunicative, di
moltiplicare gli strumenti attraverso i quali
sviluppare la nostra attività.
Esempi interessanti di video-inchiesta come quello
realizzato dal Collettivo Rete dei Lavoratori di
Milano con "Lotta sporca", che documenta la battaglia
dei lavoratori delle pulizie ferroviarie di milano lo
scorso anno, poi, ci spronano a proseguire con
maggiore celerità in questa direzione. Concretizzando
un'idea che avevamo già lanciato pubblicamente
nell'autunno del 2001. Un'idea ispirata alla
tradizione zavattiniana dei cinegiornali liberi e
sospinta dalla volontà di realizzare, attraverso i
documenti visivi, quelle "inchieste a caldo" che
-secondo quanto teorizzato da Raniero Panzieri nei
primi anni '60- prevedono la possibilità di registrare
l'evoluzione della coscienza collettiva nel corso di
una lotta.
E' in virtù di questa impostazione che, nel mese di
gennaio, abbiamo iniziato a lavorare attorno ad un
progetto di documentario sulla Fiat. Partendo proprio
dalla realtà che ci è più vicina, quella di cui
abbiamo cercato di far conoscere le vicissitudini nel
corso di varie trasmissioni radiofoniche: la Fiat di
Cassino.
In sostanza, di contro alla tendenza a fare del video
non uno strumento per la comprensione dei fenomeni
sociali, ma un mezzo con il quale seguire il "caso del
momento", secondo una logica segnata dalla
estemporaneità del discorso, abbiamo cercato un'altra
strada. Una strada che -partendo dai contatti da tempo
stabiliti con i lavoratori della Fiat di Cassino-
mira ad uno scambio reale con gli stessi, alla
effettiva realizzazione di un documentario non su ma
con gli operai.
E' muovendo da quest'ottica che abbiamo ripreso
importanti passaggi assembleari tenuti dai
cassintegrati, testimonianze di una realtà assai più
vivace di quella descritta dai media ufficiali.
Ma il nostro sforzo non vorrebbe fermarsi qui.
Tenendo conto delle nostre forze intendiamo dar vita
ad un archivio audiovisivo riguardante tutte le lotte
attualmente in atto contro quella precarietà che,
dalla realtà del lavoro, si riversa in ogni ambito
della vita sociale.
In tal senso, il 5 febbraio abbiamo ripreso la
manifestazione lanciata e partecipata da diverse forze
dell'antagonismo sociale e dal sindacalismo di base di
fronte al senato, dove era in corso di approvazione la
legge-delega sul mercato del lavoro.
Una iniziativa importante, cui peraltro avevamo
aderito, un esempio di mobilitazione dal basso
volutamente sottaciuta dalla "stampa di sinistra" e
"vicina al movimento".
Ma è nostro obiettivo precipuo quello di registrare
qualsiasi situazione del genere, senza badare troppo
ai soggetti proponenti, senza riprodurre quegli odi,
dominanti nel movimento, che raramente rimandano alla
divaricazione tra strategie compiutamente definite.
La nostra preoccupazione principale, d'altra parte, è
quella di dare il maggior respiro possibile alla
proposta. Sappiamo bene che le forze di cui disponiamo
non possono farci andare oltre la documentazione
visiva di lotte o situazioni di sfruttamento legate
alla realtà romana, ma è nostro intento arrivare piano
piano a dare un carattere nazionale all'archivio.
Pertanto, chiediamo il contributo di soggettività,
realtà e strutture organizzate diverse, che però
condividano la proposta sin qui articolata.
L'assenza di veti, nei confronti di questo o
quell'organismo militante, si aggancia al nostro modo
di agire.
Come abbiamo specificato, non ci siamo mai percepiti
in quanto interni ai vari processi organizzativi in
corso, nè abbiamo mai dato importanza ai ciclici
tentativi di riassemblare i pezzi dell'antagonismo
sociale, segnati come sono dall'assenza di una
qualsivoglia progettualità minimamente condivisa.
Dal nostro punto di vista, nessuna spinta alla
ricomposizione politica può precedere il processo
reale della riaggregazione dei settori di un
proletariato scomposto da oltre un ventennio di
ristrutturazione produttiva.
Non a caso, muovendo dalla nota definizione di Morandi
riecheggiata pure nei "Quaderni Rossi", arriviamo ad
autopercepirci come "funzione della classe", o meglio
del suo percorso ricompositivo, cui vorremmo
contribuire non con forzature politiche, bensì
favorendo il collegamento tra le piccole realtà
conflittuali che non si conoscono tra di loro.
A ben vedere, il ruolo che pensiamo dovrebbero
assolvere i militanti non rimanda ad un atteggiamento
rinunciatario. Infatti, i militanti non possono fare a
meno di esprimere il proprio punto di vista, in certe
circostanze. Ma esso non può rimandare alle proprie
"geniali pensate". Esso dovrà collegarsi alla
rilettura di quella "esperienza proletaria"
complessiva che -seguendo l'indicazione di Danilo
Montaldi- si può definire come sedimentazione delle
conoscenze acquisite dalla classe sfruttata nel fuoco
delle lotte, delle vittorie come delle sconfitte.
Una esperienza che ci insegna, facendo l'esempio
-adesso tanto attuale- della guerra che, in tempi di
pace presunta come di bellicismo esplicito, il dovere
di chi lotta per rovesciare l'esistente è quello di
denunciare in primo luogo l'imperialismo di casa
propria (è per questo che "Corrispondenze
metropolitane" non attacca, nei suoi volantini, la
sola politica yankee).
Il che rimanda ad un non trascurabile dovere, in un
contesto come l'odierno: quello di reintrodurre
momenti di comprensione della realtà a partire dalla
rilettura di almeno 150 di storia dei soggetti sociali
sfruttati!
In sostanza, occorre porsi obiettivi modesti ed
ambiziosi ad un tempo. Non ci si deve sentire come
"facitori della storia" nè come elemento trainante dei
conflitti sociali, ma ciò non vuol dire che non si
possa giocare un ruolo importante negli stessi,
contaminandoli con la trasmissione di una
pluridecennale esperienza proletaria.
Ma perchè, ci si chiederà, nel proporre la
realizzazione di un archivio audiovisivo si indugia
tanto sulla propria filosofia di fondo?
Sicuramente perchè una proposta siffatta ci spinge ad
una riorganizzazione complessiva della nostra
attività, ponendoci il problema di concepirci non più
solo come gruppo redazionale, ma anche -ed è questo un
passaggio che si chiarirà meglio in futuro- in quanto
collettivo di controinformazione ed inchiesta.
E poi perchè intendiamo collocare con precisione il
progetto qui presentato. Un archivio audiovisivo delle
attuali lotte sociali non può essere "proprietà" di
questa o di quella organizzazione, di questa o di
quella struttura.
Deve essere patrimonio di tutti. Di tutti quelli che
credono in un altro mondo possibile. Ovvero, nel
superamento di quella gabbia d'acciaio che si chiama
capitalismo!

Corrispondenze metropolitane



Chi è interessato può contattarci via mail al nostro
indirizzo (Cmetropolitane@???) o, se sta a Roma,
ci può venire a trovare (appuntamento ogni martedì
alle 21 presso il comitato di quartiere alberone, via
appia nuova 357)


















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