[NuovoLaboratorio] Veto della Francia; Assemblea generale d…

このメッセージを削除

このメッセージに返信
著者: acifatte@iol.it
日付:  
題目: [NuovoLaboratorio] Veto della Francia; Assemblea generale dell
Data la sua chiarezza, e il residuo di speranza che conserva, segnalo l'a=
rticolo di Gian Giacomo Migone, che prelude augurabilmente ad una solleci=
tazione alla Francia perch=E8 si faccia carico, col diritto di veto, di s=
volgere un ruolo di autorevole portavoce dell'Europa.=0D=0A(a.c.)=0D=0A=0D=
=0A=0D=0AVoti e Veti di Gian Giacomo Migone su "L'Unit=E0" di oggi 27 feb=
braio 2003=0D=0A=0D=0AIl disegno dell=92amministrazione Bush, anche nei s=
uoi attuali risvolti tattici, =E8 ormai chiaro. La risoluzione che essa h=
a presentato al Consiglio di sicurezza, oltre che una concessione alle es=
igenze di Blair, Aznar e Berlusconi, costituisce il preludio per l=92atta=
cco all=92Iraq nella forma di un ultimatum impossibile da soddisfare (il =
presidente Bush ha gi=E0 precisato che la distruzione dei missili richies=
ta dagli ispettori =E8 da ritenersi insufficiente) anche perch=E9 implici=
to e generico. =0D=0AL=92intenzione dichiarata =E8 quella di ottenere i n=
ove voti necessari per costituire una maggioranza, sollecitando gli altri=
membri permanenti a non fare uso del potere di veto. In tal modo sarebbe=
raggiunto il duplice scopo di scatenare la guerra e di piegare l=92organ=
ismo responsabile della sicurezza mondiale alla volont=E0 statunitense, r=
assicurando l=92opinione pubblica americana e gli alleati meno riottosi. =
Alle vittime umane delle future ostilit=E0 si aggiungerebbe l=92unica org=
anizzazione internazionale universalmente riconosciuta in un mondo in cui=
ogni embrione di regole e di istituzioni comuni dovrebbe essere difeso c=
on i denti e con le unghie.=0D=0AL=92affermazione di Washington, secondo =
cui la risoluzione gi=E0 approvata sarebbe sufficiente a legittimare un i=
ntervento militare, riflette un=92esigenza ad un tempo difensiva ed offen=
siva: da una parte quella di precostituire una via di fuga, nel caso in c=
ui la diplomazia statunitense non riuscisse ad assicurarsi i nove voti ne=
cessari all=92approvazione della risoluzione; o, nel caso tale quorum fos=
se raggiunto, di esercitare una pressione sui membri permanenti perch=E9 =
non utilizzino il loro diritto di veto, da ritenersi un atto ostile secon=
do la definizione adottata dall=92ambasciatore degli Stati Uniti accredit=
ato a parigi. Si tratta, insomma, di garantire che di riffa o di raffa, i=
n virt=F9 della prima o di una eventuale seconda mozione, Bush stabilir=E0=
il proprio controllo sulle risorse strategiche di Bagdad (in primo luogo=
, petrolio) nella speranza che ci=F2 induca i membri permanenti a non ese=
rcitare il loro diritto di veto, rinunciando ad una opposizione alla guer=
ra che sarebbe soltanto di principio, e a vedere non nella salvaguardia d=
ella pace ma nell=92adeguamento del Consiglio di Sicurezza alla volont=E0=
statunitense la tutela delle Nazioni Unite.=0D=0AChe cosa opporre ad un =
simile disegno? Potrebbe non essere sufficiente la sacrosanta insistenza =
sulla prosecuzione delle ispezioni cui, per la loro natura tecnica, sareb=
be troppo chiedere di costituire lo spartiacque della scelta politica tra=
guerra e pace. Innanzitutto occorre opporvi la Carta dell'Onu, di cui il=
capitolo VII prevede il ricorso alla forza soltanto nel caso di un'aggre=
ssione di uno Stato nei confronti di un altro Stato, oppure di un'incombe=
nte minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale. Ora, la dittatura=
di Saddam Hussein, per quanto efferata, non configura una simile minacci=
a, da intendersi in senso globale, soprattutto in mancanza di prove di co=
llegamenti con il terrorismo internazionale o di possesso di armi di dist=
ruzione di massa. In altre parole, la costruzione accusatoria si regge su=
un'imposizione da parte di Washington della propria agenda ovvero dell'i=
ndividuazione del regime iracheno quale minaccia prioritaria alla pace e =
alla sicurezza internazionale, rispetto a cui la comunit=E0 internazional=
e avrebbe il diritto-dovere di ricorrere alla forza. In altre parole, l'a=
rchitrave della costruzione accusatoria costituisce anche il suo punto di=
maggiore debolezza, data la difficolt=E0 di accedere ad una simile tesi.=
Tuttavia, occorre non trascurare il fatto che lo stesso Saddam Hussein c=
ollabora attivamente a rafforzare l'impostazione bipolare americana perch=
=E9 il ruolo che gli viene attribuito, di principale responsabile dei mal=
i del mondo, per quanto pericoloso ed al limite autodistruttivo, lo grati=
fica. =0D=0APoich=E9 l'ONU =E8 priva di una superiore istanza giurisdizio=
nale, =E8 il Consiglio di sicurezza ad interpretarne la Carta con la vota=
zione e l'eventuale approvazione di una risoluzione che legittimi il rico=
rso alla forza. Noi non siamo dei sostenitori del diritto di veto che pur=
e =E8 previsto dalla Carta. Eppure, in una circostanza come quella attual=
e, il ricorso a tale diritto, di cui si =E8 abusato in passato, =E8 solle=
citato dalla gravit=E0 della scelta tra guerra e pace. Nell'ora della ver=
it=E0 il sapiente gioco diplomatico condotto dalla Francia, di fatto in n=
ome dell'Europa e con il consenso della Russia e quello tacito della Cina=
, addirittura sollecita un tale sbocco, qualora la fragilit=E0 oggettiva =
di altri membri non permanenti del Consiglio di sicurezza consentisse il =
conseguimento del quorum necessario all'approvazione di una risoluzione u=
ltimativa.=0D=0AIn tale ipotesi un veto potrebbe trovare la sua legittima=
zione democratica nella convocazione di una Sessione speciale dell'Assemb=
lea generale, che pu=F2 essere determinata da una maggioranza del Consigl=
io di sicurezza o degli Stati membri, su richiesta di un singolo Stato me=
mbro, a norma degli articoli 8 e 9 dello Statuto procedurale dell'Assembl=
ea generale. In tale sede potrebbe essere elaborata una posizione alterna=
tiva al ricorso alla guerra, che consenta all'organismo maggiormente rapp=
resentativo dell'Onu, in quanto comprendente tutti gli Stati membri, di i=
mporre al regime iracheno il rispetto delle risoluzioni finora approvate =
e assicuri agli Stati Uniti completa e solidale collaborazione nella repr=
essione del terrorismo internazionale, con mezzi congrui rispetto allo sc=
opo. In tale contesto il prolungamento del mandato conferito agli ispetto=
ri acquisterebbe ulteriore autorevolezza e conseguente efficacia. =0D=0AI=
n una prospettiva interna al dibattito politico italiano e alla stessa op=
posizione tali considerazioni servono anche a chiarire che la scelta tra =
la pace e l'Onu costituisce una falsa alternativa. Solo se si garantisce =
la pace si salvaguarda il ruolo delle Nazioni Unite, la cui competenza in=
merito al mantenimento della pace e della sicurezza internazionale non s=
i esaurisce nel Consiglio di sicurezza, ma investe l'Assemblea Generale e=
d =E8 regolato dalla Carta. =0D=0AQualcuno (lo ha fatto il fondatore di M=
=E9dicins sans fronti=E8res, Bertrand Kouchner proprio in questi giorni) =
potrebbe obiettare che non basta evitare la guerra: occorre anche mettere=
Saddam Hussein in condizione di non nuocere. =C8 ovvio che sarebbe prefe=
ribile conseguire entrambi gli obiettivi nello stesso momento, ma =E8 mol=
to difficile che ci=F2 sia possibile, anche per il perverso legame bipola=
re che ispira la partita a scacchi tra Washington e il dittatore iracheno=
. Solo se l'Onu, l'Europa e il resto del mondo riusciranno a rovesciare l=
a scacchiera imponendo le proprie regole, la guerra potrebbe essere evita=
ta e, probabilmente in un secondo tempo, il secondo giocatore messo in co=
ndizione di non nuocere. La condizione per sconfiggerlo (potrebbe risulta=
re pi=F9 pericoloso da morto che da vivo) =E8 di renderlo irrilevante ai =
fini della pace e della sicurezza internazionale. =0D=0A =0D=0A---------=
------------------------------------------------------------=0D=0AAngelo =
Cifatte=0D=0Auff. 010-5573779, fax 010-5573898=0D=0Acasa 010-5701274=0D=0A=
cell. 333.4891234=0D=0A