Autor: Luigi Pirelli Data: Assumpte: [Cm-roma] Islanda, addio alla benzina... ma non alle macchine :-(
Date: Thu, 20 Feb 2003 13:56:04 +0100
From: Davide <davide@???>
Da Repubblica.it
Piano del governo: joint venture pubblica-privata per produrre
carburante pulito e rinunciare per sempre al petrolio
Islanda, addio alla benzina
"L'energia arriverà dall'acqua"
In aprile il primo distributore di idrogeno
dal nostro inviato EMILIO PIERVINCENZI
REYKJAVIK - Il primo distributore pubblico di idrogeno d'Europa sta sulla
Vesturlandsvegur, una ampia strada a 5 chilometri dal centro di Reykjavik
che conduce verso il Grande Nord. Gli islandesi ci passano davanti
incuriositi solo dal fatto che nessuna auto ancora si ferma e "fa
carburante". Per ora è una stazione di servizio come un'altra, con un
piccolo bar che vende sigarette e caffè, qualche dolce e poco altro.
Ma il prossimo 24 aprile, che in Islanda è una data importante perché
coincide con il "primo giorno dell'estate", la Fuel Hydrogen Station
erogherà il primo pieno di idrogeno. Saranno tre autobus pubblici a nutrirsi
del gas del futuro. Uno di questi è il Fly Bus, la navetta che porta e
prende passeggeri dal piccolo aeroporto di Reykjavik al costo di dieci euro
a testa. Essere passeggeri su questo bus sarà un po' come viaggiare nel
futuro: un futuro silenzioso, pulito, economico. Il futuro che l'Althingi,
il Parlamento islandese, ha già disegnato per i suoi 285.000 cittadini:
l'Islanda sarà il primo paese "no oil" del mondo.
Hjalmar Arnason, presidente della Commissione parlamentare che ha la
responsabilità politica del piano, illustra i tempi tecnici dell'"Hydrogen
economic plane". "In coincidenza con l'inaugurazione del distributore, tre
bus pubblici inizieranno il loro servizio.
Costano circa 400mila euro ognuno, ma, mano a mano che verranno costruiti,
contiamo di arrivare a 30 unità entro il 2005, il loro prezzo di abbatterà.
In questo modo l'intero parco del trasporto pubblico islandese andrà a
idrogeno. Inquinamento zero. Rumore zero. Ci piace molto pensare a Reykjavik
come alla prima "città del futuro"".
Piaceva anche a Jules Verne, che descrivendo nel 1874 una possibile Islanda
in "L'isola misteriosa" fa dire a uno dei suoi personaggi che "un giorno
l'acqua sarà impiegata come combustibile". È esattamente ciò che gli
islandesi intendono fare. Il procedimento è semplice: energia idroelettrica
e geotermica qui sono disponibili in grande ed inesauribile quantità, da
esse si ottiene energia elettrica, l'energia elettrica ottenuta si utilizza
per dar vita al processo di elettrolisi, la separazione dell'acqua in
ossigeno e idrogeno. L'ossigeno viene disperso nell'aria, l'idrogeno viene
condotto con dei tubi ai distributori. Verrà utilizzato per il trasporto
(pubblico, privato e per i pescherecci, la pesca rappresenta la prima fonte
di reddito dell'Islanda) e per i servizi cittadini. Il migliore dei mondi
possibili, energeticamente parlando. Ma realizzabile?
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Arnason sorride. Negli uffici della Iceland New Energy, il consorzio misto
pubblicoprivato che governa l'impresa (51 per cento pubblico, il rimanente
diviso fra Shell, Daimler Chrysler e Hydro, una grande compagnia norvegese
di energia), il business plane non lascia spazio a incertezze. "La nostra
prima tappa si chiama Ectos, ed è il funzionamento a idrogeno dei bus
pubblici. Il costo è di circa 7 milioni di euro, tre dei quali finanziati
dalla Ue il resto da aziende domestiche e investitori stranieri. La seconda
tappa (entro il 2007) è creare un mercato di auto a idrogeno, per
trasformare l'intero parco auto islandese da benzina e gasolio a idrogeno.
La terza tappa (entro il 2015) è alimentare a idrogeno i motori dei nostri
pescherecci, che producono un terzo delle emissioni di gas inquinanti nel
nostro paese. La quarta tappa (2030) è vendere il nostro idrogeno al resto
d'Europa: l'Islanda spende circa 10 miliardi di euro all'anno per acquistare
petrolio. L'obiettivo è diventare la prima nazione "no oil" del pianeta.
Vorremmo e qualche volta ne parliamo fra di noi, tradendo un pizzico di
presunzione che l'Islanda possa essere definita la "Kuwait del Nord". Solo
che al posto dell'oro nero, noi venderemo gas idrogeno".
Quando il prossimo 24 aprile scienziati, uomini d'affari, politici che si
occupano di idrogeno arriveranno da ogni parte del mondo al Nordica Hotel di
Reykjavik per partecipare al summit "Produrre idrogeno disponibile al
pubblico", il Laboratorio Islanda riceverà la consacrazione internazionale.
Isolanazione ponte fra Europa e America, l'Islanda si assume il compito di
trascinare idee e forza economica verso un mondo no oil. George Bush,
nell'ultimo discorso sullo stato dell'Unione, ha affrontato il problema con
chiarezza: "Obiettivo dell'America è guidare il mondo nello sviluppo di
automobili pulite, con motori a idrogeno". E ha elargito 1,2 miliardi di
dollari in cinque anni per la ricerca. I petrolieri non hanno commentato, i
produttori di automobili che hanno diversi prototipi pronti a passare ai
test su strada hanno esultato. Perfino l'Italia, dove certo gli investimenti
sulla ricerca non hanno mai brillato per generosità, ha deciso di mettere
mano al portafogli. Ministero per la ricerca scientifica e università e
ministero dell'Ambiente hanno messo a disposizione della ricerca
sull'idrogeno 70 milioni di euro per i prossimi tre anni. Spiega Fabio
Orecchini, docente di ingegneria all'Università La Sapienza di Roma, che
andrà al summit di Reykjavik: "L'economia all'idrogeno non è un concetto
virtuale, è un concetto concreto, che può essere realizzato in tempi brevi.
Basta crederci, lavorarci.
Per l'Italia, che non ha risorse energetiche proprie, sarebbe la chiave di
un nuovo sviluppo. Abbiamo grandi risorse di energia solare, possiamo
attingere da qui l'energia necessaria per ottenere milioni di tonnellate di
idrogeno, sufficiente a mandare a idrogeno fino a 35 milioni di veicoli,
l'intero parco auto italiano".