[Cerchio] Un altro sguardo sul mondo (volantino distribuito …

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Szerző: corrispondenze metropolitane
Dátum:  
Tárgy: [Cerchio] Un altro sguardo sul mondo (volantino distribuito in piazza)
Un altro sguardo sul mondo.
Contro la guerra preventiva e gli imperialismi.

Che strano! E' imminente una tragedia: la guerra più
annunciata della storia. Ma il clima non è lo stesso
del '99 o del 2001, delle guerre nella ex Jugoslavia o
nell'Afghanistan. Gli USA bofonchiano su presunti
rapporti tra l'Iraq e Al Qaeda, ringhiando di tanto in
tanto contro Saddam il tiranno. Ma, al di là del fatto
che quest'ultimo ispira a tutti un sano ribrezzo, i
loro argomenti non fanno presa. Nessun orpello
democratico, nessun manto umanitario riescono a
nascondere che altre sono le ragioni di questa guerra.
Qui da noi, poi, giornali come il "Corsera" e "La
Repubblica" -già ridotti, nel '99, al ruolo di
bollettini di guerra- avanzano critiche nei confronti
della guerra preventiva. A motivarle, certo, è un
cinico calcolo su costi e benefici ("cosa ce ne viene
a noi Italia, a noi Europa dalla guerra americana?"),
ma colpiscono comunque, per quanto sono esplicite.
Così, è opinione diffusa che la guerra sia dettata da
interessi, petroliferi in particolare. Di qui
l'ostilità diffusa nei confronti della stessa. Una
ostilità di massa, con la quale sembrerebbero in
sintonia i governi di diversi paesi (Francia,
Germania, Russia, Cina). Ma è così? Che tipo di
opposizione portano avanti questi Stati? Il piano
franco-tedeso, per quanto ne sia improbabile
l'attuazione, non lascia dubbi in proposito. Esso
mantiene quell'embargo che ha fatto più vittime delle
bombe, riducendo l'Iraq a protettorato, presidiato dai
caschi blu e sorvegliato da aerei francesi. In
sostanza, si chiede di spartirsi equamente la torta
irachena, affidandosi ad un comando militare unificato
non guidato dagli USA per appropriarsi di un paese e
delle sue risorse! E' la prova lampante di un fatto.
Non sono solo gli USA a portare avanti una politica
imperialista nel mondo.
E' vero, essi attraverso l'ALCA (accordo di libero
commercio per le Americhe) intendono ridurre l'America
Latina a campo aperto per le razzie delle proprie
multinazionali. Ma in Africa, la Francia sta facendo
altrettanto, promuovendo nelle sue ex colonie uno
sviluppo capitalistico guidato dalle proprie imprese.
Uno sviluppo capitalistico dipendente che ha portato
la Costa d'Avorio al disastro, alla rovina economica e
a quello scontro tra fazioni che l'Eliseo ha preso a
pretesto per portare avanti un intervento militare
tutt'altro che pacificatore. D'altra parte, la Francia
è con la Germania il paese che più insiste sulla
necessità di dar vita ad un esercito europeo. Con
quali finalità se non quelle di contendere posizioni
agli USA?
Tutto ciò spiega perchè oggi non vi sia una retorica
di guerra unanimemente condivisa. Essa non può darsi
quando le potenze sono divise, in lotta tra loro per
il dominio sul pianeta.
Perchè invece, ci si chiederà, da noi e altrove
continua il linciaggio contro gli immigrati,
considerati tutti potenziali terroristi? Il motivo è
semplice. Tutti gli schieramenti, quello filo-yankee
rappresentato in Italia da Berlusconi e quello più
europeista, vedono negli immigrati solo manodopera da
sfruttare selvaggiamente. Tutti gli schieramenti, sia
pure con modalità diverse, sono fautori di un
massiccio intervento nei paesi d'origine degli
immigrati stessi, magari presentandolo come
"cooperazione" per "introdurli alla democrazia e
salvarli dal terrorismo". Ma se la situazione è
questa, il movimento contro la guerra deve cambiare
punto di vista. Iniziando ad osservare il mondo con
gli occhi delle genti irachene, ivoriane, di tutte le
vittime della violenza -economica e/o militare- degli
imperialismi. Per sostenere i dannati della terra in
ogni lotta contro il sopruso, sia esso voluto dagli
USA o dalla Europa Unita!

Corrispondenze metropolitane - Roma
Appuntamento ogni martedì ore 21, presso la sede del
comitato di quartiere Alberone (Via Appia Nuova 357)




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