[Cerchio] la padania, tutto da ridere!

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Proposta choc del Consiglio d'Europa: basterà una residenza di cinque
anni
      Vogliono regalare la cittadinanza Ue agli immigrati
      di Fabrizio Di Ferdinando


      Una mina vaga nella Ue, e precisamente al Consiglio d'Europa, l'
organismo - nettamente orientato a sinistra - che riunisce 44 Paesi con un
compito di impulso e di proposizione di norme e di principii verso gli altri
organismi comunitari , Parlamento e Commissione Europea. E' l'avvertimento
che lancia il senatore leghista Fiorello Provera, presidente della
Commissione Esteri del Senato. «La Commissione politica del Consiglio sta
infatti esaminando - spiega - un rapporto intitolato "Contributo al processo
di elaborazione di una Costituzione della Ue". In esso l'assemblea, tre le
altre cose, invita l'Unione Europea «a riflettere sulla ridefinizione della
nozione di cittadinanza» basandola su criteri diversi da quella della
nazionalità (appartenenza a uno Stato sovrano). Ossia in base alla semplice
residenza regolare (non interrotta) per un certo numero di anni (si parla di
5) attraverso "un concetto autonomo proprio di un ordine giuridico
comunitario». «In parole povere, questo significa - dice Provera - concedere
la cittadinanza della futura Unione europea non ai cittadini dei singoli
Stati membri, dotati di un legame organico di appartenenza alla loro
nazione, ma in virtù della semplice residenza, svincolando la qualifica di
cittadino europeo - densa di diritti e prerogative - da tutto quell'insieme
di storia di tradizioni, di cultura che ne fanno un "europeo", per
attribuirla invece a un semplice fatto di collocazione fisica in uno Stato».
      «Vuol dire quindi - prosegue Provera - che, qualora passasse questa
proposta, non vi sarà più un'Europa espressione di popoli uniti - pur nelle
diversità nazionali - da comuni esperienze secolari e da una comune civiltà
cristiana, ma un melting pot, una commistione alienante di individui che non
hanno nulla in comune con la radici europee, portatori di valori diversi e
talvolta agli antipodi di quelli condivisi nel continente. E che potrebbero
cancellare l'immagine geopolitica, finora abbastanza omogenea, dello stesso.
La temporanea permanenza su di un territorio non può e non potrà mai
sostituire quel patrimonio culturale, spirituale, morale, civile che è dato
dall'appartenere organicamente a uno Stato».
      « E' chiaro - continua il senatore - che non si può chiudere la porta
al fenomeno immigrazione, ma esso deve scorre entro certi binari. Gli
immigrati debbono integrarsi, imparare la lingua e la storia del Paese che
li ospita, rispettarne le leggi, adeguarsi alle sue usanze e non cercare di
stravolgerle, come fanno ora i musulmani. In più tale "cittadinanza facile"
dovrebbe avvenire grazie a un ordinamento giuridico "autonomo", che è da
intendersi evidentemente come "altro" dall'ordine giuridico dei singoli
Stati membri: quindi prevalente rispetto ad esso. Qualcosa dunque di assai
diverso da una Costituzione che armonizzi e rispetti i diversi ordinamenti
nazionali: in pratica, la creazione di un super-Stato, di una super-legge e
di un super-cittadino che può essere anche il magrebino di passaggio, sia
pure per cinque anni. Quello che la Lega ha sempre paventato e denunciato
come il maggior rischio che serpeggia nell'unificazione europea. Questa
norma conferirebbe all'extracomunitario tutti diritti del cittadino,
compreso quello di votare e di farsi votare, con una influenza fortissima
sulla istituzioni europee e con tutti i rischi che ne discendono». «Se
vogliamo fare un'Unione di popoli che collaborano - ciascuno nella propria
diversità e con le proprie connotazioni - per degli obiettivi comuni, che
sono quelli classici della difesa, della politica estera, del progresso
economico e sociale, ebbene queste connotazioni verrebbero cancellate.
Perché chiunque, proveniente da qualunque parte del mondo potrebbe portare
avanti e imporre con dignità e poteri di cittadino, istanze diversissime e
lontanissime da una mentalità europea. «Nel momento in cui si vuol costruire
una nuova società continentale europea - commenta il parlamentare della
Lega - come si fa ad assimilare queste masse che non hanno alle spalle
nessuna della storie e delle tradizioni dei popoli che compongono la
comunità? Una mistura alienante anziché una cittadinanza unificante, senza
quel minimo comun denominatore che unisce popoli diversi ma che condividono
una civiltà millenaria. Un passato che rappresenta il cemento fondante di
una nuova Europa che è però saldamente ancorata alle proprie radici».
      «Per questo - conclude Provera - mi batterò con forza contro questa
proposta al Consiglio europeo di Strasburgo che comincia domani,
coinvolgendo anche gli altri parlamentari della Casa della Libertà presenti
nella Commissione politica, a cui ho fatto notare il pericolo, che io ho
subito avvertito a una prima lettura del testo, nascosto in quella
proposta».