[Lecce-sf] R: [Lecce-sf] si può appendere la bandiera della…

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Autor: Gaetano Bucci
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Assunto: [Lecce-sf] R: [Lecce-sf] si può appendere la bandiera della pace...
Caro Gabriele ,
il principio pacifista sancito dall' art.11 della Cost. è un" principio
fondamentale" .I "principi fondamentali della Cost." (ma anche tutte le
disposizioni costituzionali ) non sono meramente "programmatiche" ma
immediatamente "precettive".La novità dei nostri tempi è che , a differenza
del passato , la nostra Costituzione è attaccata da destra e da
sinistra(vedi : l'incostituzionale processo di riforma costituzionale
avviato dalla c.d. bicamerale D' Alema e le precedenti "guerre umanitarie
" ).
Nel passato(anni 50 ), quando era solo la destra a non voler vedere
applicata ed attuata la Costituzione,
la Corte di cassazione (ove si annidavano i soggetti piu' reazionari della
magistratura ) aveva cercato di fornire una copertura di tipo teorico alla
volontà dei governi centristi di boicottare i dispositivi costituzionali .La
Corte di cassazione introdusse , infatti , nelle sue sentenze la "celebre"
distinzione fra "norme costituzionali direttamente precettive ", "norme
costituzionali a precettività differita " e " norme costituzionali
meramente programmatiche". Solo con la crisi del centrismo e l'avvio dell'
esperienza dei governi di centro- sinistra , all'inizio degli anni '60
( quando il "centrosinistra " era almeno un dignitoso "centrosinistra " e
non, gia' come
oggi, una "nuova destra" che ,
unitamente alla "vecchia destra", è pronubo alle strategie del capitale
finanziario ed industriale), si assiste ad una ripresa dell'impegno per una
piena attuazione del dettato costituzionale.In quel mutato clima la Corte
costituzionale rigettò la distinzione elaborata dalla Cassazione e chiarì
definitivamente che tutte le norme , specie i principi fondamentali,
sono da considerarsi "direttamente precettive".Il diritto alla pace ,ed il
ripudio della guerra (art. 11 Cost. ) come strumento di offesa ,sono valori
che , nell' ambito della Cost., si collegano con quelli di "giustizia
sociale e di "emancipazione"(art. 3,2 co., Cost.).La nostra Cost. impedisce
,
quindi , di isolare le questioni nazionali da quelle sovranazionali e
mondiali e legittima , paritariamente, le lotte dei popoli per la pace e le
lotte dei popoli per la libertà e l'eguaglianza sostanziale e non solo
formale. Il diritto alla pace costituisce , pertanto, il "punto unificante"
di una "visione costituzionale" che, lungi dal risolversi in una visione
passiva della "non violenza" o di un "generico pacifismo", connette
strettamente ad esso gli altri
diritti che hanno come obiettivo la salvaguardia dei diritti inviolabili
dell'uomo, l' adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica,
economica e sociale (art. 2 Cost. ), la garanzia del conseguimento, da parte
di tutti, della pari dignità sociale con il superamento dei limiti che di
fatto ostacolano ,
per ragioni economiche e sociali, la libertà e l'eguaglianza dei cittadini
e dei popoli.
La partecipazione dell' Italia alla guerra non concreta , dunque, una
semplice violazione di una norma costituzionale bensì,
a cagione degli effetti duraturi ed imprevedibili che inevitabilmente
deriveranno dalla guerra,una abrogazione di fatto,
per un periodo indeterminabile,dei principi fondamentali dell' ordinamento
non suscettibili nè di ablazione ,nè di negoziazione , nè di compressione
,nè di deroga a favore di maggioranze governative o di organismi
sovranazionali specoe del tipo dell' ONU che ,attualmente,vede rappresentati
al suo interno i governi e non i popoli, le maggioranze governative e non le
opposizioni.
Di fronte alla rottura del patto costituzionale democratico che legittima
gli uomini e le donne elette in parlamento a rappresentare la nazione
(ex art.67 Cost.), ritorna d' attualità la tematica del DIRITTO DI
RESISTENZA all' oppressione che il giusnaturalismo razionalista
aveva introdotto nell' ambito delle prime dichiarazioni dei diritti
dell'uomo. Il diritto di resistenza è , appunto , quel diritto non primario
, ma secondario,
il cui esercizio avviene soltanto quando i diritti primari , cioè i diritti
di libertà edi sicurezza, sono stati violati.
Al diritto di resistenza l' individuo e la collettività ricorrono , come
extrema ratio ,per proteggersi contro la mancata protezione dei diritti
primari. Il diritto di resistenza , pertanto, non puo' essere a sua volta
tutelato e -a volte - deve essere esercitato a proprio rischio e pericolo.
A stretto rigore , infatti, nessun governo può garantire l' esercizio di
un diritto che insorge proprio nel momento in cui l' autorità di governo
viene meno e tra Stato e cittadino s' instaura un rapporto non piu' di
diritto ma di fatto, in cui vige il diritto del piu' forte.
Il diritto di resistenza fu teorizzato dai vecchi giuristi del 500 e del 600
relativamente alle ipotesi di " conquista" , " usurpazione ", ed "esercizio
abusivo del potere".
La surrettizia decisione del governo di partecipazione alla guerra ha
prodotto un drammatico evento politico -istituzionale ossia la rottura del
patto democratico,
quel patto,cioè, che legittima gli uomini e le donne eletti in parlamento a
rappresentare la nazione.
Come non pensare , quindi ,alle ipotesi delineate dagli antichi giuristi nei
riguardi dei governanti che hanno tradito il mandato ricevuto, saccheggiando
uno scrigno nel quale i padri fondatori della Costituzione avevano voluto
custodire il regalo piu' bello e inviolabile che essi avevano riservato alle
generazioni a venire , ossia il diritto alla pace? .
La guerra rappresentando ,infatti, un evento eversivo della Costituzione
formale determina l'illiceità di tutte le operazioni militari e ,dunque , la
vigenza del
diritto comune.
Da questo punto di vista si profilano , a carico dei nosttri governanti, gli
estremi del reato di attentato contro la Costituzione dello Stato( ex
art.283 c.p.) e ,relativamente alle eventuali azioni di guerre condotte
dalle forze armate italiane, in ragione della mancata instaurazione legale
di uno "status belli" e
a causa dell' immediata applicabilità delle prime due disposizioni contenute
nell' art.11 della Cost, il profilo del reato di strage.
Il diritto di resistenza -affermava Costantino Mortati- "trae titolo di
legittimazione dal principio di sovranità popolare( art.1 Cost.) perchè
questa, basata com'è
sull' adesione attiva dei cittadini ai valori consacrati nella Costituzione,
non può non abilitare quanti siano piu' sensibili ad essi la funzione di una
loro difesa
e reintegrazione quando ciò si appalesi necessario per l'insufficienza e la
carenza degli organi ad essa preposti ".Tali cittadini piu' sensibili
possono anche essere la minoranza degli studenti di un liceo .
Magistratura democratica , in un documento approvato dal suo Consiglio
nazionale il 13/1/1991, ha sostenuto che :" di fronte alla violazione dei
principi fondamentali di un ordinamento spetta ai cittadini un diritto di
resistenza collettiva , secondo le tradizioni ed i metodi della non
violenza ".
Ciò vuol dire che la strategia di resistenza che , di fronte ai drammatici
eventi determinati dalla guerra , deve nascere e deve essere portata
avanti,
per porre fine a tale situazione abnorme, dev'essere improntata ai valori e
fondata sui principi della Costituzione ed, in primo luogo, su quello
pacifista
(ex art.11 Cost. ).E' nell' ambito dei diritti civili e delle leggi vigenti,
nonchè nell' ambito delle articolazioni del pluralismo sia istituzionale che
sociale,che è possibile
far crescere un movimento di resistenza collettiva alla guerra (fra gli
strumenti legali e non violenti basti citare : lo sciopero generale, l'
obiezione fiscale
alle spese militari , la possibilità per gli enti locali di dichiararsi zone
neutre e non belligeranti ...e , certamente , issare sul tetto della propria
scuola la bandiera
della pace !!!).
Lotta per la pace , lotta per la democrazia , lotta per la libertà , lotta
per il socialismo e per la solidarietà sociale, devono ,quindi , coniugarsi
in un'aspirazione
ideale fondata sull' esigenza di sottrarre la vita delle classi alienate e
sfruttate da una forma di potere che esprime il prevalere di una concezione
dell' ordine
pubblico "internazionale" ed "interno" contro una concezione dell'
autonomia sociale. Concezione quest' ultima che dovrebbe ,invece, animare
l' azione delle istituzioni statali e delle organizzazioni internazionali.
L'obiettivo fondamentale di queste lotte dev' essere quello di porre
finalmente i governi al servizio della società e di liberare i parlamenti
(nazionale e locali )
dai vincoli posti dagli esecutivi che gli impediscono di esprimere la voce
effettiva di larghe masse del popolo. Ciò vale anche per la scuola dove il
ruolo del
preside (oggi :preside "manager") deve essere quello di servire, e non
opprimere , la volontà delle assemblee studentesche di difendere e
rilanciare i valori fondamentali della nostra Costituzione .Mi unisco
,quindi agli altri compagni (Carlo Mileti , ecc. ) nell' esortazione a
"RESISTERE ;RESISTERE ; RESISTERE"...
ORA E SEMPRE RESISTENZA!!!.Un saluto affettuoso e solidale , Gaetano Bucci.




----- Original Message -----
From: <gabriele1985@???>
To: <forumlecce@???>
Sent: Monday, February 10, 2003 5:01 PM
Subject: [Lecce-sf] non si può appendere la bandiera della pace...


Care/i compagne/i sono Gabriele Caforio, rappresentante d'istituto del liceo
scientifico "G. Banzi Bazoli".
Negli ultimi mesi ho avuto delle discussioni con il mio preside riguardanti
l'esposizione da parte del liceo della bandiera della pace, vorrei
rendervene
partecipi e avere qualche consiglio su come comportarmi ora.
Verso la fine di novembre 2002 sono venuto a conoscenza dell'iniziativa
della Rete Di Lilliput di appendere la bandiera della pace ai nostri
balconi
per manifestare il nostro dissenso a questa inutile guerra.
Il 3 dicembre nella mia scuola è iniziata l'attivita di autogestione, dopo
qualche giorno mi sono recato dal preside è ho chiesto il permesso di
appendere
una bandiera, tra l'altro a mie spese, sul frontespizio del liceo. La
risposta
è stata "...non puoi appendere la bandiera della pace perchè e una bandiera
di opinione(!!!!!)e non tutti la possono condividere, puoi appenderla solo
durante le due ore di autogestione perchè è una vostra(!!!) opinione ma
prima di andare via dovete toglierla......" Qualche volta ho fatto finta
di dimenticarmela li sopra ma poi finita l'autogestione, durante le vacanze
non l'ho potuta più appendere.
Qualche giorno fa insieme a tutte le altre scuole abbiamo presentato ai
vari presidi una richiesta per appendere la bandiera, ma la risposta è stata
:"..voglio una richiesta precisa con le date di inizio e di conclusione
della vostra manifestazione(!!!!!)e deve essere una cosa voluta da tutti
i ragazzi della scuola...."!
Dopo queste parole sono andato via indignato ritenendo che mi è stato negato
il libero diritto di manifestare le mie opinioni e che un grido di pace
non possa avere date di inizio e fine!
Cosa ne pensate?
Datemi qualche consiglio su come comportarmi. Un saluto di pace Gabriele.


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