[Lecce-sf] Fwd: Appello ricerca

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Szerző: Verdi Lecce
Dátum:  
Tárgy: [Lecce-sf] Fwd: Appello ricerca
>From: "Sergio D'Amico" <micromegas@???>
>To: "Verdi Lecce" <verdicomlecce@???>
>Subject: Appello ricerca
>Date: Sun, 9 Feb 2003 18:44:32 +0100
>
>Testo dell'appello che dal 5 febbraio è presente sul sito di Le Scienze
>(www.lescienze.it) e che si può sottoscrivere.
>
>
>Appello al Presidente della Repubblica per la manifestazione del 12
>febbraio (ore 11. 00, Piazza Montecitorio, Roma)
>
>
>Illustre Presidente,
>
>gli scienziati e i ricercatori italiani non possono tacere. Gli scienziati
>e i ricercatori italiani non possono assistere senza reagire alla
>destrutturazione del sistema della ricerca nel nostro Paese. I decreti di
>riforma passati in "prima lettura" nel Consiglio dei Ministri dello scorso
>31 gennaio sono una minaccia non solo perché mettono una seria ipoteca
>sulla capacità produttiva della ricerca pubblica, ma più in generale perché
>animati da un atteggiamento ideologico nei confronti del sapere e della
>conoscenza che è contro il sapere e la conoscenza. Ridurre drasticamente
>l'autonomia scientifica del lavoro di ricerca, introdurre una
>strutturazione rigida e fortemente gerarchica, privilegiare la direzione
>politica rispetto al merito scientifico, significa, di fatto, non avere
>chiari quali sono realmente i principi che governano in tutto il mondo
>evoluto un'efficace ed efficiente attività di ricerca. L'idea che un
>modello aziendalistico (antiquato oltretutto perché ignora il valore della
>rete e delle autonomie) possa essere trasferito all'organizzazione della
>ricerca scientifica, tradisce grave estraneità e incompetenza da parte
>degli estensori di questi decreti (che sembra ormai accertato siano stati
>formulati con la consulenza di una società esperta nella ristrutturazione
>di aziende in crisi). Non è quindi un caso che la comunità scientifica non
>sia stata coinvolta in questo processo di riordino: non si sono
>interpellati gli organismi interni agli enti che si vogliono riformare, non
>si è avviato un chiaro e trasparente dibattito. Non si sono neppure attese
>le risultanze del Parlamento, che pure aveva deciso di avviare un'indagine
>conoscitiva sullo stato della ricerca in Italia. Un'altra gravissima
>preoccupazione che questi decreti sollecitano è il fatto che essi sono
>pervasi dall'idea che sia possibile avere ricadute applicative immediate e
>dirette
>
>programmandole dall'alto. Emerge, infatti, con chiarezza la spinta verso la
>ricerca applicata a scapito di quella di base o fondamentale che viene o
>abbandonata o fortemente limitata ad alcune aree ritenute più promettenti.
>E' questa un'altra idea in assoluta controtendenza con l'esperienza di chi
>fa ricerca e con le impostazioni che vengono anche dagli altri Paesi: non
>esiste ricerca applicata seria e davvero innovativa senza una ricerca di
>base vasta e profonda; le più interessanti scoperte o invenzioni non sono
>programmabili e spesso producono straordinari effetti ed eccezionali
>ricadute sulla società solo molto tempo dopo (basti pensare alla
>"rivoluzione elettronica" o alla scoperta del DNA di cui quest'anno si
>celebrano i 50 anni). Gli scienziati e i ricercatori di questo Paese hanno
>nel proprio bagaglio culturale e nelle tradizioni l'idea del cambiamento e
>dell'adeguamento alle evoluzioni sociali, naturali e culturali. Non sono
>avversi alle riforme, anzi le invocano, sperando che queste li sostengano
>più efficacemente nel lavoro che svolgono con passione. Sono però
>fortemente contrari ad uno stravolgimento dei principi alla base del lavoro
>di ricerca che produrrebbe non un sistema differente ma semplicemente una
>messa in stallo di uno dei settori strategici del Paese. La cultura, la
>ricerca, i saperi non si governano attraverso il comando politico. Per
>queste ragioni gli scienziati e i ricercatori italiani non possono tacere;
>per queste ragioni gli scienziati e i ricercatori italiani che
>sottoscrivono questo appello si rivolgono per la seconda volta in poche
>settimane al proprio Presidente, al Capo dello Stato. Per queste ragioni il
>prossimo 12 febbraio scienziati e ricercatori italiani si troveranno a
>dover dare pubblica manifestazione del loro dissenso davanti al Parlamento
>della nostra Repubblica, riconsegnando simbolicamente i propri strumenti di
>lavoro.
>
>L'Osservatorio sulla ricerca, Carlo Bernardini, Giovanni Bignami, Marcello
>Buiatti, Giorgio Careri, Cristiano Castelfranchi, Maria Luisa Dalla Chiara,
>Tullio De Mauro, Giuseppe Galasso, Carlo Ginzburg, Margherita Hack, Paolo
>Sylos Labini, Franco Pacini, Giorgio Parisi, Adriano Prosperi, Tullio
>Regge, Giorgio Salvini, Giuliano Toraldo di Francia
>



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