[Lecce-sf] a Stefano Galieni e agli amici e compagni del Mov…

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Szerző: Stefano Mencherini
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Tárgy: [Lecce-sf] a Stefano Galieni e agli amici e compagni del Movimento
prego Alessandro di girare questa mail alla rete nazionale.

Cari tutti,
mi pare che il livello di "dibattito" si stia alzando in modo sghembo e un
pò presuntuosetto. Non si tratta, credo, pensando alla migliore riuscita
dell'incontro e delle manifestazioni leccesi, di rivendicare primogeniture,
saperi esclusivi o "cordate" più o meno disinteressate. Si tratta, forse, di
contribuire e di far crescere una lotta che da troppi anni non ha mai visto
concretizzarsi un qualche effettivo risultato, neppure in termini di
informazione generale. C'è, tra tutti noi, chi è più abituato a scrivere
(come il sottoscritto) o a raccontare per immagini. Ce ne sono altri che
lavorano in mille direzioni diverse. E c'è anche, come dappertutto, chi
parla parla parla. Non è un danno, basta avere un fine. A tutto. Allora
stoppiamoci un attimo, fermiamoci qualche ora. Facciamo fare alla nostra
presunzione (di tutti, nessuno escluso) un passo indietro. Mettiamo da parte
per qualche tempo il nostro narcisismo. Alziamo davvero il tiro della nostra
pacifica ma determinata protesta.
Ieri sera per la prima volta Montassar, un uomo che è stato torturato dentro
al nuovo campo di concentramento del Regina pacis, è intervenuto ad una
assemblea pubblica ringraziando per la solidarietà e motivando il coraggio e
la determinazione delle sue scelte e di quelle dei suoi compagni. E INSIEME
ai suoi compagni ci ha chiesto di venire a Roma il 15 per protestare contro
la guerra preventiva. Contro tutte le guerre preventive, anche quella ai
migranti dentro i nostri confini. Ecco la migliore delle risposte alla nuova
legge razziale bossi-fini-mantovano. La presa di coscienza dei migranti, la
loro attiva partecipazione alla lotta per la chiusura dei Cpt, la fuga dalla
clandestinità, l'impegno politico e civile. Da qui, ragazzi e compagni,
occorre ri-cominciare la lotta. Dalla loro coesione, dalla loro voglia di
non permettere più, mai più a nessuno di subire ciò che hanno subìto loro. E
credetemi, nessuno di noi immagina fino in fondo, al di là degli slogan o
del poco che abbiamo letto, cosa stiano vivendo e cosa abbiano vissuto quei
magrebini. Allora, caro Stefano e cari tutti, piano con le affermazioni tuot
court. Adagio con gli eccessivi personalismi. Qua nessuno è nato imparato.
Qua tutti ci stanno perchè vogliono trovare INSIEME una via concreta alla
risoluzione dell'ennesima guerra preventiva. Per questo mi sarebbe piaciuto
che qualcuno avesse pensato che possiamo vederci a Roma, magari la sera
alla fine della manifestazione (prima dell'incontro operativo del 16),
magari in un'osteria. Solo per conoscerci meglio e fuggire dalle secche di
una comunicazione virtuale che poco si addice (se si esagera) ai presuppasti
e ai valori del Movimento dei Movimenti.
In quel momento, allora. Solo in quel momento, dopo aver capito (ma c'è
qualcuno del Lsf o del Tavolo nazionale che se ne sia reso conto fino in
fondo?) bisognerà prendere coscienza che abbiamo la chiusura di un Cpt a
portata di mano. Non solo: le motivazioni della sua possibile chiusura sono
gravissime e inattaccabili anche da perte delle destre. Per la prima volta
da sei anni a questa parte, perchè è allora che sono stati inventati i Cpt.
Giusto? Concentriamoci su questo obiettivo. Facciamo convergere esperienze e
saperi. In modo aperto, come aperti sono i movimenti. Non diventiamo già un
partito ancor prima di concludere la prima tappa del nostro percorso. E
facciamo uno sforzo per capire anche che i Cpt sono il punto di forza su cui
si regge l'applicazione dell'intera legge razziale. Se saltano loro, in
attesa che la Consulta si esprima, salta l'intero impianto della legge.
Non la faccio troppo lunga. Mi permetto soltanto di darvi una notiziola in
anteprima e di mettere a vostra disposizione, per Lecce e per altri lidi,
una inchiestina filmata di circa 50 minuti su ciò che ci siamo appena detti.
Così, magari, oltre che a parlare a noi stessi, riusciamo anche a comunicare
col resto del mondo.
Grazie per la pazienza e a presto.
Stefano Mencherini
----- Original Message -----
From: "Lecce Social Forum" <leccesocialforum@???>
To: "LSF (ml)" <forumlecce@???>
Sent: Monday, February 10, 2003 1:56 AM
Subject: [Lecce-sf] sul seminario


> Sul seminario, riceviamo da Stefano Galieni:
>
>
> Care compagne e cari compagni.
> Ci sono troppe cose che non mi sono piaciute nelle ultime e mail sul
> convegno, ho provato a rileggermi l'intero carteggio, forse rischio di

dire
> qualche banalità e scusatemi per la lunghezza.
> 1) Mi sembra che nell'evoluzione delle diverse bozze si sia mano mano

perso
> il senso e gli obiettivi del convegno.
> 2) Mi sembra che accanto alle critiche sui nomi (più o meno condivisibili)
> siano state esposte da me e da altri perplessità di fondo su cui non c'è
> stata risposta.
> 3) Mi sembra poi che il tono del dialogo stia svilendo. La ricchezza e la
> propositività della riunione di Firenze dovrebbero constringerci tutti ad

un
> maggior impegno per recepire le diverse istanze.
> Io non sono stanco di ripeteree quindi provo a riprendere il filo ponendo
> alcune banali domande.
> Premetto due cose.
> 1) Non sono molto interessato alle diatribe sui nomi anche se manifesto le
> mie opinioni, vorrei che questi fossero il compimento di un ragionamento
> comune.
> 2) Non mi interessa neanche la composizione di presidenze e interventi se
> non come frutto anche queste di un ragionamento.
> Siamo comunque avvantaggiati dall'avere un mese di tempo in più secondo le
> ultime proposte.
>
> Dunque io credo che tre debbano essere le coordinate su cui progettarlo:
> l'ordine in cui li elenco non è di importanza.
> 1) Il lancio di una campagna nazionale contro i Cpt, per la loro chiusura
> senza se e senza ma, perchè oltre a smontarli concretamente si cominci a
> smontare nella testa della pubblica opinione l'accettazione della loro
> esistenza.
> 2) Una riflessione tanto teorica quanto basata sulle esperienze concrete

dei
> sensi (un plurale necessario) assunti da queste isituzioni totali
> all'interno di un processo generale di risutrutturazione di tutte le
> istituzioni totali.
> 3) Una analisi puntuale sul Salento e la Puglia nel loro essere specifici
> luoghi di sperimentazione della reclusione dei migranti.
>
> Tre elementi che debbono procedere di pari passo ma non solo:
> Deve essere un convegno che permetta al nostro gruppo di migliorare e
> condividere conoscenze acquisite solo parzialmente o individualmente e non
> ancora messe in discussione.
> Deve essere un convegno capace di parlare e di porsi in maniera

propositiva
> tanto al movimento tanto a quei pezzi di società civile e politica che non
> condividano la deriva securitaria del paese.
>
> Perchè questo accada credo sia necesario superare la forma tradizionale e
> paludata di alcune esperienze passate.
> Vanno valorizzati i nostri saperi e non solo i nostri e vanno messi in
> connessione partendo da alcuni presupposti:
> Non è il ruolo accademico o la visibilità mediatica il parametro per
> definire ospiti e relazioni.
> e non sono neanche gli anni di esperienza antirazzista accumulati a

definire
> le priorità.
> A essere acidi viene da dire che anche se si hanno 20 anni di antirazzismo
> comprovato alle spalle i cpt li hanno cominciati ad istituire nel 1999.
> Acidità a parte veniamo alle proposte.
> Se una delle 3 coordinate non è riconosciuta come importante da tutte/i a
> mio avviso i presupposti per fare il convegno insieme non ci sono, ma io,
> per natura non sono pessimista.
> Penso ancora che il convegno si possa fare e fare bene, sarebbe però utile
> che tutti i suggerimenti e le critiche finora emerse non venissero

recepite
> come bocciature tout court o che le si accetti nella forma ma le si

rimuova
> nella sostanza.
> Il problema, lo ripeto, non sono i nomi.
> Le esperienze di questi mesi nel partito mi insegnano che i convegni che
> funzionano sono quelli che intercettano domande inevase e, credetemi, sui
> Cpt la disinformazione è enorme anche all'interno del movimento. Se ne
> conoscono e se ne raccontano le esperienze più brutali e raccapriccianti

ma
> si sorvola sulla quotidianeità della reclusione e della negazione della
> persona. Si parla di lager pensando al Regina Pacis o a Lampedusa

ignorando
> la fredda e umanitaria efficienza bolognese, modenese, brindisina.
> Se non vogliamo ritrovarci ad essere soli a cantarcela e suonarcela
> alternandoci al microfono, questo dobbiamo tenerlo a mente. Vanno quindi
> pensate due giornate di discussione e di lotta, gli interventi dei

relatori
> debbono essere scelti a partire da questo.
> Ci interessano gli studiosi, gli intellettuali, i giornalisti, che (anche

se
> in ambiti diversi dal nostro) abbiano questo approccio. Ci interessa fare

un
> passo avanti per un sapere comune ma anche iniziare una diffusione dei
> saperi che già ognuno di noi ha acquisito.
> Immagino perciò due sessioni, poco rigide negli interventi, aperte
> all'ipotesi di essere stravolti in corso d'opera.
> Nella prima si dovrebbero intersecare le esperienze acquisite tanto a
> livello di approccio teorico quanto di lotte concrete.
> Nella seconda dovremo confrontarci con quanto proporre all'esterno:

campagne
> di denuncia, intervento nelle istituzioni, mobilitazioni.
> Immaginerei poche relazioni di indirizzo e un dibattito aperto a cui

ognuno
> possa invitare chi vuole: la platea sarebbe libera di fischiare o

applaudire
> chi verrebbe a esibirsi per raggranellare voti alle amministtrative o per
> cercare consensi.
> Tre relazioni predeterminate per ogni sessione e una buona gestione del
> dibattito da cui uscire con progetti definiti.
> L'obiettivo insomma dovrebbe essere quello di ritrovarci alla fine con una
> forza operativa maggiore e con una capacità pervasiva nel movimento più
> definita.
> In conclusione:
> Sto cercando, e spero che altri lo stiano facendo, di portare anche

persone
> nuove alla riunione del 16, non le facciamo scappare con i nostri scazzi.
>
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