[Cerchio] Golpe a Radiopopolare?

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著者: clochard
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題目: [Cerchio] Golpe a Radiopopolare?
06.02.2003
      Golpe a Radiopopolare?



      Nomine a colpi di maggioranza anche nella più indipendente delle radio
indipendenti


      Molti pensavano che non sarebbe stato facile sostituire Piero
Scaramucci, ex direttore con un'idea molto chiara sul ruolo dei media nella
società e intransigente difensore dell'indipendenza della Radio.


      Molti nostalgici dell'assemblearismo anni '70, auspicavano che la
nomina di un nuovo direttore avrebbe coinvolto i lavoratori, i cooperanti e
(perché no?) il pubblico e gli abbonati, su strategie e contenuti della
Radio. Tutti delusi, delusissimi. Non è più tempo di democrazia
partecipativa, nemmeno a Radiopop. E così, in fretta e furia, una cordata
all'interno del Consiglio di Amministrazione della cooperativa editrice,
offre su un piatto d'argento la direzione a Ivan Berni, il quale, per nulla
imbarazzato da tanta inattesa generosità, accetta senza condizioni.


      Una chiamata nominale al passo con i nostri tempi, fatti di decisioni
verticistiche, blitz delle maggioranze, mercato del lavoro stile legge
Bossi-Fini. Il cronista di Repubblica sembra trovarsi subito in perfetta
sintonia con i golpisti. Per dare maggior efficacia al loro piano, comincia
a comportarsi subito da direttore-ombra. Convoca molti giornalisti, ascolta,
promette, lusinga. Perché tanta fretta?


      Primo perché come in ogni gara in cui si conosce già il nome del
vincitore, meglio non far sapere troppo in giro che cosa sta accadendo.
Qualcuno potrebbe non essere d'accordo, a qualcun altro potrebbe addirittura
venire in mente un nome diverso. Secondo, perché forse c'è qualche progetto
non confessato dietro alla chiamata nominativa di Berni. È lo stesso a farlo
sospettare in una solenne lettera ai lavoratori della radio, a metà strada
tra il programma elettorale e il Discorso della Corona.


      La lettera è preceduta da un documento del Cda che (guarda un po') gli
cuce addosso i requisiti che il Buon Direttore della radio dovrebbe
possedere.


      Scrive Berni:


      "Rp può scommettere su se stessa. Questo significa rafforzare e
precisare il profilo di Rp come grande radio d'informazione, locale e
nazionale ma significa, anche, cercare di valorizzare di più e meglio il
"prodotto radiopopolare", garantendo come sempre una copertura giornalistica
a 360 gradi, migliorando la qualità dell'emissione, rinnovando il
palinsesto, inaugurando nuovi format, promuovendo anche iniziative esterne
alla radio che permettano il recupero di nuove risorse economiche".


      Naturalmente, nella lunga lettera, non manca l'ormai imprescindibile
"Meno tasse per tutti", viatico per ogni carica elettiva: "L'obiettivo non è
solo una Radio migliore, è anche migliorare le condizioni di lavoro e di
reddito di chi "produce" Rp. Poveri ma belli è un motto anni Cinquanta che,
trasformato in ideologia, finisce col diventare un principio classista.
Occorre costruire le condizioni perché chi lavora a Rp abbia un reddito
dignitoso, il più vicino possibile al mercato: la bellezza è anche una
questione di dignità".


      Capito? Nella Milano del terzo millennio, capitolo centrale della
success-story made in Arcore, città che ha fatto Dell'Utri, prima Senatore e
poi direttore artistico al Teatro Lirico, Ombretta Colli Presidentessa della
Provincia e molti, molti nouveaux riches, nemmeno a Radiopop qualcuno riesce
più a resistere al fascino della berlusconizzazione.


      Spallanzani


      barbiere della sera