[Lecce-sf] libano way

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Aihe: [Lecce-sf] libano way
Dal balcone dell?abitazione dove sono alloggiato a Beirut vedo in lontana=
nza
catene imbiancate di monti e un lungo saliscendi di collinette e paesini
arrampicati. Il cielo =E8 sereno, l?aria tiepida del sole invita a scrut=
are
ancora il panorama in cerca di bellezze e visioni, le stesse che assillan=
o
la fantasia del viaggiatore appena arrivato. Poi d?improvviso come un pug=
no
nello stomaco, traditore e viscido, mi appare in tutta la sua spettrale
presenza l?ipocrisia della guerra!!! Lo sguardo non =E8 pi=F9 lanciato ne=
ll?orizzonte
lontano, si =E8 fermato come pietrificato e impotente davanti alle case c=
he
mi circondano e nella loro solitudine immensa, come fantasmi senza tempo,=

scorgo quello che i retorici e gli umanisti della realpolitik chiamano ef=
fetti
collaterali. Necessari, dicono, a volte utili, perch=E9 per sconfiggere i=
l
nemico non bisogna avere emozioni o tentennamenti. Gi=E0, effetti collat=
erali.
Non ci potrebbe essere definizione pi=F9 vuota, insapore, inodore e indol=
ore
per definire il risultato di un bombardamento durante una guerra; nessuna=

altra definizione potrebbe rendere cos=EC neutro e in fondo menefreghista=

liquidare distruzione e morte come ?effetto collaterale?.
Qui la guerra =E8 finita da qualche anno, il novanta per cento degli edif=
ici
della capitale sono stati distrutti sotto il bombardamento, le vittime ci=
vili
sono state a centinaia. (d?altra parte le statistiche di tutte le guerre
nell'ultimo mezzo secolo evidenziano sempre lo stesso dato, questo!). Ma
la guerra =E8 ancora qui, silenziosa, innocua (o forse immersa in un lung=
o
sonno d?oblio), sgraziata, disperata ma maledettamente presente. La giorn=
ata
radiosa appena intravista dal balcone e? tornata cupa come i giorni di pi=
oggia
appena trascorsi, lo stesso fastidioso sgomento rincorre il mio pensiero
ma non e? l?incessante martellare della pioggia che affanna il respiro?..=
un
edificio squarciato dai colpi di un mortaio lontano mi si para davanti,
e a lato un?altra palazzina e? sventrata al secondo e terzo piano come un=

povero disegno monco (non riesco a capire come ancora resti in piedi, in
bilico com?e? sui pochi pilastri supersititi. Resistono?), piu? in basso
si percepisce l?impronta di quella che forse un giorno era una piccola e
dignitosa casa: tre o quattro ambienti divisi con scruplo, forse da un la=
to
la cucina e piu? avanti la camera da letto e un piccolo giordino intorno
dove chissa?, forse voci di bambii innocenti giocavano come fa ogni giorn=
o
mio figlio. Son rimaste le fondamenta e I muri divisori, bruciacchiati e
anneriti dal fumo omicida, e tutt?intorno detriti e calcinacci insieme a
spazzatura ed erbacce, il giardino e? diventata una specie di discarica
a cielo aperto, dove il ricordo di antiche bellezze e? ormai finito per
sempre. Continuo a scoprire questo spaventoso panorama e mi accorgo che
non c?e? un palazzo, un?abitazione, una casa ne? un muro qualsiasi che no=
n
sia stato offeso dalla guerra. Mi giro d?improvviso e guardo I muri del
balcone dove sono affacciato. Un brivido gelido mi corre lungo la spalla,=

il muro circostante la finestra da dove sono uscito e? ricamata da decine=

di buchi e fori, alcuni piu? profondi, altri con circonferenze perfette
e altri ancora che han portato via l?intonaco intorno, come un tumore mal=
igno
esprimono perfettamente la loro furia devastante. Penso che quei segni ri=
masti
come testimoni silenziosi e immutati nel muro significhino anche l?immens=
a
tragedia della guerra, di questa passata come di quella che degli imbecil=
li
ostinati vogliono a tutti I costi: non ci sono vinti nelle guerre, la fol=
lia
omicida non genera nient?altro che odio e distruzione perche? non cerca
la soluzione dei problemi quanto la convernienza del momento, anche a cos=
to
di sacrificio umano e materiale. Gli effetti collaterali, appunto. Ogni
edificio intorno racconta questa verita?, ogni edificio intorno e? rimast=
o
con queste ferite, perche? le ferite di guerra non possono essere rimargi=
nate,
forse solo il tempo e l?eta? ne attenuano la tragedia (ricordo mio nonno,=

pochi anni prima di morire, vecchio e disincantato, raccontare con voce
tremula la grande guerra di 40anni prima?..). E qui, in questo lembo di
terra affacciato sul Mediterraneo, queste case, sforacchiate come un gran=
de
groviera insano non fanno altro che ricordare quanto tutto cio? non sia
altro che distruzione, dolore e morte. La morte non solo fisisca ma anche=

morale, l?odio viscerale e violento si alimenta di tutto questo, scava co=
me
un verme nella carcassa della sua vittima finche? non lo vince, facendolo=

tornare ancora e di nuovo morte distruzione. Pare che anche le rappresen=
tanze
diplomatiche italiane in Libano consiglino ai propri connazionali di ?man=
tenere
basso il proprio profilo?, meglio non far sapere troppo in giro che si e?=

italiani, l?insana sudditanza del governo Berlusconi agli USA e? vissuta
con estremo disagio negli ambienti dell?ambasciata italiana in Libano. In=
credibile,
si dice, noi che sempre siamo stati visti dagli arabi come vicini e atten=
ti
mediatori, comunque mai schierati e schiacciati nella nostra autonomia de=
cisionale?..E?
un immane tragedia quella che si sta preparando, ancora piu? tragica perc=
he?
perseguita con lucida, perversa e infame follia omicida!! Sui giornali di=

Beirut il leader Walid Jumblatt ha dichiarato esplicitamente: Bush e Blai=
r
sono dei repressi sessuali, la Condoleeze Rice ha il colore della pelle
come il petrolio per cui lavora, Berlusconi e? viscido come Mussolini. An=
drebbero
fermati, per il bene dei loro paesi e dell-intera umanita?. E le case int=
orno
sono sempre sforacchiate e ferite, violentate e mortificate per sempre,
senza speranza. Qui poi, in questa strada periferica dove alloggio e? anc=
ora
peggio, tutto e? qui a vista e senza inganno, lontano mille migl;ia dai
farsi e le luci della ricostruzione che ha rinnovato il centro della citt=
a?,
dove di giorno tutti ci vanno al lavoro ma di sera rimane sola e vissuta
dai pochi privilegiati che possono, quelli che in ogni parte e sempre non=

subiscono mai gli strazi dei conflitti, quelli che riescono sempre a far
parte dei vincitori ? qualunque sia la bandiera che sventoli sui cannoni
assassini - quelli che fanno le speculazioni sulle azioni di guerra, que=
lli
che godono dei benefici che la sofferenza altrui trae, quelli che fanno
affari con l?amico e col nemico a seconda delle convenienze, quegli stess=
i
che vendono e acquistano distruzione. Perche? la guerra e? un affare! Un
affare vantaggioso e sicuro, basta sapere da che parte stare e quando sia=

ora di lasciare la scena per rientrare al m omento giusto: dopo gli effe=
tti
collaterali ci sono sempre commesse da conquistare e appalti da gestire.
E? un gioco sporco che non tutti sanno fare, come una partita a poker tr=
a
bari professionisti, ?The game is over?, ipocrita e falsa verita? spiatte=
llata
sul tavolo degli idioti che annuiscono senza sapere, alla fine il bottino=

non potra? essere spartito tra molti!!! Lo stesso gioco del terrorismo in=
sano:
e non e? forse una logica terrorista quella che oggi alimenta lo spirito
di governi guerrafondai (tra cui quello italiano) sensibili piu? alle pre=
cise
oscillazioni di borsa che agli incerti sensi delle parole effetti collate=
rali?

Le strade e le case del Libano raccontano questa verita?, da quest?angolo=

di mondo le questioni appaiono chiare e spietate come il foro delle pallo=
ttole
nei muri delle case. Come lo squarcio nel ventre del palazzo che si affa=
ccia
sul mio balcone, come le morti silenziose che tutti questi muri raccontan=
o,
come l?infanzia tradita di bambini senza sogni. Ieri sera sono stato a Ti=
ro
nel sud del paese, a pochi km dal confine israeliano e dopo tre check poi=
nt
militari. Armi spianate, tute mimetiche e filo spinato in strada. Su alcu=
ne
torrette piu alte, vedette di guardia e sul ciglio della strada camion e
blindati pronti. Anche il nemico e? li da qualche parte a pochi km, con
lo stesso armamentario e le stesse intenzioni, ma con un vantaggio, sono
appostati sulle colline e controllano il territorio dall?alto. Le colline=

controllate da Israele, sparse qua e la lungo una piccola fascia di terra=

s?incuneano come una lama minacciosa in terra libanese, pronte a future
e preventive necessita??..Lungo la strada, ancora altro da scoprire. La
moschea personale di un tipo, pieni di soldi (non sudati dice la gente)
e mitomane, guarda caso anche lui tra quelli che contano nel governo liba=
nese?.lo
riveriscono e lo sbeffeggiano al tempo stesso perch=E9 ?pensa di comprars=
i
il paradiso ergendosi la moschea pi=F9 grande?, pare che si sia definito =
come
un altro mitomane nostrano, l?unto del signore, forse per questo lo tengo=
no
in seconda fila nonostante le presunzioni e le appariscenze, confuso tra
le tanti voci del governo almeno non fa danni!!!!
Un lungo muro, bianco e interminabile d?improvviso appare e affianca lung=
o
la strada la nostra auto. Un lungo muro che divide la strada dal resto,
un lungo muro di sopraffazione e umanit=E0 negata. E? uno dei pi=F9 grand=
i campi
profughi palestinesi in terra libanese. Un grande campo d?accoglienza neg=
ata,
anzi peggio, forzata e mal sopportata. Decine e centinaia di esseri conce=
ntrati
in un?area dove il lungo muro interminabile definisce ? meglio di ogni al=
tra
cosa ? l?ignobile essenza di tutte le guerre guerreggiate (sia di quelle
militari come quelle economiche), la negazione della dignit=E0 umana nell=
a
repressione delle sue potenzialit=E0: di movimento, di lavoro, di incontr=
o,
di festa, di umanit=E0 piena. Nel campo c?=E8 comunque vita, c?=E8 pur s=
empre
speranza, c?=E8 resistenza, anche in questo mondo che di fratelli musulma=
ni
ne conosce molti ma ne seleziona pochi: i palestinesi espulsi nei campi
mentre gli arabi del golfo nelle centralissime, sfarzose e rinomate vie
di Beirut?..
A pochi km dal confine iracheno guardo con fredda sincerit=E0 questa nuov=
a
guerra santa, ignobile e spudorata come tutte le altre, figlia di ment=
i
incivili e morbose, senza scuse e senza perch=E9, senza ideali e senza pa=
ssioni;
nessun impero =E8 mai resistito alle sue contraddizioni, la resistenza co=
ntinua.
Sono stati giorni di pioggia e freddo, nonostante tutto l?arcobaleno che
splende su questo cielo di Beirut non =E8 un inconveniente??.

carlo mileti

Beirut, 06/02/03