[Cerchio] rischia fino a tre anni ...

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著者: clochard
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題目: [Cerchio] rischia fino a tre anni ...
La Procura dei minorenni gli ha contestato i reati di «violazione di
domicilio» e «danneggiamento». Cade l'accusa di «omissione di soccorso»


Graffiti nel metrò di Milano, rischia fino a tre anni l'amico del giovane
che morì folgorato

Il pubblico ministero rinuncia alla contestazione di «imbrattamento»


MILANO - Messaggio ai naviganti nel mare dei graffiti: disegnarne in una
stazione della metropolitana, o maneggiare lo spray in un deposito di treni
e bus, può avere anche pesanti ripercussioni penali. La «tag», cioè la firma
nel linguaggio dei graffitari, è quella della Procura dei minorenni di
Milano: dove il pm Annamaria Fiorillo, invece della più frequente
contestazione di «imbrattamento» (sanzionata al massimo con 103 euro di
multa), ha scelto di procedere per le ipotesi di «violazione di domicilio»
(fino a 3 anni di pena) e di «danneggiamento» (fino a 1 anno) contro il
16enne che la sera del 15 giugno 2002 era insieme al 14enne folgorato dall'
alta tensione sui binari della metropolitana, dove proprio per la prima
volta ambiva a scendere per imitare l'amico. La violazione di domicilio (che
punisce «chi si introduce o si intrattiene» in un luogo «contro la volontà
espressa o tacita di chi ha il diritto di escluderlo») appare motivata dalla
presenza - valorizzata dalla Metropolitana Milanese con l'avvocato Giampiero
Bilancolella - degli espliciti divieti d'accesso e delle barriere fisiche
che i ragazzi ignorarono e aggirarono per calarsi nel marciapiede di
servizio tra le stazioni Rovereto e Pasteur. L'ipotesi di danneggiamento
rimanda invece alle conseguenze dell'opera di graffitaggio sui materiali:
sanziona infatti «chi distrugge, disperde, deteriora o rende del tutto o in
parte inservibili cose altrui».
Il deposito degli atti a fine indagine riserva però anche una buona notizia
a «Sion» (questa è la sua «tag», molto nota nell'ambiente milanese): per il
giovane, difeso dall'avvocato Corrado Limentani, cade almeno l'altra ancor
più grave accusa di «omissione di soccorso», spazzata via dall'esito della
perizia medico-legale: né lui né il terzo ragazzo che stava con loro
avrebbero potuto salvare «Kiere». Quasi stessa età, stesso liceo, avevano
già fatto insieme asilo, elementari e medie: e «Kiere» stravedeva per
«Sion», «insisteva per venire con me, voleva che lo portassi a dipingere in
metrò. Per lui era la prima volta». Nel tunnel, arrivati a una botola usata
per la manutenzione dei treni, «Sion» avvertì gli amici: «Attenti, c'è
corrente, occhio a dove mettete i piedi. Mentre io disegno, voi state qui
fermi nella botola». Ma «Kiere» non resistette alla tentazione di imitarlo:
scese sui binari, si chinò e, scivolando, sfiorò la barra dell'alta
tensione: una scarica di 750 volt.