Autor: clochard Datum: Betreff: [Cerchio] nuove povertà?
Mi rendo conto di scivolare in 1 retorica untuosa: ma nn sono io il
cronista!!!
Già Zola aveva evidenziato come il capitale prima ammazzasse i minatori e
poi inviasse le mogli dei "padroni del vapore" a fare beneficenza...
Ma penso - cazzo: + di 1 secolo...
Da "La Stampa"
MILANO, IL DRAMMA DI UNA FAMIGLIA DI NUOVI POVERI
«Ridotti a barboni sotto un ponte
6/2/2003
MILANO
«Mi vergogno, mi vergogno come uomo, come padre e come marito. Mi vergogno
anche come italiano, a dire il vero». Tira un gran vento, qui sulla piazza
di Muggiano, e allora quest´uomo - «Nigro Natale, disoccupato» - apre la
porta della sua casa, per offrire un po´ di riparo. La casa è un furgone
bianco modello Transit, vecchio tipo. Dentro, un frigorifero, due materassi,
un televisore. Si gela, le portiere spalancate riparano appena, «e adesso va
già meglio: fino a qualche giorno fa abitavamo sotto il ponte della
tangenziale. Io, mia moglie e i miei figli». Sul come si possa finire sotto
un ponte, a Milano, nel 2003, è storia nota a centinaia di extracomunitari
disperati, e anche a italiani altrettanto abbandonati, o in fuga, o segnati
da una vita di malattie psichiche, droga, alcol, o semplice povertà. Le
famiglie sono rare, eppure questa è la famiglia Nigro, scivolata in pochi
anni da un´esistenza dignitosa - «poveri, ma padroni di casa nostra» - a
giornate dove si ha solo freddo, fame, e voglia di un bagno caldo, di
vestiti puliti, di «una vita decente, come meritano tutte le persone
oneste». E´ colpa di una serie di disgrazie a catena, «ché appena ne
comincia una, arrivano dietro tutte le altre». E´ merito di una ragazza di
sedici anni, Patrizia, ultimogenita dei Nigro, se la catena si è interrotta,
e ieri il Comune di Milano si è mosso e ha assicurato, per bocca
dell´assessore alle Politiche sociali, Tiziana Maiolo, che questa «famiglia
avrà al più presto una casa e un lavoro». Perché nella spirale di disgrazie,
Patrizia ha avuto un gran coraggio: «Ho deciso che non si poteva più
continuare così. Non volevo vedere mio padre, mia madre e i miei fratelli in
queste condizioni. E nemmeno io, mi meritavo una cosa del genere: dal primo
agosto 2002 abbiamo vissuto sotto il ponte della tangenziale, non mi
vergogno a dirlo. Accampati come zingari, ma almeno faceva caldo: era
estate. Un bar e un ristorante qui vicini ci hanno dato da mangiare e anche
da lavarci. Poi è arrivato l´autunno, e di notte faceva un bel freddo. Mai
come adesso, però. Allora il panettiere del paese ci ha prestato questo
furgone, "intanto state lì, e poi speriamo che troviate una casa"». Non è
successo niente, «allora ho fatto il "12" e ho cercato l´elenco dei giornali
di Milano. Ho raccontato la nostra storia, e dopo un po´ sono arrivati un
sacco di giornalisti, tutti molto gentili. Insomma, è bastato questo e di
colpo la situazione si è sbloccata. Oggi sono stata ricevuta dall´assessore
Maiolo, stanotte dormiremo in un albergo. Per me è un grande successo. Ci
avessi pensato prima...». Prima. Prima le cose andavano «abbastanza bene».
Padre di mestiere imbianchino, 51 anni. «Saltuario, ma avevo il mio giro».
Madre, Annamaria, infermiera ausiliaria in un grande ospedale di Milano. Tre
figli: Sergio, 30 anni, che si arrangia per conto suo, e Maurizio, 26 anni,
falegname saltuario. E Patrizia, che fino a due anni fa frequentava un corso
per operatore d´ufficio («sarebbe segretaria d´azienda»), e poi a scuola non
ci è più potuta andare. «Primo, non avevo più una residenza. Secondo: dove
studiavo? sotto il ponte?». Allora, nel 1998 i Nigro vivevano a Muggiano, in
una casetta ereditata. «Ma poi abbiamo deciso di venderla. Aveva bisogno di
essere ristrutturata, però ci volevano molti soldi che non avevamo. Così -
ricorda il capofamiglia - sono andato in un´agenzia immobiliare e guardi
qua, guardi queste carte... sono la prova della truffa di cui sono stato
vittima». La permuta - casetta contro appartamento - va a rotoli. L´agenzia
trattiene un sacco di soldi, e poi fallisce. I venditori spariscono, i Nigro
rimangono con un mucchio di cartacce in mano, senza casa. «Abbiamo dato
fondo ai risparmi affittando un appartamento. Quando sono finiti i soldi,
siamo diventati morosi e ci hanno dato lo sfratto esecutivo». Nel frattempo
uno dei ragazzi perde il lavoro. Il padre non ne trova, la moglie si dà da
fare per cercare casa ma colleziona assenze che alla fine le costano il
posto. «Dopo 27 anni di lavoro mi aspettavo che capissero la situazione.
Invece sono stati disumani». La povertà era già iniziata, «ma pensavamo di
risolvere la situazione. Invece tutto stava crollando». Patrizia racconta
che a poco a poco gli amici se ne sono andati. «Quelli di mio padre, gli
stavano vicini solo quando aveva la lira in tasca. Dopo sono spariti.
Tutti». Ospiti di parenti per un po´, «ma eravamo cinque, e cinque persone
in più pesano, in una casa». Speranzosi in un aiuto del Comune, «ma ci hanno
detto che non potevano darci l´assegno di sostegno all´affitto, perché
nell´anno precedente avevamo ancora un certo reddito». Comunque ancora
fiduciosi: «Abbiamo fatto un sacco di domande, e ci rispondevano che in
graduatoria c´erano molti casi peggiori del nostro». Fallito ogni tentativo
all´istituto delle case popolari, Natale Nigro bussa alla porta del parroco
di Muggiano: «Non ci ha voluto aiutare, quello», e indica il portone
sbarrato. Perché? Risponde Patrizia: «Ha detto che non aveva posto per noi.
Che i locali a sua disposizione erano inagibili... e invece erano occupati
da altri». E da chi? «Extracomunitari», fa il padre. Forse anche loro
bisognosi, come voi... «Forse, ma io gli avevo solo chiesto di accoglierci
per il periodo di Natale e Capodanno, poi ce ne saremmo andati», dice il
capofamiglia, che qui si mette a piangere, e «mi vergogno soprattutto verso
mia figlia, che ha dovuto chiamare i giornalisti per risolvere la
situazione. Ma mi vergogno anche dell´Italia: sono stato sfortunato, è vero.
Ma non sono un delinquente, perché mi hanno ridotto così?». Prima di ieri,
il Comune si era fatto vivo con un´assistente sociale, pronta a portarsi via
solo Patrizia, minorenne e perciò destinata ad un istituto. «Sono scappata
dai miei parenti in Calabria, ma non ho resistito. Quando sono tornata a
Milano mia madre e mio padre erano quasi barboni: dormivano alla stazione
Centrale. È giusto? No. E allora sa che faccio, adesso? Vado in televisione,
mi hanno appena invitata a "I fatti vostri". Vado e racconto tutto: il
ponte, la vergogna, il prete. Tutto. E che si vergognino gli altri, adesso».