[Forumlucca] NO ALLA GUERRA 15.02.2003

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Szerző: rdblucca@inwind.it
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Tárgy: [Forumlucca] NO ALLA GUERRA 15.02.2003
NON IN MIO NOME=0D=0A =
                      NO alla guerra senza se e senza ma=0D=0A           =
                       sabato 15 febbraio ore 14,00 =0D=0A               =
                 manifestazione Nazionale a Roma =0D=0A=0D=0ACome rappres=
entanti dei lavoratori questo intervento del sindacalismo di base e autor=
ganizzato =E8 riferito specificatamente a dimostrare che la "guerra =E8 s=
empre contro i lavoratori" sia direttamente che indirettamente.=0D=0AL'at=
tuale fase delle relazioni internazionali pu=F2 facilmente essere connota=
ta come regressiva. E' in recessione, innanzitutto l'economia dei princip=
ali paesi capitalistici, a cominciare da quella statunitense. La Belle Ep=
oque della globalizzazione =E8 finita lo dicono in molti sia da destra ch=
e da sinistra.=0D=0AIl sistema del diritto internazionale costruito dopo =
la seconda guerra mondiale =E8 stato scardinato: la guerra come modo di r=
isoluzione delle controversie internazionali non =E8 pi=F9 "ripudiata", n=
eppure dai Paesi che - come il nostro - questo impegno l'hanno scritto su=
lla loro Costituzione. =0D=0A=0D=0AAssistiamo ad una drammatica crescita =
dell'instabilit=E0: Colombia (guerra civile), Venezuela (instabilit=E0 po=
litica), Afghanistan (rischio di caos), Medio Oriente (scenari di guerra =
tra Israeliani e Palestinesi), Iran (scontro tra moderati e fondamentalis=
ti), Giappone (incapacit=E0 di gestire la crisi economica) e poi confront=
o India-Pakistan, minacce di guerra all'Iraq, alla Korea del nord, instab=
ilit=E0 dei Balcani, la crisi Argentina. =0D=0A=0D=0ASi parla sempre del =
"dopo l=B411 settembre", =E8 innegabile che dopo quella data lo scenario =
delle relazioni internazionali abbia subito un brusco e violento peggiora=
mento. =0D=0AL'11 settembre, per=F2, non =E8 la causa profonda di tutto q=
uesto. Quel peggioramento =E8 la conseguenza di processi di pi=F9 lunga p=
ortata, riguardo ai quali ci sono date pi=F9 significative che possono es=
sere citate: lo scoppio della bolla speculativa della "new economy", nel =
marzo 2000, o l'elezione-frode di Bush Jr. come Presidente degli USA, all=
a fine dello stesso anno.=0D=0ACon la crisi della borsa, ed in particolar=
e dei titoli tecnologici, si =E8 rotto il giocattolo dell'economia statun=
itense=0D=0ATecnicamente dal marzo 2001 gli U.S.A. sono in recessione.=0D=
=0AIl rampollo della dinastia Bush, sin dai primi mesi della sua presiden=
za, lancia al mondo tre messaggi tanto brutali quanto coerenti: insoffere=
nza e rifiuto nei confronti di ogni vincolo internazionale; rilancio in g=
rande stile del protezionismo; rilancio delle spese militari.. =0D=0AIn q=
uesto contesto, l'opzione della guerra diviene sempre pi=F9 "naturale". C=
on l'11 settembre, poi, gli USA hanno di nuovo un "nemico" e possono mett=
ere da parte ogni remora all'esercizio sul campo della loro potenza milit=
are. =0D=0A=0D=0A=0D=0AE' essenziale che i lavoratori abbiano chiari i pe=
ricoli di questa nuova fase, ed in particolare il fatto che la guerra e l=
e sue logiche costituiscono immediatamente un attacco anche a loro: alle =
loro rivendicazioni, alle loro lotte, ai loro diritti.=0D=0A=0D=0AIn ques=
to senso, la guerra non =E8 solo a Kabul o a Bagdad: la guerra =E8 gi=E0 =
tra noi. Con le sue scelte di campo manichee ("chi non =E8 con noi =E8 co=
ntro di noi", si =E8 affrettato a dire Bush jr. subito dopo l=B4attacco a=
lle torri gemelle), con l'uso politico della paura, con la sua logica rep=
ressiva e con la messa in opera di strumenti che vanno dalle leggi libert=
icide alla pi=F9 totale manipolazione dell'opinione pubblica. =0D=0A=0D=0A=
La guerra =E8 gi=E0 tra noi da tempo.  E risalendo il sentiero della rece=
nte triste storia relativa al peggioramento delle condizioni dei lavorato=
ri, individuiamo facilmente anche un processo di `militarizzazione=B4 del=
la vita quotidiana e lavorativa gi=E0 in atto da ormai pi=F9 di un decenn=
io. Ricordiamo facilmente in particolare i momenti di forte `colpevolizza=
zione=B4 del lavoro dipendente, considerato unicamente come costo da abba=
ttere, che fanno parte di questo processo, portato avanti  con le privati=
zzazzazioni indiscriminate di servizi e aziende pubbliche secondo il coma=
ndo della Banca Mondiale, e quindi con l=B4instaurazione o il ritorno di =
rapporti violenti (di sopraffazione, sfruttamento, controllo..) all=B4int=
erno dei luoghi di lavoro `tradizionali=B4 (dove sopravvivono ancora lavo=
ratori a tempo indeterminato), e con la violenza ricattatoria dell=B4estr=
ema precarizzazione nei cosiddetti `nuovi=B4 lavori.=0D=0ASi tratta di un=
 processo che ha avuto un deciso input agli inizi degli anni 90, e che tr=
ova il proprio riferimento `storico=B4 nella guerra del Golfo del 1990/91=
. Non =E8 una coincidenza. E=B4 importante comprenderlo e denunciarlo nel=
 momento in cui, guarda caso, c=B4=E8 l=B4ostinata volont=E0 statunitense=
 di scatenare un=B4altra guerra contro l=B4Iraq.  Se la Guerra del Golfo =
deve essere considerata anche un atto catalizzatore di processi reazionar=
i e conservatori provenienti dagli anni =B480 (l=B4avvento delle politich=
e di Reagan e della Thatcher) e quindi primo pilastro di una triste perio=
dizzazione riguardante la costruzione di un "nuovo ordine mondiale"  (che=
 intanto si =E8 nutrito di altri attacchi, di altre guerre, il Kossovo, l=
=B4Afganistan..), allora questa nuova guerra che annuncia il massacro di =
un popolo, pretender=E0 anche di zittire definitivamente le voci di prote=
sta e le rivendicazioni antiliberiste che con nuova consapevolezza stanno=
 emergendo nel mondo del lavoro dei singoli paesi del mondo.        =0D=0A=
=0D=0A=0D=0AGramsci notava come a volte le guerre si fanno per disinnesca=
re conflitti di classe interni. Il meccanismo =E8 piuttosto semplice: nel=
la lotta contro il Nemico esterno le "forze della Nazione si devono unire=
", devono "mettere da parte le loro divisioni". Sul proscenio viene il co=
nflitto con il Nemico, gli altri problemi possono venire provvisoriamente=
 accantonati. Anzi, rappresenta un "rischio per la Patria" anche solo ram=
mentarne l'esistenza. =0D=0ANella societ=E0 dell'informazione, questo mec=
canismo tradizionale viene riproposto, ma con un'importante variante: gra=
zie al bombardamento dei media, le informazioni che non hanno (apparentem=
ente) a che fare con la "guerra al Nemico", vengono semplicemente elimina=
te, non "passano", non raggiungono l'opinione pubblica.=0D=0ALa popolazio=
ne viene distratta da tutto ci=F2 che non siano gli eventi bellici in cor=
so e dai loro risultati (ovviamente a loro volta opportunamente "filtrati=
" e raccontati nell'ottica della propaganda di guerra). Di pi=F9: per qua=
nto assurdo ci=F2 possa sembrare, la guerra stessa diventa "intrattenimen=
to", e la sua rappresentazione obbedisce all'imperativo categorico dell'i=
ndustria culturale: quello di "divertire", ossia di "distrarre".=0D=0ANel=
 caso della guerra in Afghanistan questo schema =E8 stato applicato in ma=
niera esemplare. =0D=0A=0D=0AMa il Nemico esterno =E8 utile non soltanto =
per evitare guerre interne, ma anche per consentire alle classi dominanti=
 di combatterle meglio. =0D=0AL'esempio pi=F9 chiaro di questo uso della =
guerra ce lo ha offerto la parabola del cosiddetto movimento "no-global" =
subito dopo l=B411 settembre. All'inizio del settembre 2001 questo movime=
nto, con tutti i suoi limiti e tutta la contraddittoriet=E0 delle sue par=
ole d'ordine (e anzi probabilmente anche per questo), era ormai un fenome=
no di massa ed in crescita. =0D=0AAnche i governi, sia pure per mero calc=
olo elettorale (ma gi=E0 questo =E8 significativo!), sul finire del mese =
di agosto e i primi giorni di settembre manifestavano qualche cauta apert=
ura rispetto alle istanze del movimento. =0D=0ACon l'attentato lo scenari=
o cambia radicalmente. La criminalizzazione delle voci critiche della "gl=
obalizzazione liberista" guidata dal capitalismo americano inizia subito.=
 L'esercizio preferito di innumerevoli editorialisti ed uomini politici d=
i tutto il mondo consiste nell'accostare senza troppi complimenti movimen=
to no-global e fondamentalisti islamici. =0D=0A=0D=0ALa guerra da sempre =
comporta un attacco ai diritti democratici. Il nostro caso non fa eccezio=
ne. =0D=0A =0D=0AIn verit=E0, il principale nemico che si intende colpire=
 sono proprio il conflitto e la critica della societ=E0. Del resto, le st=
esse proposte di normativa europea contro il terrorismo, che definiscono =
come "atto terroristico" anche la semplice "occupazione di edifici pubbli=
ci", rendono chiaro come il bersaglio che si intende colpire siano propri=
o le opposizioni sociali. =0D=0A=0D=0ACon la guerra subisce una forte acc=
elerazione il processo, gi=E0 in corso da anni, di progressivo svuotament=
o della democrazia e della rappresentanza parlamentare (leggi elettorali =
"semplificatrici", forzata riduzione delle alternative con l'esclusione d=
i fatto delle forze "antagonistiche", assottigliamento delle differenze p=
rogrammatiche tra gli schieramenti elettorali, mediatizzazione della poli=
tica, ecc.). In concreto: la Francia =E8 andata alla guerra di Afghanista=
n senza un voto parlamentare. In Italia, invece, si =E8 votato: a favore =
della guerra, e con una percentuale di favorevoli superiore al 90%, a dis=
petto del fatto che la maggioranza dell'opinione pubblica fosse contraria=
 alla guerra. Ma, soprattutto, lo si =E8 fatto violando 3 articoli della =
Costituzione italiana: l'art. 11, che ammette la guerra solo come strumen=
to di difesa; l'art. 78, che prevede che per la guerra debba esservi una =
formale delibera dello stato di guerra da parte delle camere; l'art. 87, =
che prevede la dichiarazione dello stato di guerra da parte del President=
e della Repubblica. =0D=0APerch=E9 =E8 successo anche questo: la guerra a=
ll'Afghanistan non =E8 mai stata dichiarata. Tant'=E8 vero che quando il =
Parlamento ha scandalosamente votato il ripristino del codice penale mili=
tare in tempo di guerra, per la prima volta dal 1945, ha dovuto modificar=
e in senso peggiorativo l'art. 165, che prevedeva appunto che il codice e=
ntrasse in vigore solo a seguito della dichiarazione di guerra.=0D=0A=0D=0A=
=0D=0ASinora abbiamo detto dei  pericolosi effetti che il ritorno della g=
uerra  ha portato con s=E9 riguardo all'esercizio dei diritti civili e po=
litici, e quindi alla difesa degli interessi di classe dei lavoratori. =0D=
=0ALa guerra per=F2 colpisce gli interessi dei lavoratori anche direttame=
nte. Come? Nel modo pi=F9 ovvio: dirottando ingenti risorse pubbliche (os=
sia pagate con le tasse dei lavoratori) dai settori del "Welfare" (sanit=E0=
, scuola, assistenza, pensioni, ecc.) a quello degli armamenti, del "Warf=
are". Questo =E8 precisamente quanto avvenuto nei mesi scorsi negli Stati=
 Uniti, ove l'enorme crescita delle spese militari =E8 stata pagata con l=
a riduzione dell'assistenza, dell'istruzione pubblica e dei servizi socia=
li, ed addirittura con il congelamento temporaneo dei fondi pensione degl=
i impiegati pubblici; il tutto, mentre le imprese e i ceti pi=F9 abbienti=
 beneficiavano di generosi sconti fiscali.=0D=0A =0D=0AUn recente studio =
del Sole 24 ore dimostra che in caso di attacco all=B4Iraq il PIL (prodot=
to interno lordo) degli Stati Uniti guadagnerebbe oltre 2 punti percentua=
li, anche l=B4Europa e l=B4Italia vedrebbero un crescita del PIL anche se=
 pi=F9 contenuta. La guerra quindi non solo come strumento imperialista d=
i dominio, ma anche come volano della ripresa dell=B4economia attraverso =
il rilancio delle spese militari e del sostegno diretto dell=B4apparato m=
ilitare industriale. =0D=0ANon =E8 da oggi che motivi di dominio sulle ri=
sorse e di controllo sulle materie prime e sulla loro disponibilit=E0 son=
o alla base delle avventure di guerra. Dalla prima aggressione all=B4Iraq=
, all=B4intervento militare in Croazia e Bosnia, ai bombardamenti sulla S=
erbia fino alla ormai prossima nuova aggressione all=B4IRAQ il leit motiv=
 =E8 sempre stato lo stesso. Il controllo delle risorse energetiche da un=
a parte e l=B4intrusione da parte Statunitense in territori e continenti =
non ancora sotto completo controllo.=0D=0AInoltre il Medio oriente =E8 un=
a delle principali scacchiere su cui si sta giocando lo scontro tra l=B4a=
rea valutaria del Dollaro e quella dell=B4Euro. Una guerra in M.O. sarebb=
e anche una guerra contro l=B4Euro: secondo l=B4Istituto Universitario Eu=
ropeo di Firenze "l=B4Europa sar=E0 maggiormente colpita da crisi politic=
he ed economiche in medio oriente di quanto lo sarebbero gli USA mentre l=
=B4Europa sar=E0 il maggior beneficiario della Stabilit=E0 Politica" in q=
uanto:=0D=0A1.    Le banche europee sono le pi=F9 esposte su quest=B4area. I=
n alcuni casi il peso dei prestiti concessi dalle banche europee =E8 addi=
rittura maggiore del 70% (Siria, Algeria, Marocco,Tunisia e Iran). Invece=
 per le banche USA, i paesi del medio oriente e del nord Africa sono quas=
i trascurabili, con la sola eccezione di Arabia saudita ed Israele che ri=
cevono pi=F9 della met=E0 di tutti i prstiti statunitensi nell=B4area.=0D=
=0A2.    Gli stati dell=B4Europa e l=B4Unione Europea sono i maggiori credit=
ori ufficiali della maggior parte dei Paesi dell=B4area mediorientale=0D=0A=
3.    Alcuni Stati dell=B4area sono i pi=F9 importanti produttori di petroli=
o, gas e altre materie prime da cui dipende l=B4area dell=B4Euro.=0D=0A4.=
    L=B4area dell=B4Euro =E8 di gran lunga la regione pi=F9 importante del m=
ondo per la maggior parte di questi paesi, sia come partner commerciale c=
he come fonte di finanziamento.=0D=0APer questo motivo i Paesi del Medio =
Oriente e del Nord Africa sono tra i Paesi "nei quali probabilmente il ru=
olo internazionale dell=B4euro crescer=E0 pi=F9 rapidamente ed estesament=
e. Gi=E0 oggi l=B4euro gioca in molti Paesi un ruolo preminente per la de=
terminazione dei tassi di cambio come riserva in valuta straniera"=0D=0AC=
i=F2 spiega anche come mai la politica europea e quella americana esprima=
no punti di contrapposizione nei confronti del conflitto arabo-israeliano=
, cos=EC come spiega le politiche di segno opposto tra UE e USA sull=B4Ir=
an, confermate dalla recente decisione europea di aprire negoziati commer=
ciali con questo paese che per gli USA appartiene all=B4 "asse del male".=
=0D=0AOvviamente a questo si accompagna sempre una compressione dello sta=
to sociale, una riduzione forte dei diritti e delle libert=E0 democratich=
e che ricadono pesantemente soprattutto sul mondo del lavoro. Il Governo =
Berlusconi, ma anche parte consistente del centro sinistra, ha appoggiato=
 l=B4invio di 1000 soldati italiani in Afghanistan, per sostituire i "mar=
ines" che dovranno andare a combattere in Iraq. C=B4=E8 una piena condivi=
sione da parte Italiana delle avventure guerrafondaie promosse, ormai per=
manentemente dagli USA, che deve essere fermata dalle mobilitazioni e dag=
li scioperi.=0D=0A=0D=0A                      IL SINDACALISMO DI BASE IND=
IPENDENTE E AUTORGANIZZATO =0D=0A                                    RdB-=
Cub  Flmu-Cub  Fltu-Cub  Conf. Cobas=0D=0A=0D=0A