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Sent: Monday, February 03, 2003 2:45 PM
Subject: [RK] l'uovo del serpente
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Il 1977 è l'anno di giunzione tra l'epoca delle rivoluzioni proletarie e
l'epoca della controffensiva capitalista di tipo neoliberista, Ma è anche
l'anno di passaggio dalle culture sensuali alle culture spasmodiche,
dall'hippy al punk, dall'avanguardia calda allo sperimentalismo freddo
della no wave. Nell'autunno di quell'anno in cui il secolo ventesimo voltò
pagina, mentre gli insorti creativi di Bologna passavano dal marzo colorato
e felice al settembre disperato e cupo che inaugurava gli anni di piombo
del terrorismo e della competitività produttiva trionfante, mentre nel
carcere di Stammheim zelanti funzionari suicidavano Ulrike Meinhof e
Andreas Baader e Gudrun Ensslin e Carl Raspe, apparve un film sorprendente
di Ingmar Bergman, ambientato nella Germania del 1923, ma carico di
premonizioni per il tempo che stava arrivando.
Il titolo del film è L'uovo del serpente. Bergman descrive il decennio di
preparazione del nazismo come un avvelenamento dell'atmosfera, un
avvelenamento fisico, prodotto da gas e da sostanze venefiche immesse da
folli sperimentatori nell'ambiente in cui vivono i protagonisti (un
trapezista di Philadelphia emigrato a Berlino e una Liv Ullman proletaria).
Il nazismo cresce poco alla volta nella psiche obnubilata e terrorizzata di
queste povere vittime inconsapevoli di un avvelenamento lento che filtra
giorno per giorno nelle loro case, e viene filmato da cineprese rudimentali
nascoste dietro imporbabili paraventi. Una visione fantascientifica degli
anni venti che anticipa quello che é accaduto più o meno letteralmente nei
decenni che seguirono il 1977.
Quando vidi quel film per la prima volta (era l'autunno di quell'anno, che
nella mia vita è stato il più esaltante ma anche il più traumatico) mi resi
conto subito che si stava parlando di noi, del nostro futuro di allora, di
quello che oggi, nel nuovo millennio, è ormai il presente. L'avvelenamento
è stato portato quotidianamente nelle nostre case da un gas nervino che ha
le forme della televisione della pubblicità, della stimolazione infosferica
interminabile, della stimolazione produttiva, della mobilitazione
competitiva delle energie. La potenza criminale dell'economicismo liberista
non è inferiore alla potenza criminale che fu del nazismo. I suoi effetti
sono alla lunga più profondi, più devastanti, e oggi purtroppo cominciamo a
rendercene conto.
E' troppo tardi? Non lo so, quello che mi pare certo è che soltanto
partendo dalla sensibilità, dal corpo sensibile dolorante, possiamo
riproporci un risveglio, una riattivazione di energie umane.
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