[Cerchio] Fw: [lisistrata] contributo di Lidia Menapace per …

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著者: Tuula Haapiainen
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題目: [Cerchio] Fw: [lisistrata] contributo di Lidia Menapace per la giornata della memoria
credo che valga la pena di leggere anche il punto di vista di una donna
molto anziana sulla giornata della memoria, una donna che ne ha viste di
cose della storia del nostro secolo..
tuula

----- Original Message -----
From: "Monica Lanfranco" <mochena@???>
To: <lisistrata@???>
Sent: Monday, February 03, 2003 1:10 PM
Subject: [lisistrata] contributo di Lidia Menapace per la giornata della
memoria


ciao a tutt* ecco una riflessione di Lidia Menapace che vi inoltro perchè il
suo pc fa le bizze, a presto
Monica Lanfranco
www.marea.it
www.village.it/lanfranco/

Questo il mio contributo al giorno della memoria


Siamo sempre a Novara la mia città natale: ho 14 anni, mia sorella Isa 11
e il mio fratellino Aldo 4 (ed è fuori dalla storia); con noi a scuola ci
sono due sorelle delle nostre rispettive età, che si chiamano Esther e Ruth:
Isa e io siamo molto invidiose dei loro bellissimi nomi "esotici" che
attribuiamo a niente altro che alla fantasia dei loro genitori. Un giorno
non vengono a lezione e -come si usava- Isa e io andiamo a portare i
compiti. Alla porta viene la domestica e ci dice "I compiti non servono,
tanto non vengono più a scuola" e al nostro "perchè?" risponde "perchè sono
ebree". Mia sorella e io non riusciamo a capire, cioè una parola dietro
l'altra sì, ma il senso niente affatto. E nel tornare poichè essendo la
maggiore mi compete di dare spiegazioni alla sorellina dico "Che ragazza di
campagna ignorante quella lì, non sarà mica una malattia infettiva essere
ebrei!" dato che l'unico motivo che potevo immaginare per restare a lungo
via da scuola era il morbillo o la tosse canina. A tavola domandiamo e mio
padre ci dice "Sì una legge vieta agli ebrei di andare a scuola, possono
iscriversi solo gli ariani" "E chi sono?" domando e mio padre:"Mi vergogno,
ma siamo noi". Allora io veemente dico "E io mi vergogno di un paese dove
una perchè si chiama Esther deve restare ignorante", dato che il massimo che
potessi immaginare era che non potessero più andare a scuola: considero
queste parole il mio primo sentimento di antifascismo personale. Alla fine
dell'anno portiamo le pagelle e mia madre dopo aver constatato che siamo
state promosse ci dice:"Strappatele: c'è scritto: di razza ariana e io
conosco solo razze equine bovine suine e non voglo sentir parlare di razza
per noi". In effetti sulla pagella veniva scritto che eri della razza
giusta. E non solo non poterono iscriversi Esther e Ruth, ma furono cacciati
dalle università studiosi come i Momigliano (lo storico e il letterato), il
matematico Enriquez e molti fisici e scienziati; furono espropriati editori
come Loescher e Treves. Si disse che era scampato Hoepli perchè era fascista
e in più aveva pagato ingenti mazzette. Qualche ebreo fascista c'era, anche
il vignettista Pitigrilli, inventore della Signorina Grandi Firme, una
figura di pin up molto ardita per i tempi.

Abitava nel nostro stesso edificio una signora torinese molto bella
elegante e altera, di cognome -da ragazza- Terracini e moglie di un
farmacista non ebreo di Novara: dall'oggi al domani diventò irriconoscibile,
camminava rasente i muri a capo basso: poi scomparve. Anche la famiglia
Tedeschi con Esther e Ruth fuggì in Svizzera. Altri si nascosero in campagna
o in conventi. Altri più fiduciosi o meno dotati di risorse rimasero, quasi
indisturbati, a parte che non potevano andare a scuola nè insegnare, avere
impieghi pubblici iscriversi ad associazioni culturali, avere domestiche
"ariane", perchè la razza "superiore" non poteva fare servizi a quella
"inferiore". Ma quando arrivarono i nazi nel 1943 non ci fu scampo: ad Arona
furono buttati nel lago vivi e con le mani legate molti ebrei, anche una
signora incinta.

Durante l'estate del 1943 mio padre viene richiamato e rirnane in città.
Il 12 settembre arriva a Novara la Wehrmacht e lo porta via con tutti i
militari italiani che riescono a prendere: quelli che hanno le famiglie
lontane scappano, ma i novaresi, quelli di Vercelli e MiIano no, perchè
attraverso manifesti firmati Kesselring veniamo avvisati di una cosa fino ad
allora a noi ignota e cioè che per "rappresaglia" avrebbero preso le
famiglie. Mio padre con decine e decine di migliaia di militari italiani
catalogati IMI (internati militari italiani) si fa i suoi due anni di campo
di concentramento perchè -come quasi tutti- non accetta di aderire alla
Repubblica di Salò.

Io mi butto nella Resistenza e faccio la staffetta nella zona di Arona, in
Valdossola e in Valsesia. Benchè abbia sempre rifiutato di portare armi
vengo alla fine "congedata" col brevetto di "partigiano
combattente"(ovviamente al maschile) e col grado di sottotenente e divento
furiosamente antimilitarista.

Mio padre torna, magrissimo stremato fuori dalla vita, ci mette due anni a
recuperare l'equilibrio e a riprendere a lavorare. Ma appena arriva ci dice
"La Germania è tutta una rovina, i tedeschi banno pagato abbastanza, bisogna
vivere in pace". Credo che anche quelli come lui abbiano diritto di essere
considerati parte della Resistenza e degni di una citazione nel giorno della
memoria.

Passano anni e per me gli Ebrei sono il simbolo dei popoli perseguitati e
ho sentimenti di colpa verso di loro, anche se nè io nè la mia famiglia
abbiamo mai fatto niente contro, anzi durante la Resistenza abbiamo ospitato
e nascosto alcuni, fatto scappare altri e io ho anche accompagnato a Luino
un ragazzo Senigaglia. E ancora non so come siamo scampati alle ronde
nazifasciste: figuravamo essere una coppietta di studenti pendolari, ma lui
era talmente riconoscibile; aveva tutte le "caratteristiche" del caso,
capelli rossi e ricci naso aquilino. Per fortuna anche i nazi erano
distratti ogni tanto.

Passano altri anni e comincia la questione palestinese verso la quale ho
sentimenti ambivalenti: se un popolo vuole avere un nome penso sia giusto
riconoscerglielo, anche perchè quando ero stata in Israele con una
delegazione di amministratori locali avevo visto il "deserto fiorire" sia
per le ricerche sui toponimi antichi che indicavano valle verde, acque
limpide, valle fresca, fontana candida ecc., e per le tecniche di raccolta
della più piccola goccia di rugiada, ma anche per il lavoro dei contadini
"arabi". In quel viaggio rimasi affascinata dai Kibbuztim (Degania B) con
quella vita collettiva estrema e ricca culturalmente; pensavo invece che
fosse solo folklore che numerosi osservanti stessero seduti di sabato sui
cordoli dei marciapiedi a tirare sassate contro le automobili di quellli
che non rispettavano il sabato. Ma avevamo anche avuto un ricevimento dal
ministro dell' agricoltura che ci aveva detto che loro erano capaci di far
piovere, ma non lo facevano e ai nostri perchè rispose che non conoscevano
ancora abbastanza bene il regime dei venti e avrebbe potuto piovere anche in
Giordania. Raccogliendo le mie memorie della Scrittura avevo detto:"ma il
Signore piove sul buono e sul cattivo" e avuta la folgorante risposta: "ma
io non sono il Signore" e da quel giorno evito di avere contese con rabbini
per di più ministri. I Palestinesi del resto fanno atti di terrorismo
(dirottamenti) fino a sparare sugli atleti delle Olimpiadi di Monaco e
questo non lo accetto. Quando lanciano la prima Intifada penso che hanno
fatto una scelta giusta, quella di una forma di difesa popolare nonviolenta:
"naturalmente" noi, i popoli dell'occidente che ci riteniamo il meglio che
ci sia al mondo non facciamo il puro niente perchè quella scelta frutti una
via d'uscita. E quando Sharon fa la trappola della Spianata delle Moschee e
Arafat ci casca o pensa di sfruttarla o viene costretto da chi è più
potente di lui e fa partire una seconda Intifada militarista e armata e poi
partono gli attentati suicidi sempre più numerosi mi dò quasi per disperata:
nei due popoli le persone disposte a ragionare sembrano sempre più isolate e
il fondamentalismo sempre più diffuso: i Palestinesi erano noti per essre i
più laici della regione tra gli Arabi ed ecco le donne, state politicamente
attive in prima persona, anche contro Arafat quando occorreva, scompaiono e
perdono identità e diventano ruoli, cioè le madri e vedove degli Eroi, un
vero pianto!. Credo che i popoli non coinvolti direttamente nella vicenda
dobbiamo diventare capaci di tenere alcune distanze politiche etiche ed
emotive in modo da poter fare da ponte tra chi nei due popoli invischiati è
ancora capace di essere ragionevole tollerante aperto critico. Non vedo
altra strada nè altra funzione possibile per evitare coazioni a ripetere.

Intanto a giugno dello scorso anno prendo parte a un seminario in
preparazione del Social forum europeo di Firenze. La riunione si tiene in un
centro sociale occupato che si trova nel ghetto di Roma, luogo nel quale ero
sempre andata con grande sicurezza e tranquillità. Siamo lì che discutiamo e
veniamo assediati da una banda di giovani ebrei romani urlanti come fossero
allo stadio, curva sud, che ci vogliono cacciare. Nell'intervallo di pranzo
andando a cercare un bar avevo visto che su tutti i bar e le trattorie erano
affissi volantini inneggianti ad Israele che vincerà, ha sempre vinto ecc.,
che avevano suscitato echi funesti in me, ma non ci avevo fatto caso più di
tanto. Dopo trattative condotte anche abbastanza male da noi, possiamo
uscire e Rossana Rossanda Ferrajoli e io veniamo accolti insieme a tutti gli
altri al grido di "terroristi!", che non mi era ancora mai capitato. Nel
ghetto alle ultime elezioni ha vinto la destra.

Intanto insieme ad altre ho dato vita a una Convenzione permanente di Donne
contro le guerre che ha una articolazione teorica di nome Associazione "Rosa
Luxemburg": vogliamo costruire una cultura politica che escluda la guerra
come strumento per il governo dei conflitti. Rosa con i suoi scritti e la
vita ci fornisce tracce di pensiero e pratiche di azione di grande respiro e
attualità, anche per una ipotesi rivoluzionaria non leninista-militarista ma
sociale e quasi senza stato. E anche molti suggerimenti di analisi economica
ecc. Rosa era ebrea come si sa e quando fuggì dalla Polonia nativa che era
sotto gli Zar per andare in Germania fu preceduta dai suoi compagni del
partito socialista polacco con una lettera ai compagni del partito
socialdemocratico tedesco in cui si diceva: "arriverà da voi Rosa Luxemburg,
non lascatevi sedurre da quella ragazzotta ebrea polacca": carini,no?
lidia, e adesso giuro che sto zitta per un pezzo.


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