[Cerchio] minigonne in francia

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Autore: Emiliano Bussolo
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Oggetto: [Cerchio] minigonne in francia
Francia, la liberté non abita più qui


di Vincenzo Tessandori

Il Ministro Sarkozy vieta le minigonne alle ragazze
Ma anche le adunate intellettuali e la Marsigliese
Dov'è finita la liberté culturale della Francia?
Soffocata da colpi sopra e sotto la cintola


Liberté che con égalité e fraternité rimane lo slogan più felice del mondo, purtroppo sembra non far più rima con "libertà". Capita così che nella dolce Francia un ministro il cui nome ha uno spigoloso suono austro-ungarico, prenda a pretesto la sicurezza nazionale e imponga alle ragazze di allungare le minigonne. Ordine dedicato non soltanto, chiarisce monsieur Nicolas Sarkozy, a quelle che passeggiano lungo i marciapiedi, ma un po' a tutte. Perché certi atteggiamenti, ostentati e no, certi abbigliamenti, vistosi e no, certe occhiate, malandrine e no, potrebbero esser fraintesi, o meglio, intesi in quella certa maniera. E questo non licet. Ma il concetto di "liberté" sembra aver subìto anche altri colpi sotto la cintola.

Per esempio, non licet chiedere l'elemosina, né partecipare a quelle che un tempo venivan chiamate "adunate sediziose" e che oggi si possono individuare nei gruppetti che si fermano a perder tempo e, magari, a fornicare, intellettualmente parlando e no, sotto ai porticati di un bel condominio o all'angolo di una piazza. E guai a chi fischi la Marsigliese o il «rouge, blanc et bleu», l'inno o il tricolore. Ne va del buon nome collettivo. Così, chi sgarra, paga, sei mesi di galera, per oltraggio ai simboli della Repubblica: ma, in fondo, questo non è vessatorio; due mesi o franchi sonanti per le altre mancanze.

Da chiedersi se uno abbia il diritto di fischiare, per esempio, la nazionale quando i suoi giocatori gettano indecorosamente nel fango il proprio prestigio: com'è accaduto alla Coppa del Mondo non soltanto agli italiani ma anche ai campioni in carica d'Oltralpe. Sì, perché la maglia della rappresentativa nazionale è essa stessa un simbolo. Fatto è che anche in Italia qualcuno potrebbe rimaner abbagliato dall'idea di monsieur Sarkozy e, soprattutto, dal successo di pubblico e di critica da essa raccolta presso i citoyens e in Parlamento, dove non ha vinto ma stravinto. Qual è il confine fra il lecito e l'illecito? Quale la differenza apparente fra una ragazza definiamola comune e una professionista? Eppoi, quali guasti può provocare una prostituta? E a provocarli, semmmai, è proprio lei o quella nebulosa formata da protettori, clienti, magari qualche gendarme che le gira attorno sotto l'occhio indifferente o annoiato del potere? Certo, aver presentato il progetto come un toccas!
ana per affrontare il capitolo sicurezza, da «quel» certo punto di vista è stato geniale.

Che cosa di meglio che vuotar le strade per arrivare a un controllo più o meno assoluto del territorio? Qualcuno già in passato ha buttato lì l'idea di creare degli eros center , 'terzieri' o 'quartieri' popolati da quelle che nel dopoguerra eran conosciute come le «señoritas». È un discorso molto serio perché da una parte c'è la possibilità di ridurre i rischi per le ragazze costrette al marciapiede, dall'altra, il fastidio per qualcuno di avere un insopportabile via vai sotto o addirittura in casa. Ma è indubbio che la libertà individuale ne andrebbe a soffrire. D'accordo, indossare la minigonna non è obbligatorio, ma spesso è esteticamente appagante, eppoi, è difficile considerare un rischio collettivo bel paio di gambe: semmai lo è individuale. Per questo speriamo che liberté, con égalité e fraternité, torni ad essere lo slogan più felice del mondo.