Care/i tutte/i,
anche se non è mio costume, dal momento che mi rendo conto che gli articoli
di Leccesera continuano a sfuggire a buona parte dei frequentatori del
forum, vi mando il mio articolo con gli aggiornamenti sul caso Regina Pacis
apparso il 25/1 su Leccesera. In ogni caso vi mando l'indirizzo dove è
possibile reperire tutti gli articoli, compresi quelli del giorno.
http://www.barisera.it/cgi-bin/gesarticolo.cgi?date=ultimonumero&URL=Leccese
ra/homeleccesera.htm&lecceok=ok
P.S. Provate a ricercare social forum su Leccesera...
25/01/2003
Arriva a 19 il numero delle persone nei confronti delle quali procedere. E
intanto è partita la richiesta per l'incidente probatorio
Caso Regina Pacis, altri indagati
Melissa Perrone
Il polverone sollevato dall'inchiesta sul Regina Pacis, che sembrava
quietarsi almeno dal punto di vista mediatica, non solo non è ad uno stop,
ma addirittura continua a riservare sorprese. Né quattordici né quattro gli
iscritti sul registro degli indagati, infatti, ma ben 19, tra Don Cesare
Lodeserto, 11 carabinieri e 7 tra operatori del centro e collaboratori.
Finito il balletto dei numeri, quindi, resta una sostanziale verità: le
indagini continuano e la giustizia farà il suo corso.
E' stato questo, fin da principio, l'obiettivo degli avvocati dei 17
immigrati maghrebini denuncianti, così come da principio c'è stata la
volontà di cercare di abbreviare i tempi del procedimento. E sembra che sia
anche la volontà del pubblico ministero, Carolina Elia. E' stata intanto
inoltrata la richiesta di incidente probatorio. Se il Gip la riterrà
opportuna, e se gli iscritti sul registro degli indagati non solleveranno
eccezioni, così come ritengono gli avvocati, si procederà alla fase di
"ricognizione", cioè al riconoscimento ufficiale degli indagati. Sarà
compito dei querelanti, quindi, fornire preventivamente agli inquirenti
tutti gli elementi utili all'esatta identificazione degli individui contro
cui procedere, per poi procedere anche al riconoscimento visivo, con il
cosiddetto "confronto all'americana", dietro il vetro/specchio e tra altri
individui somiglianti.
Gli estremi per procedere con l'incidente probatorio, che è una specie di
anticipazione alla vera e propria fase di indagine, cioè il dibattimento,
sono dati dalle particolari condizioni dei querelanti. Al momento infatti ai
sei presenti a Lecce (gli altri cinque sono andati via), è stato dato un
permesso di soggiorno per motivi di giustizia e sono ospiti del Comune di
Lecce. Quindi in una situazione di precarietà che richiede i termini di
urgenza. Dopo l'incidente probatorio, e quindi l'acquisizione dei relativi
atti, al giudice, come normalmente avviene, la decisione o di procedere con
l'azione legale verso Don Cesare , collaboratori e carabinieri, con tanto di
avvisi di garanzia, o di l'archiviare.
In qualunque caso, però, certamente non mancheranno le reazioni. D'altra
parte questo è un caso particolare, non un qualunque procedimento d'
indagine. O almeno, così è stato per buona parte del mondo leccese, che alla
sola ipotesi che si potesse mettere in dubbio l'apparato dell'accoglienza,
secondo alcuni meritevole di Nobel, ha sollevato voci e scudi in difesa dell
'oltraggio. Una specie di guerra preventiva, insomma, contro i disturbatori
dello status quo. Insolita questa "rappresentazione" già nelle parti
assegnate: cittadini italiani gli accusati, immigrati irregolari gli
accusanti. Un caso, insomma, di capovolgimento delle categorie e dei ruoli a
cui si è culturalmente e giuridicamente abituati. I "clandestini", coloro i
quali, secondo le recenti norme in materia di immigrazione, la Bossi-Fini,
sono colpevoli, quindi punibili, per il reato di immigrazione clandestina,
sono la parte lesa del procedimento, mentre coloro i quali secondo l'
immaginario collettivo sono "i buoni", che accolgono e soccorrono, sono,
potenzialmente i "cattivi", gli accusati. Cioè coloro i quali, secondo le
testimonianze dei maghrebini, si sarebbero macchiati dei gravissimi reati di
percosse, violenza privata, violenza a sfondo etnico, lesioni e, adesso,
anche ingiuria. Troppo difficile da accettare per l'italiano medio, così
come per il salentino, che ha costruito le proprie sicurezze sul fondamento
manicheista del dualismo netto buono/cattivo, italiano/clandestino. Un
dualismo, ora, anche giuridicamente sostenuto.
Ma, con buona pace di chi vorrebbe non sentire, non credere, con buona pace
di chi vorrebbe che la realtà fosse sempre come la si vuol vedere, al di là
degli innocentisti e dei colpevolisti del caso, l'unica cosa da fare è
"rimettersi alle decisioni dei giudici".