[Lecce-sf] sul seminario

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Author: Alessandro Presicce
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Subject: [Lecce-sf] sul seminario
Ancora interventi sul seminario:

Stefano Galieni:

Sono daccordo con molte delle cose che dice Federica ma penso che dovremmo
tenere conto nella preparazione del convegno di più aspetti.
Da una parte deve servire a sostanziare il nostro lavoro, le esperienze
accumulate, la camapgna nazionale che si vuole lanciare, per proporle come
spunti di discussione non paludata.
Dall'altra deve avere rilevanza nazionale e deve creare dibattito politico e
culturale anche fra chi, di fronte a questi temi volta o ha voltato la testa
dall'altra parte.
Ma deve anche servire alle compagne e ai compagni di Lecce che ci stanno
lavorando e di cui va apprezzato l'impegno, a consolidare nel proprio
territorio la discussione e la mobilitazione in generale contro tutti i
luoghi di istituzione totale, ma, in particolare, contro quelle presenti nel
territorio salentino.
Bisogna quindi riconoscere le legittime esigenze che il SF di Lecce esprime
per soddisfare le diverse aspettative.
Sarebbe estremamente utile che la discussione per e mail nei giorni che ci
separano dall'appuntamento nazionale, servisse a far convivere le diverse
esigenze emerse e che questa discussione prevalga su quella sui nomi.
A mio avviso ha ragione Federica a dire che, soprattutto in alcune sessioni,
i relatori sono tanti ma è sulla natura stessa dell'appuntamento che bisogna
discutere.
Di mio ho da dire due cose che avevo già accennato telefonicamente a
qualcuno.
1) Credo che ci sia bisogno di una introduzione generale che concretizzi
diferenze e similitudini fra i diversi cpt in Italia (le ragioni per cui ce
ne è uno a Roma sono diverse da quelle per cui ce ne è uno a Lecce o uno a
Modena), una relazione che inquadri anche la loro evoluzione nel tempo verso
delle vere e proprie galere etniche privatizzate.
2) Credo anch'io che il seminario vada accompagnato da una mobilitazione
ampia (ricorrenza Kater i Rades) e proprio per questo il dibattito deve
esserne veicolo di ampliamento.
Continuiamo a parlarne.

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Anna Simone:

ho apprezzato lo sforzo dei compagni di Lecce ma concordo pienamente con la
mail di Federica, soprattutto su un punto: no a Derrida. Lui parla parla
parla, decostruisce decostruisce decostruisce ma non ha la più pallida idea
di cosa significhino realmente e materialmente i cpt. Lo dice una (che sarei
io) che un tempo ha seguito un suo ciclo di lezioni sullo spergiuro ed il
perdono: credetemi un delirio!
Agamben ha fatto delle analisi interessanti ma non so se può andar bene per
un seminario del genere. Insomma vorrei che fossero i nostri stessi saperi
ad essere valorizzati, i saperi, cioè, di chi oltre a fare dell'alta cultura
una ragione di vita fa anche e soprattutto dell'azione e della presenza
materiale nel movimento la sua ragione di vita. Non dobbiamo fare un
convegno secondo me ma un seminario assemblea in grado di oltrepassare la
filosofia dell'evento. Stiamo parlando di corpi segregati, non di
elucubrazioni accademiche! Scusate il tono concitato ma ho visto tanti
studenti e tante persone che dall'impatto con derrida non si sono mai più
ripresi perdendo la lucidità che ogni umano, sobrio e responsabile deve
avere!

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Fulvio Vassallo Paleologo:

Sono impegnato con vere e proprie emergenze quotidiane ( sgomberi rom,
rastrellamenti, espulsioni etc.) e fatico a seguire il dibattito in vista
del convegno di
Lecce.
Sono d'accordo con Federica Sossi.
Concordo sulla necessità di non gonfiare il numero dei relatori, di evitare
relazioni accademiche e di restare sulla terra, vicino ai problemi che
incontriamo tutti i giorni. In questo modo, è la mia esperienza, riusciremo
a comunicare molto più e meglio quello che significano i campi di detenzione
per stranieri e le nuove procedure di allontanamento forzato senza diritto
di ricorso.
Mi fermo qui, sono troppo stanco ed indignato per quello che succede in
tante parti d'Italia sulla pelle dei migranti, e di coloro che si schierano
dalla loro parte, compresi professori universitari che vengono messi alla
gogna perchè diffondono testi che definiscono la legge Bossi Fini razzista e
discriminatoria.
Le reti che stiamo costruendo in Italia ed in Europa ( convegno di
Bruxelles), 5 e 6 febbraio, vanno bene se ci consentono di fare meglio il
nostro lavoro, magari anche un pò di lobbyng, e di ampliare il consenso
sulle nostre iniziative.
Sono importanti iniziative di collegamento tra le città di frontiera e
quelle sede dei cpt o dei nuovi centri di identificazione.
Riunioni e convegni non devono diventare luogo dove fare sfoggio di
erudizione o dove scaricare la propria ansia di protagonismo: neppure
attraverso la politica degli inviti...
Scusate per il tono poco accademico.